Gabanelli e Ravizza hanno intervistato Letta dopo la vicenda Serracchiani-Madia.
I cittadini si aspettano dalla politica la soluzione ai loro problemi, e quindi competenza, poco importa se uomo o donna. Per esempio, al di là della simpatia per Marianna Madia perché si è impegnata tanto, quando nel 2014 viene catapultata a ministro della Pubblica Amministrazione dichiarando la sua «grande incompetenza», come cittadini non c’è da stare tranquilli. Allora c’è da chiedersi: ma in base a quali criteri vengono definite le competenze?
«Sono totalmente d’accordo sul fatto che la selezione della classe dirigente sia un problema. È un obiettivo su cui sto già lavorando e lavorerò per far sì che la competenza venga premiata e che ci sia una buona sintesi tra la competenza e la rappresentatività, che però è sempre difficile da raggiungere. Perché il Parlamento non può essere un Parlamento tutto composto esclusivamente da professori universitari. La politica è fatta di rappresentatività, rapporti con i territori, e per questo i partiti politici sono importanti, perché selezionano la classe dirigente, proponendo delle candidature agli elettori. Bene, se il partito questa selezione non la fa e propone semplicemente sulla base di chi sgomita o sulla base di chi fa più tessere…».
Non crede sia ora di inserire criteri di reclutamento più stringenti ovvero, prima di darti in mano un pezzo di Paese voglio vedere «quali risultati hai prodotto nell’attività che hai svolto precedentemente».
«Io ho proposto nella mia relazione di candidatura due settimane fa di far nascere le università democratiche, un luogo dove si fa formazione e da dove escono persone che le cose essenziali le sanno. Poi in tutto questo c’è anche la grande responsabilità politica di chi guida, che deve premiare il talento e non le appartenenze correntizie».
Anche perché i candidati sono proposti dai partiti con le liste bloccate, e cittadini possono scegliere ben poco.
«Io sono da sempre un fiero avversario delle liste bloccate. Sono da sempre per l’introduzione di meccanismi che diano al cittadino la possibilità di scelta».
Avete capito? I parlamentari non possono essere tutti professori universitari, dice Letta.
Ma neppure ignoranti, dico io. Competenza e rappresentatività, dice Letta, come se vivessimo ancora nel 1960. Allora era chiaro che un impiegato o un operaio o un agricoltore potessero dirigere il Pci o una sua sezione, anche se in pratica erano molti insegnanti ed avvocati ad arrivare in parlamento. Il partito di popolo si faceva rappresentare dal ceto medio-popolo, se non eri rappresentativo nessuno ti votava. Ma oggi? Quel ceto impiegatizio, o operaio, gli umanisti alla Natta, quale politica possono fare? Come sviscerare i problemi, se li devi risolvere? Eppure i populisti ironizzano il “governo dei migliori” come se non fosse l’unico obiettivo serio da perseguire.
Faccio due esempi attuali: la questione Alitalia e la questione Autostrade-Benetton. Un parlamentare, o un ministro, per cercare di capire qualcosa sulle due questioni, che deve fare? Andare prima a lezioni private? Puoi farti attorniare da tutti i tecnici che vuoi, loro spiegano, ma tu capisci? Voglio dire che dal 1960 ad oggi il mondo è così cambiato che soltanto la politica italiana sembra non accorgersene.
Infatti si continua a distinguere tra politici e tecnici, come se i primi ascoltassero quello che vuole la gente e i secondi dovessero scrivere testi normativi. Non siamo più nel tempo in cui si dibatteva se introdurre il divorzio, o se bloccare la scala mobile. Anche il tempo recente in cui discutevamo se abolire o meno l’art. 18 o come salvare le banche fallite fa parte del passato.
Oggi la globalizzazione, l’integrazione europea, la finanza, il web, la tecnologia e l’intelligenza artificiale hanno reso quelle discussioni faccende domestiche e tutto sommato comprensibili ai più. Il mondo è diventato, lo dico semplice per chiudere, così complesso che nessuna casalinga di Voghera, nessun umarell, nessun sindacalista o operaio o insegnante lo può affrontare cimentandosi con la politica. Per cui lo scenario è ormai il seguente: una massa di incompetenti marionette parlanti affollano i talk show; i competenti non li vedi e in gran segreto lavorano sui dossier per risolvere i problemi. Comunicazione e politica sono due sfere distinte ma gli elettori votano per quelli che vedono in tv.