Maschi bianchi cischet e il potere dei pm

Non è che mi posso occupare di tutto, per esempio sul decreto Zan non ho letto nulla e non so nulla. Però oggi mi sono imbattuto in un articolo su Repubblica di Stefano Cappellini. Sono arrivato a stento alla fine con santa pazienza. La prima cosa che mi ha fatto inorridire è una delle poche che ho capito.

Dunque, allo scrittore Maurizio Maggiani arriva un invito ad una manifestazione culturale che comincia così: car* amic*. Egli dice, non ci vado, io non sono un asterisco. “Taci maschio bianco cishet” gli rispondono dal fronte gender dove maschio sta per maschio, bianco pure, cishet è invece la crasi di cisgender, cioè rimasto nel confine della propria identità di genere biologica, ed eterosessuale, l’orientamento in termini di gusti sessuali, da non confondere con l’identità.

Negli studi gender, scrive Cappellini, il maschio cishet è il nemico, il dominatore, colui che gode di un privilegio che va combattuto ma anche autoriconosciuto da chi rientra nella definizione, nel senso che il maschio cishet deve avere l’accortezza di entrare nel dibattito pubblico autodichiarando il proprio livello di privilegio, dunque non solo accettando di essere inquadrato in una categoria ma anche tollerando che tutto ciò che dirà sarà giudicato, e dunque sminuito e vilipeso, in quanto detto da un maschio bianco cishet. Se siete arrivati a questo punto concludo dicendo che Maggiani, se non vuole gli asterischi è, secondo questa visione che fonde rozzo marxismo e limpido talebanismo, un padrone che non accetta di perdere il proprio status.

Negli Usa questa scuola di pensiero è fiorente e aggressiva, è costata qualche posto di lavoro ed è valsa mesi di insulti e minacce di morte alla scrittice J.K. Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter, di solida cultura progressista, massacrata per un tweet in cui contestava che si usasse la definizione “persona con le mestruazioni” al posto del più comune “donna”.

Io mi sono fermato qui perchè ho capito che il dibattito sul ddl Zan vede favorevoli tutti i progressisti. “Ma guai ad obiettare che è pericoloso mettere nelle mani di un pm un reato di opinione i cui confini non siano chiaramente delineati. Questa obiezione banalmente liberale è spesso bollata come cavallo di Troia dei cripto-omofobi” (Cappellini).

Pertanto non intendo continuare a leggere altro sui cd “diritti civili” perchè una cosa ho capito da molti anni sulla politica italiana. Ve la spiego in maniera semplice. La distinzione tra destra e sinistra sono decenni che non spiega più nulla. Così come la dicotomia maschile-femminile, fa parte del passato. Oggi c’è la militanza non binary che la rifiuta. Una femminista oggi può essere accusata da una femminista terf (cioè trans -exclusionary radical feminist) di transfobia.

Se volete capire in Italia gli schieramenti in campo (magari capire subito il vostro interlocutore come si schiera politicamente) la cartina di tornasole è data dal potere dei magistrati. Di solito si usa il termine “giustizia”, ma s’intende “pm” (pubblici ministeri). I mezzi vengono definiti con il fine, ohibò.

Da una parte ci sono manettari e manipulitisti, quelli che quel potere vogliono aumentare sempre più, dall’altra quelli che lo vogliono diminuire. Su tale specifica questione tutta la politica italiana si è mischiata da decenni come si fa con un mazzo di carte. Puoi avere un fascistone che insieme con un comunista stalinista e una femminista transgender (una donna nata in un corpo maschile) sbavano per qualche pm al quale vorrebbero dare ancora più poteri eliminando per sempre la prescrizione.

Oppure un berlusconiano che insieme con un liberal, un malagodiano, un vecchio socialista lombardiano e un radicale vogliono diminuire il potere giudiziario riportandolo nell’alveo dell’equilibrio dei poteri.

Una volta ci dividevamo tra rossi e neri, oggi ci siamo ridotti a schierarci tra giustizialisti e liberali. I populisti capisci da quale anfratto sono venuti fuori senza bisogno di leggere libri, analisi, tomi. Basta guardare in tv 5 minuti Davigo e sentirgli dire:

Non ci sono innocenti, ma soltanto colpevoli ancora non scoperti.

L’Italia è divisa in due, tra chi dice “ha ragione”, e chi dice “ha torto”. E’ una spaccatura terribile, fate la prova con i vostri amici o parenti. Pronunciate la frase e chiedete chi la condivide. Capirete la politica italiana. Da una parte il partito delle procure e delle manette, che ha aderenti in tutti i partiti e movimenti, ha i suoi giornali, tv, libri, film. Tutti gli altri dall’altra parte. Travaglio contro Draghi per esemplificare. Giuseppi e Bonafede contro Cartabia. Chi vincerà?