Il centrosinistra calabrese esce dalle urne come peggio non si potrebbe: 9 seggi soltanto, più il candidato presidente Pasquale Tridico, contro i 20 conquistati dal centrodestra di Roberto Occhiuto. Una sconfitta che va ben oltre i numeri e che conferma un trend ormai consolidato e inarrestabile.
Mentre da Mentana (La7) si è presentato nientepopodimeno che Nico Stumpo per dar la colpa al poco tempo che hanno avuto per combinare il CampoLargo (Tridico nel frattempo era già scappato via dopo una breve dichiarazione nel corso della quale ha pure finto di essere emozionato) da Roma il braccio destro di Schlein, Igor Taruffi, bolognese già della sinistra ecologista oggi responsabile dell’Organizzazione del Pd, ha avuto la faccia tosta di accreditare il Pd con il 20% aggiungendo al 13,3% preso dal Pd il 5,23% dei Democratici Progressisti (1 seggio).
Il simbolo di questo crollo (che è anche disfatta del vecchio sistema a cui nessuno sa come far fronte) è la mancata elezione a Cosenza di Enzina Bruno Bossio (in Nicola Adamo) scalzata da Rosellina Madeo, sostenuta da Mimmo Bevacqua, costretto a fare un passo indietro per difendersi dell’accusa di non aver fatto opposizione dura ad Occhiuto nei 4 anni passati. Neppure il sindaco di Acri, Pino Capalbo, è servito ad Enzina per scalzare gli avversari interni, lui è arrivato terzo, subito dopo la stessa Bruno Bossio. Come se non bastasse, nella provincia calabrese più grande anche Franco Iacucci, ex presidente della Provincia di Cosenza, è arrivato solo quarto. In grande spolvero invece (ma lo sapevano tutti soltanto guardando le liste) è l’ex sindaco di Soverato Ernesto Alecci, che riconferma il suo seggio. Tutti hanno notato che ben tre candidate viaggiavano con lui, per la preferenza di genere, mentre sono ben note tutte le sue clientele alchimie e logiche. Ha ottenuto ben 12.585 voti. Dopo di lui nel Pd Giuseppe Ranuccio (10.560), Giuseppe Falcomatà (10.141), Rosellina Madeo (6.719) ed Enza Bruno Bossio (5.751).
Nella lista Tridico Presidente il candidato più votato è stato l’ex demagistris Ferdinando Laghi (5.194), seguito da Enzo Bruno (2.728) e Caterina Trecroci (1.729).
Nella lista del Movimento 5 Stelle il candidato più votato è stata la spodestata da Gentile jr in Parlamento Elisa Scutellà (7.164), seguita da Davide Tavernise (7.110) la cui opera di svelamento degli imboscati della sanità calabrese meritava molto più favore.
Nella lista dei Democratici Progressisti il candidato più votato è stato Francesco De Cicco (6.076), seguito da Francesco Pitaro (5.482) e Pina Incarnato (5.055).
Nella lista Casa Riformista testa a testa tra Francesco De Nisi e Filomena Greco. Non è stata riconfermata, come tanti consiglieri regionali uscenti, Amalia Bruni, quarta nella sua circoscrizione, scoperta nel 2021 dal tandem Francesco Boccia & Stefano Graziano; stessa sorte di Pippo Callipo, che l’ aveva preceduta nella candidatura. Questo a dimostrazione che con Tridico ammontano ormai a 3 i Candidati alla presidenza della Regione Calabria che la politica del Pd utilizza senza che poi ogni candidatura abbia un seguito. Assomigliano a sacrifici umani se non fossero il segnale di una politica di sinistra miope ma anche strumentale (insomma, quel che Nico Stumpo rappresenta plasticamente, il calabrese che viene da noi, si fa eleggere per 3 volte in parlamento e poi torna a Roma dove risiede da sempre e si fa i fatti suoi). Vito Teti potrebbe rivedere il suo concetto di “restanza” trasformandolo in “prendi il seggio e scappa“.
Perchè (sempre di restanza si tratta) vi pare giusto e possibile che il Pd presenti un sindaco (Falcomatà) o un parlamentare europeo (Tridico) ovvero personaggi votati, i quali ai propri elettori voltano le spalle per inseguire altro incarico in costanza di mandato? E’ tutto legale, ma, appunto, non sarebbe ora di porre fine a questo scempio, a questa vergogna? Ben 5 sindaci calabresi eletti consiglieri regionali con relativi comuni costretti al voto prima del tempo e 2 consigli provinciali privati del presidente! Ma basta, si faccia prevalere i diritti degli elettori su quelli degli eletti. Una buona volta.
A Reggio Calabria, il duello tra Giuseppe Falcomatà e Giuseppe Ranuccio, sindaco di Palmi, lo vince quest’ultimo ma Falcomatà entra lo stesso in Consiglio regionale. E’ solo il primo atto, ne vedremo delle belle, per il motivo che l’uomo solo al comando di Schlein, Nicola Irto, fatto segretario prima del congresso regionale (roba che neppure Renzi ha mai osato, ditelo a Bersani) ha fatto la guerra al sindaco di Reggio che ha avuto l’ardire di proporsi come segretario in sua vece. Sembra poi che Falcomatà segua troppo l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, che ora vorrebbe diventare presidente della Regione Puglia ed è inviso a Schlein Provenzano e Taruffenko in quanto riformista. Come si vede da questi maneggi (Alecci) e boicottaggi interni (Irto & Ranuccio vs Falcomatà) si finisce al gioco delle tre carte per cui i voti della lista “Democratici e Progressisti” oggi il Taruffenko tenta di unirli a quelli del Pd (come se fosse la seconda lista del Partito Democratico), per rendere meno amara le dimensioni della sconfitta del trio delle meraviglie Schlein & Cristallo & Irto. La confusione regna sovrana perchè, appunto, Kety Belcastro capolista a Reggio Calabria di “Democratici e Progressisti” non è nemmeno iscritta al Pd; a Cosenza Nicola Irto e Nicola Adamo hanno candidato Pina Incarnato, figlia di Luigi Incarnato, storico esponente e segretario regionale del Partito Socialista (solo allo scopo di indebolire “Casa riformista”); per “Casa riformista” approda alla Regione Filomena Greco, 7314 voti, segretaria regionale renziana e consigliere comunale d’opposizione al comune di Cariati, il cui sillogismo non è disarmante (“Non sono calabrese perchè produco eccellenze, ma produco eccellenze perchè sono calabrese”), è allarmante. Se Tridico opterà per il parlamento europeo come tutti pensano, toccherà a Elisabetta Barbuto, candidata del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione centro.
Il secco comunicato del PD calabrese (“Il Partito Democratico della Calabria augura al presidente Occhiuto e a tutto il Consiglio regionale un buon lavoro, nell’interesse della Calabria e dei suoi cittadini“) dovrebbe più correttamente concludersi con “Abbiamo lavorato in tutti questi anni per lui e continueremo a farlo“. Quando si fa il callo alla sconfitta (su 11 competizioni regionali ne ha vinte solo 3 ) e la si definisce un “buon risultato” sommando mele e pere (Pina Incarnato, De Cicco, De Gaetano sono tutti estranei al Pd) non si gioca con i numeri, siamo ormai al giochetto delle 3 carte. Ora, è vero che la Cassazione ha sentenziato che “il gioco delle tre carte non è reato, se improvvisato con banchetto e due «compari»” ma bisogna intendersi. La Suprema Corte ha escluso la truffa: l’abilità del banco è un fatto noto e cimentarsi per batterlo è una scelta. Solo che in Calabria il gioco delle tre carte se improvvisato con un banchetto e due “compari” che fingono di vincere alle “tre campanelle”, come fa il Pd, non è più condotta occasionale. Tutto qui. Il gioco delle 3 carte (Schlein-Taruffi-Irto) fuor di metafora è un sillogismo: come Schlein lavora per Meloni, il Pd calabrese lavora per Occhiuto. Meloni e Occhiuto con questa gente che lavora per il Re di Prussia stanno tranquilli. Hanno un’assicurazione sulla vita politica. Questo modo di dire risale alla guerra franco-prussiana del XVIII secolo, ma ora andrebbe aggiornato con Meloni, al governo da 3 anni e che solo in Toscana perderà una elezione; e con i 4 anni di Occhiuto che i calabresi hanno apprezzato senza che il Pd capisca perchè.
