Al quarto ginnasio appresi una lezione che mi sarebbe stata utile per tutta la vita, la posso riassumere così: ogni prof voleva sentirmi ripetere quelle esatte parole dell’unico libro di testo che conosceva.
Compresi cioè che uno scemo dotato di buona memoria nella scuola italiana va alla grande, tutto è basato sulla ripetizione orale del testo. Niente pensiero divergente, solo replicanti. Ogni preghiera o poesia va ripetuta senza cambiare le parole. Il guaio era un altro, che non sempre libro adottato e gusti del prof coincidevano, per cui a monte dovevi scoprire quale fosse il libro che il docente conosceva. A me successe con la letteratura di Sapegno che trovai a casa. Non sapevo chi fosse l’Autore, però la sfogliai e mi piacque, per cui spesso gli argomenti me li studiavo lì. Ma ad un compito la prof di italiano mi segnò in rosso una frase di Sapegno annotando: che cosa vuoi dire? E poi, chi è Sapegno?
Da allora il mio metodo fu: non divagare, adotta l’unico libro che il prof conosce. All’università così prima di ogni esame studiavo il prof per capire quali fossero le sue predilezioni. Era inutile studiare migliaia di pagine se il prof chiedeva sempre e soltanto certi argomenti. La lezione l’appresi al primo esame di un mio amico, segato dal docente perchè non aveva ripetuto quel che era scritto in una minuscola nota del manuale di diritto privato. Il contenuto era importante ma un povero studente non poteva saperlo se prima non aveva ben investigato materia e professore. Quando cominciai ad insegnare io, un giorno scoprii che un’allieva aveva una paginetta sgualcita tra le mani. Tutte le mie lezioni di diritto le aveva riassunte in una decina di frasi sgrammaticate secondo lei uscite dalla mia bocca nel corso di un anno. Si era costruita la sua (inutile) dispensa per affrontare l’interrogazione.
Quello che succede a scuola succede anche fuori, nella vita reale. Ciascuno di noi ha le sue fonti di informazione, che spesso è una sola, un telegiornale ascoltato in altre faccende affaccendato, nel caso migliore un quotidiano sfogliato, o adesso facebook, un sito web, una trasmissione tv. Spesso un semplice ma concreto “per sentito dire”. Per es., alzi la mano chi non ha mai ascoltato come una litania religiosa, un rosario, la seguente frase da marzo 2020 ad oggi:
“ Conte si è comportato bene soprattutto nell’affrontare la pandemia”.
Tale assunto, del tutto falso (se avessero chiuso subito Nembro e Alzano la pandemia lombarda si sarebbe contenuta), è non solo stato scritto ma soprattutto viene ripetuto da tantissimi ospiti tv, anche da quelli che a Conte non lo giudicano affatto bene. E’ una sorta di onore delle armi, è un, come dire, non vale nulla ma una cosa buona l’ha fatta pure lui. Cosa vi ricorda? Certo, ricorda i treni che arrivavano in orario con Mussolini. Sono quelle che John Lennon chiamava “weasel words”, parole vuote, clichè.
Le nostre fonti, orali o scritte, di informazioni rendono i nostri dialoghi con gli amici, le nostre discussioni, molto spesso inutili, soprattutto se i partecipanti non abbiano il desiderio di ascoltarsi per arricchirsi a vicenda. Se io seguo la mia Bibbia, per esempio il Manifesto, o Libero, o qualsiasi giornale volete, e guardo la realtà con gli occhiali che mi hanno fornito, è del tutto inutile conversare con uno che legge un giornale diverso. Infatti il mondo contemporaneo ha messo all’indice il confronto, perchè ciascuno preferisce parlare soltanto con quelli che la pensano come lui attraverso i mezzi che ogni gruppo predilige. Finiti i partiti che una volta erano le palestre di dibattito, e al loro interno praticavano forme elementari di agorà, oggi ciascuno di noi, attraverso i social o passeggiando, si confronta con un suo simile, che è quello che con-divide la stessa fonte di informazione. Per cui un no-vax parlerà solo con altri come lui, e così i complottisti, i terroristi, i religiosi, le femministe, i tifosi, i maratoneti, i musicisti, ogni gruppo chiuso accoglie soltanto chi condivide la stessa fede ed impostazione.
Per cui come a scuola il tuo prof per darti un bel voto voleva sentirti ripetere quelle esatte parole che aveva pronunciato nella sua omelia-spiegazione, parole tratte dall’unico libro che ricordava o aveva letto, oggi la nostra vita sociale, relazionale e politica, segue gli stessi binari e applica lo stesso meccanismo. Ognuno parla ed apprezza chi ha le sue stesse fonti di informazioni, per cui si procede per “conventicole”, come le chiamava il protagonista del film di Virzì “Caterina va in città”.
Coloro che hanno il tempo e la voglia di confrontare fonti di informazione diverse sono gli unici in grado di esprimere pensieri chiarificatori e non clichè o luoghi comuni. E’ in fondo il concetto di cultura, che cosa fa un uomo di cultura? Su un argomento approfondisce tutti i libri che sono stati scritti e li confronta, li incastra, li differenzia, li interpreta. Tutti gli altri su ciascun tema cantano sempre e soltanto la stessa canzone perchè è orecchiabile o è l’unica che ricordano.