Se guardate il video del “famigerato test di Suarez all’Università per stranieri di Perugia è abbastanza diverso da come è stato raccontato. Il giocatore tentenna, ma non commette gli errori ridicoli ricostruiti mediaticamente in questi nove mesi. Restano gli altri aspetti poco edificanti che la Magistratura appurerà, ma in questo caso la narrazione ha alterato la realtà” (Guido Vaciago, Tuttosport).
Guardando il video non ho potuto fare a meno di pensare alla mia intera carriera scolastica. Mi è venuto in mente quando da professore di diritto in un istituto professionale agli esami domandai ad un candidato esterno chi fosse il presidente della Repubblica. La risposta fu “il Papa” ma non bastò per bocciarlo. Se sui giornali pubblicassero i video di interrogazioni avvenute o che avvengono ogni giorno nelle aule delle nostre scuole, sino alle università, agli esami di maturità, che cosa concluderemmo? Che gli esaminatori, tutti, sono corrotti ed avidi e gli esaminandi sono fuoriusciti dal libro “Io speriamo che me la cavo”? Badate, non sto dicendo che ci dobbiamo consolare con il “così fan tutti”, sto introducendo il discorso del “merito” che come si sa in Italia è un tabù. Infatti, chiunque osi dire che un nostro ministro degli Esteri debba saper parlare fluentemente una lingua straniera, che nei posti direttivi di qualsiasi amministrazione debbono arrivare persone capaci e competenti, che Gigi Marzullo non può essere redattore-capo della Cultura in Rai, che gli insegnanti di ogni ordine e grado debbono essere selezionati e valutati altrimenti è vano parlare di riforma della scuola, insomma chiunque osi dire tutto questo, in Italia viene squalificato con l’aggettivo dispregiativo “meritocratico”. La meritocrazia non piace a destra, a sinistra, al centro, a nessuno. Dunque, che il video di Suarez non sia messo in rete ad uso e consumo dei tifosi ma che rappresenti un monito per tutti gli esaminatori ed esaminandi presenti e futuri: attenti, il grande fratello vi guarda, e promuovere un asinello non è più consentito in Italia. Chissà, invece di punire, la magistratura potrebbe cambiare le cose, se gli interessa.