Contento lui/Per Taruffenko i calabresi contano poco

Ieri sera è capitato di imbattermi in Porta a Porta in Taruffenko, il n. 2 del Pd di cui vi propongo il “ritratto” de Il Manifesto: “La festa di Reggio Emilia lo ha consacrato: tratta con Conte, sbriga le fide nei territori, di fatto è il numero due di Schlein. Iscritto ai dem dopo le primarie 2023, viene da Rifondazione da cui uscì con Vendola e Fratoianni per fondare Sel. Amico di Guccini che lo sostiene: «Ha i piedi ben piantati nell’Appennino emiliano».

Nella vita chi si somiglia si piglia, si sa, per cui una svalvolata come Schlein, incapace di comunicare se non supercazzole che neppure Lilly Gruber capisce (quando la ebbe in trasmissione le chiese perchè mai parlasse così) , figuriamoci io, l’ha portato dai Colli bolognesi ai Settecolli affidandogli l’organizzazione. Ogni volta che mi è capitato di sentirlo ha provocato in me una ripulsione istintiva che, per dire la verità, non provavo, pensate un pò, da una assemblea al Pidocchietto di Lamezia nel 1969 in cui ascoltai un intervento (non ricordo più su cosa ma si era in pieno movimento del ’68) di un compagno che sapeva solo dirci “è una questione di sistema”. Tutti gli chiedevano cosa fosse questo benedetto sistema (quello capitalista, quello repressivo, quello valoriale?) ma lui replicava “è una questione di sistema”: degli echi milanesi, dove quell’idiota di Capanna era assurto a guru indiscusso, gli era arrivata questa frasetta e la ripeteva senza sapere bene cosa significasse. Taruffenko sulle elezioni calabresi diceva da Vespa: “Marche e Calabria contano insieme tre milioni di abitanti, mentre Toscana, Puglia e Campania ne contano molti di più. I conti delle regionali facciamoli alla fine. Siamo partiti da 9 a 2 regioni per la destra, io credo che quest’anno arriveremo ad un pareggio”.

Finora davanti alla debacle tridichiana (il quale sta ancora pensando se sia il caso di rinunciare all’Europa come se avessimo gli anelli al naso) Taruffenko aveva saputo dire che in fondo il 20% calabrese non era una cattivo risultato, perchè aveva aggiunto al 13,3% preso dal Pd il 5,23% dei Democratici Progressisti (1 seggio). Come se fossero due liste collegate tipo Pci e indipendenti di sinistra. Il giorno dopo sa solo dire che siamo pochi abitanti i calabresi e i conti si fanno alla fine, quando arrivano i toscani, i campani, i pugliesi. Infine la Lombardia. In questo che vorrebbe essere un “quadro d’assieme”, il guardare la foresta e non i singoli alberi, io vedo l’astrattezza di un gruppo dirigente (Schlein, Taruffi, Stumpo, Bonafoni, Boccia…) che pensa solo ai fatti suoi e ragiona per caselle, per cui in Calabria e Campania vada come deve andare, son cavoli di Conte, e se questi la chiusura in Toscana la fa distante da Giani, non importa, tanto Giani vince lo stesso anche senza la benedizione di Giuseppi.

Questi dirigono il Pd come se fosse un comitato studentesco sessantottino (è una questione di sistema…), e con il pallottoliere in mano. Quando i conti gli tornano, si appellano alla matematica, quando non tornano cominciano a dare i numeri. Questa esaltazione delle virtù della Piazza e dell’opposizione pura e dura per cui alla fascista si deve dire sempre e solo No, in questo momento storico fa sommare due vizi antichi, il vittimismo di Meloni (“ci vogliono ricacciare nelle fogne”) e la vecchia conventio ad excludendum della I Repubblicatrasformata ora in conventio in autoexcludendum.

Brancameloni sta al governo al massimo dei consensi, con indici economici stabili e un indice di gradimento personale altissimo, e si lamenta sempre di tutto come una piagnona qualsiasi; Elly sta all’opposizione, ci sta benissimo, anzi ci vorrebbe stare per sempre perchè è troppo comodo e poi opporsi è l’unica politica che sa concepire, epperò è un altro lamento continuo.

Due donne il cui motto comune potrebbe essere “Mai una gioia”. E noi poveri cristi ad assistere a questa pantomima interminabile, ma solo perchè con Schlein la Meloni governerà fino a quando non si scoccia lei. Come quando Salvini al Papete mandò all’aria il Conte 1.