Puri e dispari

C’è questo sindaco di Reggio Emilia dall’aria mite, un medico di nome Marco Massari eletto nelle liste del centrosinistra. Sul palco del bellissimo teatro Valli sta consegnando alla relatrice dell’Onu Francesca Albanese la più alta onorificenza della città, il Primo Tricolore. Nel discorsetto di rito esprime l’immancabile «auspicio». Che la fine di quello che lui stesso definisce «genocidio» e la liberazione degli ostaggi creino le condizioni per la pace a Gaza. Nella mia evidente dabbenaggine, mi sembra una frase persino scontata. Invece il pover’uomo viene subissato dai fischi e dai «buu» di una parte della platea, mentre Albanese si copre il viso con le mani, come se avesse appena ascoltato una bestemmia. Poi prende la parola per sgridare colui che la sta premiando. «Lei ha sbagliato», gli dice, «ma io la perdono, a condizione che prometta di non dirlo mai più». Di non dire che cosa? Che tutte le vite in gioco sono uguali? Secondo Albanese e la sua claque fischiettante, per meritare la patente di sinceri democratici non basta più nemmeno affermare che quello di Netanyahu è un genocidio. Bisogna proprio evitare di nominare gli ostaggi, che lei peraltro chiama coloni. Altrimenti si è conniventi con il governo di Israele e condannati a fare pubblica autocritica.

Sulla faccia contrita e smarrita del sindaco di Reggio Emilia si poteva leggere l’eterno dramma della sinistra: per quanto tu faccia il puro, ne trovi sempre uno più puro di te che ti epura.