Come è bello star all’opposizione (dalla I Repubblica ad Elly)

Angelo Panebianco con la consueta lucidità mette il dito nella piaga e scrive, per spiegare la sconfitta in Calabria del PdElly. “Non sembra illecito ipotizzare che molti elettori del Pd, magari senza neanche confessarlo a se stessi, non traggano alcuna ragione di sconforto dall’idea che il loro partito resti all’opposizione anche dopo il 2027. Se così non fosse la linea di Elly Schlein, mai cambiata da quando è diventata segretaria del Pd, avrebbe suscitato diffuse critiche interne e fra i fiancheggiatori nonché forti opposizioni. Ma ciò non è avvenuto. Il che spiega anche perché i riformisti, interessati a fare del Pd una forza di governo, siano ridotti al lumicino“.

Siccome gli elettori non sono pacchi, ma hanno idee, interessi, tic, abitudini (come dice Aldo Cazzullo in Calabria si chiedono,«p’mia chi c’è?», e, in Veneto, «a mi, che mi vien?». Io, cosa ci guadagno?) neppure le promesse alla Cetto di Tridico li hanno convinti a votarlo («Assumeremo 7.000 operatori per l’ambiente e 3.000 per la cultura»; la sospensione del bollo auto fino a 250 euro per chi ha un Isee fino a 25mila; “un grande piano di reclutamento per la sanità” dato che «coi soldi destinati al Ponte sullo Stretto si potrebbero costruire 30 ospedali in Calabria»; «la creazione di 10mila posti di lavoro per i giovani calabresi nei primi 100 giorni» e «quattro poli tecnologici a nord, sud, est e a ovest della Calabria con 1.000 ricercatori»; distribuiremo un «reddito di dignità» regionale (500 euro al mese) a «20-30mila persone al massimo. Si tratta di quelle persone escluse dal Reddito di cittadinanza e da una dimensione di assistenza attiva». Tridico ha copiato alla lettera un mio articolo del 4 settembre su questo blog che voleva essere comico dove proponevo 542 euro al mese per 623 mila calabresi per un anno intero, costo 4 miliardi. «Il bilancio della Calabria vale 7,5 miliardi…, dunque la metà ce la giochiamo così». «Cchiù pilu pe tutti, applausi…».

Insomma, è stato più credibile Occhiuto di queste promesse campate in aria e quindi Panebianco ha ragione, ciò che oggi è il Pd dipende dal fatto che ai suoi elettori di riferimento esso va benissimo così. Il Pd minoritario che sta all’opposizione è esattamente quello che vogliono gli elettori del Pd. Non è una novità, la storia non è acqua e incide sui comportamenti dei contemporanei anche quando essi non se ne rendono conto o se ne rendono conto solo in parte. Per decenni, durante la cosiddetta Prima Repubblica, il Partito comunista è rimasto all’opposizione (contrattando sottobanco con i vari governi). In tutti quei decenni i suoi elettori erano sempre lì: continuavano a votarlo imperterriti nonostante l’evidente impossibilità per il loro partito di andare al governo. Continuavano a prendere per buone (o a fingere di farlo) le sue promesse, che venivano riproposte una campagna elettorale dopo l’altra: la promessa di «grandi cambiamenti», la promessa di un «rinnovamento profondo» della società italiana.

Quella storia pesa verosimilmente sul presente: per tanti elettori, allora come oggi, è confortevole l’idea che la propria «parte» politica sia all’opposizione del governo nazionale, che non si stia sporcando le mani con la gestione quotidiana del potere. Stare all’opposizione non è per tutti una posizione scomoda, consente di sentirsi «puri», migliori, lascia liberi di inveire contro i «malvagi» che ci governano.

E’ per questo che il vero padrone del Pd, Dario Franceschini, ha dichiarato poco tempo fa che non è questo il tempo per la sinistra di dotarsi di una leadership più centrista, che cerchi di attirare l’elettorato di centro. Ci dobbiamo tenere gli elettori che abbiamo, ha detto, non è il tempo di conquistare quelli che non vanno a votare o quelli che votano per le destre. Dunque, anche in Calabria, dove ha votato appena il 43% degli aventi diritto, e quindi Occhiuto ha vinto con il consenso di un cittadino (maggiorenne) su quattro, la situazione resta cristallizzata. Tutto come prima.

Vi invito ora un momento a pensare cosa significa fare il consigliere regionale in Calabria. Abiti a casa tua, a Reggio C. ci vai una volta al mese, assumi qualche portaborse, guadagni quanto un deputato, hai diritto ai rimborsi per le spese di trasporto e alla diaria mensile per attività istituzionali sull’intero territorio regionale, ci sono anche forme di contributo per le spese di esercizio del mandato e un contributo per l’auto, che possono sommarsi alla stipendio; quando decadi ti danno pure l’indennità. Dunque in ogni regione italiana l’unico che lavora per davvero ogni giorno, spostandosi come un trottola sull’intero territorio e andando e venendo a Roma, è solo il Presidente. Gli assessori si curano i loro feudi, i consiglieri curano le clientele e gli affari. Ma a pensarci bene anche per il Governo è lo stesso identico scenario. La Meloni lavora h 24 muovendosi dentro e fuori l’Italia come una trottola impazzita, mentre Schlein, a parte trasferte nelle regioni e impegni per le elezioni o i referendum, se ci avete fatto caso, per periodi più o meno lunghi scompare dai radar. Ma è stato sempre così, fare l’opposizione è sempre stato di tutto riposo rispetto agli impegni stressanti ravvicinati e intensi del capo del Governo. I ministri poi hanno impegni graduati sull’importanza del ministero, è chiaro che Giorgetti, Taiani o Piantedosi lavorano molto mentre Santanchè continua a condurre anche da ministro la vita che ha fatto sempre, senza saltare un week end, le ferie, le feste. Accertato che sul piano dello stress fisico e degli impegni quotidiani la vita di una Meloni non è lontanamente paragonabile a quella di Elly (lo dico con certezza, la vita attuale di Giorgia solo pochi sono in grado di sostenerla, mentre quella di Elly siamo in grado quasi tutti di condurla), e quindi stare all’opposizione è molto più bello per un politico che assumere alcune cariche governative, resta il fatto che, usando le parole di Aldo Cazzullo, “il centrosinistra non riesce a essere attrattivo per i delusi, gli astenuti, gli indifferenti. È proprio questo il punto: quasi nessuno crede ancora che la politica possa non dico risolvere i problemi, ma incidere sulla realtà”.

E dunque questo nostro paese che non ha una politica capace di cambiare la realtà, resta, qualsiasi governo abbia, di qualsiasi colore, con solo 7 ml di italiani che contribuiscono a mandarlo avanti. Un contribuente su 2 dichiara meno di 10mila euro lordi all’anno. Il 43% di italiani non dichiara redditi e il 12% viene tassato mediamente per 26 euro all’anno. (Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali) 

Possibile, io continuo a chiedermi anche ora che ho una età ragguardevole, che non esista soluzione praticabile affinchè in uno Stato di diritto tutti possano contribuire a pagare le tasse in base ai redditi percepiti?