Mattarella scende a patti con il ceto politico e zavorra Draghi

Come vedo il governo Draghi? E’ facile capirlo per chi legge questo blog e chi ha letto ieri, prima delle nomine, il mio articolo “Dal 2016 oggi finalmente torna l’uomo solo al comando” (qui sotto). La parte di governo che ha scelto Mattarella, i politici, sono una delusione per chi aveva grandi aspettative come me (Draghi al contrario ha scelto benissimo la sua quota di ministri). Io m’aspettavo Boeri e mi ritrovo Orlando, non volevo combine e spartizioni, e mi ritrovo i soliti noti. Il capo dello Stato ha cercato di ottenere i voti in Parlamento riconfermando ministri, uno su tutti, Speranza, che andavano cambiati per dare un segnale di punto a capo. Ma qui torna il discorso che io faccio sugli uomini dai quali, se hanno coraggio, dipendono le nostre sorti. Mattarella ha stoppato Conte troppo tardi e adesso ha cercato una mediazione con un ceto politico squalificato. Gli è mancato il coraggio indomito di fare quello che aveva cercato, un governo di alto profilo, responsabilizzando e inchiodando le forze politiche. In questo modo le elezioni le avvicina non le allontana. Ma adesso leggete quello che avevo scritto prima di conoscere i nomi dei ministri.

Dal 2016 oggi finalmente torna l’uomo solo al comando (12/2/2021) Logico che non ci sia giornale o televisione che non descriva, tra l’ammirato e lo stupefatto, come Draghi, con la sua sola presenza, prima ancora di essere ufficialmente insediato, abbia scompaginato il quadro politico, dato nuova vita ai riti un po’ sclerotizzati della formazione dei governi, aperto nuove prospettive a un paese indebolito e provato” così scrive oggi Franco Debenedetti sul Foglio, il quale poi continua “Incomprensibile invece che la maggior parte di loro non dedichi una riga o un minuto per riconoscere, non diciamo il merito, ma nemmeno il ruolo che, nel provocare questa svolta, ha avuto colui che avevano invece severamente condannato: colui che, per pura ambizione personale e imperdonabile incoscienza, aveva buttato in una crisi al buio un paese in piena pandemia”.

Siamo dovuti arrivare a febbraio 2021 per mettere a fuoco  un concetto che era chiarissimo già dal 2016. Il concetto si definisce “personalizzazione” (da adesso P).

Renzi, secondo i suoi Nemici, aveva perso il referendum per la P. L’uomo solo al comando, espressione bersanian-travagliesca, è il bersaglio polemico dei Nemici, i quali amano molto le Ditte, i collettivi, i movimenti e il partito plurale con diverse sensibilità (che poi sono le correnti), pur proveniendo da una tradizione storica che faceva del culto della personalità  la propria forma di idolatria sociale ( era l’assoluta devozione a un leader attraverso l’esaltazione del pensiero e delle capacità, tanto da attribuirgli doti di infallibilità: Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer era uno slogan che si gridava per assumere la continuità del partito che veniva da lontano ma anche la devozione ai capi che si erano succeduti).

Dal 2016 dunque la caduta di Renzi come effetto della P, la nascita di Iv e poi del Conte Bis, sono stati raccontati dai Nemici come fosse la trama di un film intero. Non ci credete? In realtà il film su Giuseppi lo aveva già fatto Woody Allen (To Rome with love) dove Benigni faceva Leopoldo Pisanello, illustre sconosciuto, il quale si ritrova senza alcun motivo logico al centro della scena mediatica, costantemente assaltato dai giornalisti. 

Invece di questo film ne hanno fatto un altro con la storia dell’innominabile (Travaglio ama la spersonalizzazione) Renzi che seguendo la propria smisurata ambizione personale diventa la scheggia impazzita e inaffidabile della politica italiana, il corsaro che disturba la tranquilla navigazione del Governo Migliore del Mondo guidato dal Bisconte-Casalino di Padre Pio.

L’ultimo atto del Corsaro e della P sarebbe stata dunque l’apertura di una  “crisi incomprensibile” al popolo italiano. Sembrava, questo film, esser finito con un semplice baratto, fuori Iv e dentro i Responsabili, ottenendo due piccioni con una fava. Il Conte Ter grazie al suicidio di Renzi sarebbe nato con 209 miliardi sul piatto da spendere e con l’alleanza Pd-5Stelle asse portante della nuova stagione politica. “O Conte o voto”, lo slogan gridato da Zinga e dal Pd, è rimasto dunque nell’ultima scena del film girato dai Casaliners e dai Nemici, prima che la pellicola si bruciasse e in sala arrivasse Mattarella mandando tutti gli spettatori a casa.

Arrivò Draghi e siamo tornati al 4/12/2016, il giorno del referendum, la P è ricominciata e mentre scrivo attendiamo i nomi dei nuovi ministri scelti da Draghi & Mattarella senza accettare combine, manuale Cencelli, spartizioni. 

Per esempio, personalizziamo. Un ruolo cruciale nel nuovo governo Draghi lo avrà il ministro del Lavoro. Tra i nomi di tecnici che circolano (mi auguro che ci sia per davvero) c’è Tito Boeri, scrive Luciano Capone. “Tra i tecnici, il profilo dell’economista della Bocconi sarebbe adeguato per due ragioni: dal punto di vista scientifico è un esperto del mercato del lavoro e da quello professionale, da ex capo dell’Inps, ha una conoscenza diretta dell’apparato burocratico-amministrativo che dovrebbe guidare. Inoltre, dal punto di vista delle idee, Boeri ha negli anni e anche negli ultimi mesi della pandemia manifestato preoccupazioni e soluzioni simili a quelle espresse da Draghi. E se pure la scelta del ministro del Lavoro dovesse essere politica, il modello Boeri merita di essere studiato”. 

Come spero si sia capito, a me non piacciono le formule astratte e gli schemi, per me è tutta questione di Persone, di saper scegliere gente competente in grado di risolvere problemi. Le chiacchiere le possono fare la sera a Il Fatto e mezzo della Gruber, le lasciamo agli Scanzi e ai  Dibba, ai Telese e a  quelli che chiamano opinionisti. Semplici ultras incapaci di capire la differenza tra Bernardeschi e Ronaldo. Certo, nessuno avrebbe potuto prevedere la conversione atlantico-europea di Salvini, ma studiando le persone e non gli schemi astratti finanche io da Lamezia Terme avevo immaginato che prima o poi Salvini a Giorgetti sarebbe stato a sentirlo. Non sapevo quando sarebbe successo, ma che sarebbe successo lo avevo capito perchè Giorgetti vale molto più di tanti Che Guevara all’abbacchio in giro. L’ultras al contrario di me ragiona per schemi e quindi si sceglie i Nemici, l’Uomo Nero che si minaccia ai bimbi per indurli a dormire: Salvini, Berlusca, Renzi e così via. Attenti, arriva l’Uomo Nero se non facciamo così, se non fate quello che vi dico io. La sinistra italiana dal 5 settembre 2019 sino ad oggi 12 febbraio 2021 vi ha fatto credere che per non far arrivare l’Uomo Nero Salvini doveva fare il governo con l’avvocato del popolo e Di Maio. Quelli come me invece ragionano così: chi vale di più, Conte o Draghi?

Un ultimo esempio: Galli della Loggia oggi sul Corriere parla della riforma della giustizia e del conflitto politica-magistratura. Quella riforma non la possono fare i politici, troppo divisi, mentre la magistratura è unita intorno al suo Csm. Benissimo, ma c’è un uomo solo, il Capo dello Stato che presiede il Csm e potrebbe agire, come non ha fatto finora nessun suo predecessore.

…è una circostanza che oggi offre al presidente Mattarella la possibilità di aggiungere al merito per la soluzione della recente crisi politica, anche quello di dare la spinta decisiva per una riforma del Csm. Riforma ormai improcrastinabile ma assai difficile, per tutte le ragioni dette sopra, se essa venisse proposta da una parte politica. Invece, alle eventuali indicazioni e sollecitazioni del capo dello Stato, magari appropriatamente espresse in un messaggio alle Camere — questo strumento così importante della «moral suasion» propria della funzione presidenziale, eppure così inspiegabilmente dimenticato da sempre — alle indicazioni e sollecitazioni del capo dello Stato, dicevo, è difficile che possano essere in molti a dire di no“.

Lo capite adesso che un uomo solo, se ha coraggio, può cambiare la politica? Talvolta, come successo ad Ambrosoli, Falcone, Borsellino (malgrado il pool), li uccidono. Ma tutto questo conferma il mio convincimento.