Il messaggio di Vincenzo Libri

Il 20/4/2020 scrissi su questo blog del medico catanzarese Luigi Camporota “un’eccellenza nel campo della terapia intensiva e della cura delle malattie respiratorie”, balzato agli onori della cronaca per aver curato il premier britannico Boris Jonhson. Mi aveva colpito una notizia AGI che parlava di Pino Nisticò, ex presidente della Regione Calabria oltre che farmacologo di fama internazionale. In passato docente a Catanzaro e profondo conoscitore degli ambienti londinesi, Nisticò dirigeva la scuola di specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio che formò Camporota. Terminati gli studi a Catanzaro, nel 1995, il giovane medico calabrese fu inviato oltre Manica da uno dei suoi docenti, il professore Girolamo Pelaia, altro catanzarese considerato fra più grandi specialisti di malattie respiratorie, per un dottorato all’università di Southampton. “La cosiddetta “scuola catanzarese” di Medicina – diceva con orgoglio Nisticò, amico e collaboratore di Rita Levi Montalcini – ha espresso grandi genialità e scienziati che si sono fatti notare in ogni parte del mondo”. Per citarne alcuni, l’attuale rettore dell’Università catanzarese, Giovambattista De Sarro, che ha lavorato all’Institute of Psychiatry di Londra, ed Enzo Libri, direttore della farmacologia clinica dell’Imperial College della stessa città, calabrese di Lamezia Terme.

Fu così che compresi cosa facesse a Londra il medico Vincenzo Libri, il cui fratello Giuseppe, medico di famiglia, avevo giusto incontrato per farmi il vaccino dell’influenza. I due fratelli sapevo che si incontravano spesso a Londra perchè Giuseppe è noto per essere un grande viaggiatore “last minute”, è uno di quelli che scova su internet un’offerta aerea di pochi euro ed ha la valigia sempre pronta per andare all’aeroporto. I due fratelli in verità li avevo conosciuti bene attraverso i racconti del padre, una delle persone più buone che io ricordi, il quale, giustamente orgoglioso dell’ingegno dei giovanotti, me li descriveva per come riesce a capirli un genitore che ha lavorato  per costruire un futuro ai figli. Quando in questi giorni finalmente Vincenzo  si è appalesato su Sky in una intervista a Tiziana Prezzo, dopo 8 mesi i media  hanno capito che questo calabrese trapiantato a Londra ormai da trent’ anni ci forniva una (ulteriore) speranza per fronteggiare il Covid.

Il prof Libri, con la sua lunga esperienza in farmacologia clinica e neurologia traslazionale, sta seguendo due sperimentazioni sui farmaci per una immunità immediata che ha definite di « una portata potenzialmente spettacolare, grandiosa». Ma questa speranza per uno straordinario traguardo che forse la scienza, dopo il vaccino, potrà regalarci a breve, per noi lametini e calabresi si accompagna, almeno lo spero, ad una presa di coscienza. C’è una frase che Libri ha voluto dire e dirci. La riporto testualmente:

La scelta di andare a Londra era temporanea, ma dopo trent’anni sono ancora qui. Senza alcun rimpianto; è stata una scelta impegnativa ma che mi ha dato molto dal punto di vista della formazione e dei traguardi. E’ una cosa che riconosco alla cultura anglosassone; non ci sono limiti, non ci sono frontiere, non ha importanza se si proviene da qualunque paese. Le porte sono aperte a tutti”.   

Ecco, queste sue parole mi sembrano importanti, da un punto di vista strettamente culturale, almeno quanto la scoperta di un vaccino. Qui non si tratta (solo) di capire che abbiamo lametini di grande valore che sono in giro per il mondo, non si tratta (solo) di fare i pavoni per i lametini illustri, la statistica vale per noi come per tutti, si tratta innanzitutto di cogliere bene i loro messaggi: non ci sono limiti, non ci sono frontiere, non ha importanza da dove provieni, dice il prof. Libri. Per tutti quelli che vogliono tornare ai confini, al piccolo è bello, alle piccole patrie, all’odio per i migranti e per la globalizzazione, è un grande messaggio dell’ennesimo ambasciatore dell’ingegno della Magna Grecia. Sono contento per il padre di Vincenzo e di Giuseppe, le porte devono essere aperte, teniamole aperte, abbiamo bisogno di aria.