1) Intercettazioni Juve/Supercazzoliamo le vite degli altri

Nel 2021 erano già uscite intercettazioni sulla Juve, e ora le hanno ritirate fuori. Ritenta, sarai più fortunato. Stamane sul Corsera di Cairo (presidente del Torino) si ri-comincia con lo stillicidio delle intercettazioni. “I dialoghi intercettati che hanno portato alle dimissioni del Cda, da Agnelli a Nedved ad Arrivabene: “Tanto al Consob la supercazzoliamo…”. “Un solo paragone: Calciopoli. Lì c’era tutto il mondo che ci tirava contro, questa ce la siamo creata noi”.

Non va meglio leggendo il giornale di Elkann, Repubblica: “Juventus, plusvalenze fuori controllo. Le intercettazioni “Questa è peggio di Calciopoli perchè ce la siamo creata noi”. La prima coincidenza che si ricava è dunque una frase, una sola, che viene espunta e due quotidiani concorrenti (il che significa che non credo si confrontino prima di fare i titoli) la riportano nello stesso identico modo. Ma, si badi, già un anno fa queste intercettazioni erano già state pubblicate e quindi ora si rimescola roba vecchia nella stessa pentola.

E’ solo l’inizio, ecco perchè ne scrivo, da oggi comincerà il lento inesorabile sgocciolamento delle intercettazioni dalla fontana della procura di Torino che nessuno chiude mai bene. Si badi, Calciopoli ce lo ha insegnato, la carriera del pm Luca Palamara cominciò con la Juve a Napoli (sulle porte d’ingresso della Procura facevano bella mostra di sè i simboli del Calcio Napoli) e le intercettazioni di Auricchio il quale con forbici affilate tra migliaia di file ritagliò quelle che a suo dire dimostravano la sua tesi, che Moggi tenesse in pugno gli arbitri. Quando qualcun altro, volenteroso, si mise ad ascoltare altre intercettazioni da lui scartate e buttate nei rifiuti, scoprì che Facchetti dell’Inter aveva un filo diretto con gli arbitri. Finì così che l’Inter se la cavò per la intervenuta prescrizione, la Juve andò in serie B e nessun arbitro venne condannato, per cui è rimasto agli atti che Moggi controllava gli arbitri senza che a nessun fischietto sia stato contestato un solo episodio a favore.

Le intercettazioni sono da tanto tempo uno dei vulnus della giustizia italiana. Dico subito che le intercettazioni per combattere la mafia e il terrorismo le considero indispensabili, ma fuori da queste due reali emergenze l’uso e l’abuso, nonchè la diffusione prima del processo, delle stesse, mi appaiono una grave lesione dei principi costituzionali che prevedono garanzie non solo in fatto di privacy ma soprattutto in fatto di presunzione di innocenza. Spiare mafiosi o terroristi è necessario, spiare tutti agli altri non dovrebbe essere consentito. Quando poi finiscono sui giornali ai pm dovrebbe essere tolta l’indagine. Tutto qui.

Spiare attraverso il buco della serratura un cittadino e impiccarlo alle frasi che dice quando sta nella sua casa, nel suo ufficio o in auto, a me sembra da sempre una aberrazione. La prova questa sì provata di un sistema giudiziario che non funziona e che tende ad assomigliare ai peggiori sistemi autoritari polizieschi.

C’è un film del 2006 “Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck che va citato per capire di cosa sto parlando. A Berlino Est, nel 1984, il capitano Gerd Wiesler è un abile e inflessibile agente della Stasi, la polizia di stato che spia e controlla la vita dei cittadini della DDR. Un idealista votato alla causa comunista, servita con diligente scrupolo. Voglio dire che, come dimostra quel film, le intercettazioni sono connaturate ad un regime che intende sottoporre le vite degli altri ad un controllo minuzioso e che spesso chi le fa, chi le ordina, magari è un idealista come quel capitano.

Il nostro sistema giudiziario, nonostante Calciopoli e tante altre inchieste basate su intercettazioni a strascico, continua a ripetere ogni giorno gli stessi sbagli. Sbatti il mostro in prima pagina, se quel mostro è la Juve avrai pagine intere di giornali e tv pronte ad ingigantire il tutto. Le assoluzioni, i processi, quando si faranno, non avranno più nessun valore, perchè l’effetto mediatico è stato già raggiunto. Le intercettazioni vengono diffuse per condannare senza processo e senza difesa alcuni bersagli. Ciascuno di noi quando parla liberamente al telefono potrebbe essere accusato di qualsiasi nefandezza, ma dire o pensare una cosa non significa che poi la farai. Tra il dire e il fare, diceva il proverbio, non c’è più il mare ma una spia che capisce quel che vuole capire, anzi ti spia proprio per ricevere conferme ai suoi preconcetti.

Si pensi che la giustizia sportiva per le plusvalenze ha già giudicato e assolto per due volte la Juve, si pensi che con tre aumenti di capitale già intervenuti non esiste l’ipotesi che la Juve, abbellendo i bilanci, non potesse iscriversi al campionato come successe al Cesena e al Chievo. Si pensi che dinnanzi ai rilievi della Consob l’intero Cda della Juve ha passato la mano, e dunque se la Procura rinvierà a giudizio sarà nel processo (e non fuori) che gli amministratori potranno difendersi dalle accuse.

Ma le intercettazioni pubblicate oggi dimostrano che fuori e prima dell’eventuale processo qualcuno (non certo la Juve ma l’accusa) gioca sporco per disorientare l’opinione pubblica con i ritagli accurati di lembi di intercettazioni, così come faceva l’ex maggiore dei carabinieri Attilio Auricchio, che dirigeva la caserma di via Inselci a Roma, da cui partì l’ inchiesta di Calciopoli.  Quell’ Auricchio che poi finì, dopo aver reso il suo cognome caro ai tifosi napoletani, a lavorare accanto all’ex sindaco di Napoli, De Magistris. Il cerchio si chiude e come disse Pappagone: e ho detto tutto.

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