A mia memoria mai la morte di un papa ha avuto sui media uno spazio tanto inferiore a quello dato al totoconclave successivo. Sin dal mattino del 21 aprile, come due vasi comunicanti, i coccodrilli, gli articoli (e servizi) già confezionati di commemorazione e ricordo e analisi del pontificato appena concluso, si sono prosciugati a favore delle previsioni dei papabili eleggibili, con ritratti, foto, biografie. Insomma, ancor prima che Francesco fosse tumulato, i media hanno parlato sempre più del successore più probabile. Il più interessato è stato un altro papa della tv (ipse dixit), Bruneo Vespa, il quale sin da quel lunedì si è messo accanto Massimo Franco del Corsera, una giornalista dell’Avvenire e il cardinale Bagnasco che per età non partecipa al conclave, nel tentativo di prevedere se la dozzina di anni francescani possa confluire in un altro profilo più moderato o tradizionalista. Il massimo della comicità è stato quando il ministro degli Esteri Tajani faceva mettere a verbale, all’allegra compagnia, che secondo lui lo Spirito Santo nella scelta prevarrà sui giochi politici. Come ha dichiarato uno intervistato per strada dai cronisti tv, chi sia stato Francesco e chi sarà il prossimo papa ad un non credente non interessa proprio, ma occorre constatare che sono stati proprio i credenti in questa occasione a non esser commossi per niente davanti alla morte e ai funerali. Tutti quanti poi davanti a centinaia di migliaia di partecipanti ai funerali si son sorpresi e così si è capito, se ce ne fosse bisogno, che Francesco è stato molto amato dagli umili quanto osteggiato dalla elite.
Anche in questo caso si è visto che tutti i funerali son fatti a beneficio dei vivi, e che ogni morte viene archiviata subito per non perder tempo a fare le solite cose. Ormai il profano non fa intravedere più neppure una parvenza di sacro.