E’ appena scomparsa la prof.ssa Rachele Gigliotti-Lucia, la quale ha insegnato per lunghi anni lettere al Geometri. Per lenire il dolore di questa notizia vorrei raccontare la prima volta in cui l’ho conosciuta, ancor prima di diventare amico dei suoi figli. Lei presiedeva una commissione di maturità a Lamezia, al palazzo Pugliano, io che facevo supplenze di diritto venni chiamato per esaminare i privatisti (membro aggregato). La prof.ssa di italiano invece veniva da Roma ma era originaria di Nicastro, era incinta con un grosso pancione, e la prima cosa che ci disse con un fil di voce fu: fate quello che volete, io nelle mie condizioni non posso far nulla. A me, ultima ruota del carro, toccò il compito di assisterla in tutti i modi con acqua e pasticcini, in italiano interrogava la presidente. Lei se ne rimase per tutti gli esami (che allora duravano un mese) su una sedia con un ventaglio. Temevo che il bimbo lo avrebbe potuto liberare da un momento all’altro. Arrivammo allo scrutinio finale e lei ci disse: fate voi. Così assegnammo il voto a tutti senza discussioni sino a quando non ci occupammo di un ragazzo. Fatto il suo nome, la donna gravida si svegliò e disse: a lui date il massimo. Il fatto era che non solo non potevamo dargli il massimo, ma dovevamo dargli il minimo per non bocciarlo. La presidente, la Gigliotti, tentò in tutti i modi di farla ragionare, mostrandole i compiti e facendoci intervenire tutti, ma non ci fu verso. La commissaria venuta da Roma era venuta come Tom Cruise in Mission impossible: per dare il massimo a quel suo pupillo. Dalla discussione si passò alle gridate, dalle gridate agli svenimenti della “romana”, grande tragediaturi, sino a quando stava per intervenire la polizia, chiamata non ricordo più da chi. Fu il mio battesimo alla maturità, in quel mese compresi tutto sulla scuola, sulle maschere dei prof, sul teatrino imbastito sul nulla. Ma soprattutto appresi la lezione di “direzione” della signora Rachele: bisogna fare le cose giuste e i tragediaturi che pretendono di fare le cose ingiuste dovranno passare sul mio corpo. Negli anni le ho sempre ricordato questa mia riconoscenza professionale, ma lei aveva come rimosso l’episodio, non lo ricordava bene. Perché chi fa sempre le cose giuste guarda avanti, il passato non ingombra. Ricordati di noi e dei tuoi figli, carissima.