C’ è un provvedimento che purtroppo ormai non vedremo più noi anziani ma che un giorno sarà adottato perché è necessario, giusto, indispensabile. Riguarda il tempo effettivo nel calcio, ma ne parlo perché è la mia metafora preferita. (La seconda riguarda la smentita della globalizzazione, esaminando le porte e le reti di ogni stadio, la cui forma dipende, nonostante tv e media, dal cervello di un manovale. Per cui a Reggio Calabria si potrebbero fare come quelle di S. Siro o di Londra ma invece ognuno le fa a modo suo).
Se ci pensate un pochino, capirete perché l’ umanità è fondamentalmente stupida. L’ uomo è stato capace di inventare la ruota, una conquista fondamentale, ne converrete. Pochi sanno che addirittura è apparsa la prima volta nel tornio del vasaio (2500 a.C.), ma ci sono testimonianze riguardo all’uso della ruota nei veicoli fin dal 3400 a.C. circa. Bene, solo che prima di mettere due rotelline sotto una valigia ha aspettato il XX secolo, il trolley è apparso nel 1987. Nel frattempo è andato sulla luna, nei cellulari ha fatto entrare praticamente tutto, ma per rendere una valigia agevolmente trasportabile se l’ è presa comoda. Perché? Perché l’ uomo è una corda annodata tra lo scimmione e il superuomo.
Il tempo effettivo durante una partita consentirebbe di evitare le furbate dei perditempo, le scene che in ogni partita siamo costretti a vedere 30 volte: giocatori che si buttano a terra gridando e toccandosi la testa mentre battono ritmicamente sull’ erba una mano. Se il 4° uomo potesse fermare il cronometro come succede nel basket (4 tempi di 10 minuti effettivi), e lo riavviasse appena rigiocano, finirebbero truffe, proteste, scazzi, recriminazioni. Invece no, l’ UEFA non vuole e nessuno, tanto meno io, può capire perché si continui con i cd recuperi. Agli ultimi mondiali, pur di non varare il tempo effettivo, hanno ordinato maxi recuperi. Ogni singola partita dunque ha una durata di gioco effettivo che dipende dalla testa dell’arbitro anche se sui manuali c’è scritto 90 minuti.
Il tempo effettivo per una partita di calcio è dunque la metafora politica di tutte quelle decisioni che il potere non assume pur essendo facili, semplici, vantaggiose, utili. Come l’ora legale. In genere ogni cosa umana ha le sue controindicazioni ( come le medicine), il tempo effettivo non ne ha nessuna. Essa va annoverata tra le invenzioni pratiche che hanno cambiato la vita all’umanità, al di là della luce, della penicillina, dei vaccini. Di solito cito, a mò di esempio, lo spillone dove in una trattoria mettono in ordine i foglietti scritti con le comande, oppure i carrelli per la spesa in un supermercato con la moneta per usarli o i parcometri per le soste sulle strisce blu. Misure organizzative, si chiamano, che evitano il caos e assicurano ordine.
Invece si preferisce, chessó, fare il ponte sullo Stretto nella zona più sismica d’ Italia piuttosto che fare delle cose semplici e sagge come il tempo effettivo. Un ultimo esempio. Tagliare le tasse è salutare, utile e si può dire anche urgente. Ma dove puoi ottenere le risorse, se non nelle pieghe di quella pratica del favoritismo fiscale che ha prodotto più di seicento categorie di «detrazioni»? L’ uomo è stupido, l’ho già detto?