(Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”) Beppe Grillo: c’è roba, ci facciamo una pagina. Fate mente locale.
Negli ultimi due mesi: ha costretto il Movimento a seguire Mario Draghi (passato dall’essere «figlio di Troika» a «banchiere dotato di sentimenti»); ha espulso i parlamentari che si opponevano alla capriola (urlò a Stefano Patuanelli: «La Lezzi non è d’accordo? Ho-ca-pi-to-be-ne? Cacciatela!»;
ai grillini che vanno in tivù ha ricordato le vecchie regole: «Non fatevi interrompere. Se succede, vi alzate e ve ne andate» (quelli, vanitosi e preoccupati, hanno subito scritto agli autori dei talk: «Per favore, non fateci interrompere»);
si è convinto che il futuro debba essere «green», parola misteriosa per la maggior parte dei parlamentari, che così adesso nelle interviste parlano tutti come Greta Thunberg, ma sotto peyote;
ha rotto con Davide Casaleggio, con il quale è sempre stato cordialmente in antipatia (trattative in corso per mitigare le richieste economiche del figlio di Gianroberto, la piattaforma Rousseau ha i conti in rosso: ma considerate che, secondo la leggenda, Grillo si sarebbe fatto crescere la barba per risparmiare sulle lamette);
poi ricordandosi che, fondamentalmente, è un comico, si è esibito nella solita pagliacciata, uscendo dall’hotel Forum di Roma con un casco da astronauta in testa; poco prima, nella sua suite al quinto piano con vista Colosseo, serissimo aveva però annunciato a capi e capetti che «il Movimento andrà avanti con il centrosinistra e il vostro nuovo leader sarà Giuseppe Conte»; venerdì – infine – Grillo è intervenuto a sorpresa all’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari e ha seminato puro terrore evocando la terribile «regola del doppio mandato».
Più che un capo, un padrone. Spregiudicato. Perfido. Capriccioso. Magari ora risparisce per qualche mese. Però, intanto: panico. Intendiamoci: i parlamentari grillini sono abituati a Grillo, ascoltano di tutto, si fanno dire di tutto.
All’assemblea dell’altro giorno, di punto in bianco: «Siete dei miracolati! E so quello che dico» (appunto, per dire: Laura Castelli, viceministro dell’Economia, gestiva un Caf; Sergio Battelli, presidente commissione Affari europei, terza media e dieci anni commesso in un negozio per animali; Paola Taverna, vicepresidente del Senato, tredici anni in un laboratorio di analisi cliniche; e via così, in moltissimi casi).
Infatti nessuno osa dire quello che sarebbe normale dire: no, scusa, Beppe, questi toni anche no, non puoi umiliarci così. Niente. Zero. Incassano (del resto, incassano pure un ricco stipendio mensile).
Lui si diverte con il ghigno che conoscete (poi ne parla sempre con gli amici di una vita, un gruppetto genovese, tipi famosi e di successo, e ridono come matti: «Avreste dovuto vedere come mi guardavano, nessuno fiatava»): i parlamentari, in effetti, muti anche quando ha ricordato che molti di loro, giunti al secondo mandato – compreso il gruppo dirigente quasi al completo – si sarebbero dovuti trovare un lavoro alla fine della legislatura (Luigi Di Maio, non casualmente, propone da tempo la mandrakata del «mandato zero». «E che significa?», gli chiese ingenuamente Vito Crimi detto «Orsacchiotto» – copyright Roberta Lombardi. «Semplice: il primo giro non lo calcoliamo. Così, di fatto, i mandati diventano tre»).
Date per scontato che Giuseppe Conte stia riflettendo con apprensione. E non solo per questa grana del secondo mandato, la rivolta cova sotterranea. La domanda che ronza in testa all’ex premier adesso è: con Grillo sulle spalle che capo sarei? Conte sa che Grillo cambia idea con efferata facilità.
Sul palco, nei suoi spettacoli, diceva: «Ma la mamma di Salvini, quella sera, non poteva prendere la pillola?», e poi con la Lega ci ha fatto un governo. Sul Pd: «Detiene il monopolio immorale del record di indagati», e pure con il Pd è andato a Palazzo Chigi.
E quindi decine di spettacoli teatrali No vax: «La poliomielite stava scomparendo per cazzi suoi», «L’Aids è la più grande bufala del mondo», «Ne uccide di più il vaccino o il virus?» – oltre fake news sparse e silenzi improvvisi sui suoi luoghi oscuri, compresa la tragica vicenda giudiziaria che, in Sardegna, coinvolge il figlio Ciro. Eccolo Beppe Grillo di anni ormai 72. Sembra di sentirlo nel solito mantra violento. «Voi giornalisti mi fate schifo, siete vermi che strisciano, fantasmi vigliacchi, lombrichi miserabili». Lasci stare, è domenica, se la goda.