C’è un mite professore, Emilio Gentile, che raramente appare in tv. E’ uno storico, per me il numero uno, che davvero, quando interviene, può aiutarci a capire i nostri tempi. Lui che ha studiato a fondo il fascismo, sa di cosa parla. Il suo ultimo libro si intitola “Chi è fascista” (Laterza, pagg. 136) e quindi può illuminare sulla domanda attuale: al salone del libro di Torino non si deve partecipare per antifascismo? L’antifascismo italiano è sempre in bilico tra pulsioni estremiste e ridicolaggini, a parer mio.
«Capisco che certi libri possano suscitare disagio, ma se non sono state violate le regole di partecipazione al Salone, non vedo perché montare una polemica contro la fiera. Fra le migliaia di volumi in vendita a Torino, ce ne saranno anche altri sospettabili di veicolare tesi autoritarie o xenofobe. Del resto c’era chi considerava Renzo De Felice un apologeta del fascismo, solo perché sottolineava che il regime aveva goduto in certe fasi di un vasto consenso. Anch’io, in misura assai minore, sono stato preso di mira per i miei studi. Esiste ancora l’antifascismo intollerante di chi un tempo accusava Alcide De Gasperi di voler restaurare la dittatura e in precedenza bollava persino la socialdemocrazia come socialfascismo». Professore, gli hanno chiesto, se il fascismo appartiene al passato, come definire le attuali spinte autoritarie? «Io uso il termine “democrazia recitativa” per designare un atteggiamento che accetta la democrazia come metodo (cioè la pratica della competizione elettorale per l’accesso al governo), ma non come ideale, perché tende a prevaricare i diritti degli individui e delle minoranze richiamandosi alla preminenza della maggioranza popolare»