Anche per la pandemia noi italiani ci siamo divisi: fanatismo di una parte (“non c’è Covid & no mask”) e dell’altra (“chiudiamo tutto o moriremo tutti”). E’ difficile capirci. “Il guaio è che il nostro è un Paese di dannunziani, per dirla con le parole di Pietro Gobetti, capace di grandi gesta di coraggio, abnegazione, generosità nei momenti più difficili ma incapace di rispettare sé stesso e gli impegni presi con gli altri nella realtà quotidiana”( G.A. Stella, Corsera). Secondo me, noi non conosciamo i mezzi termini perchè abbiamo la logica binaria dell’interruttore (On/Off) e non della manopola che può dosare i movimenti. Tenterò di spiegare questa tesi a partire dalla più ovvia considerazione. Nel momento in cui avviene un feroce fatto di sangue gli italiani accendono la luce della pena di morte. Basta aspettare qualche tempo e la luce si spegne, l’indignazione, la rabbia, si tramutano nel loro esatto contrario, tenerezza, pietà, compassione. Il reo, prima dipinto come un mostro diventa la pecorella smarrita da recuperare. Potrei fare milioni di nomi, da Mussolini a Mario Moretti, da Pietro Maso a Vallanzasca, da Salvatore Giuliano a Totò Riina. Il meccanismo (vero-falso o 0-1) lo adopriamo in tutte le occasioni, tanto che quelli che studiano queste cose fanno dell'”abbassati giunco che passa la piena” la massima più preziosa che un italiano debba imparare sin da piccino. Qualcuno dice che siamo indignati o feroci a giorni alterni, ma in realtà la logica dell’interruttore guida le nostre “vite a giorni alterni”, dal morigerato dottor Jekyll ogni italiano si trasforma nel tenebroso mister Hyde. Oggi siamo buoni, domani non lo siamo più; oggi generosi, domani tirchi; oggi intelligenti, domani cretini. Infatti gli stranieri non riescono a capire a fondo il dna italico, trovandosi di fronte individui che sono (dicono) una cosa e il loro esatto contrario. Ci considerano ambigui, inaffidabili, non credibili, senza accorgersi che noi con un clik accendiamo o spegniamo la logica. Oggi ragioniamo, domani ci facciamo guidare dal cuore, in un’alternanza tra sentimento e ragione, tra cervello e pancia, che è la nostra vera natura. Guardate alla storia d’Italia e cerchiamo di capire perchè noi sembriamo smemorati. In effetti, governati dalla logica binaria (bianco o nero, senza grigi) ci dividiamo sugli uomini, sui partiti, le squadre, le fazioni, le questioni a seconda del nostro umore. Guelfi e ghibellini, sempre, pro o contro, su tutto. Tifosi per sempre. Di qualsiasi uomo politico non si riesce a fare un ritratto obiettivo perchè i sostenitori lo dipingeranno come un angelo e gli altri come un diavolo. Naturalmente ci sono le eccezioni, per fortuna non siamo tutti così e perciò se dovessi fare un solo nome di uno storico che non adotta la logica binaria parlerei di Emilio Gentile (1946), allievo di Renzo De Felice, uno che non ha schemi pre-costituiti nell’analisi. Uno su mille. Per le anime semplici che invece della nostra storia volessero leggersi storie (romantiche), non posso che consigliare la grande Jane Austen, la quale a fine settecento i due sentimenti di cui parlo li ha saputi incarnare in “Elinor and Marianne”. La Ragione, rappresentata dalla sorella maggiore delle Dashwood, Elinor, prima di parlare o agire, riflette molto, soppesa tutto, senza lasciarsi andare troppo ai sentimenti, cercando di serbarli nel cuore; mentre il Sentimento, forte, travolgente, a volte esasperante, lo rappresenta Marianne, la seconda sorella, che non riesce a provare sentimenti miti, ma si lascia travolgere totalmente, non rendendosi effettivamente conto dei suoi atteggiamenti e di quello che, un tale sconvolgimento emotivo, può arrecarle. Ecco, noi italiani siamo Elinor e Marianne nello stesso corpo. Nessun italiano si contraddice (in politica si parla di trasformismo) perchè il giorno dopo diventa un altro rimanendo se stesso. “La stessa diversa persona sei tu…” dice un verso di Panella nel brano di Lucio Battisti “Timida molto audace” (1990)