Ma lo avete sentito Draghi?

La comunicazione pubblica di Mario Draghi rappresenta un salto nella politica italiana. Nessun confronto serio è possibile con i vecchi soliloqui di tarda sera confezionati da Casalino e recitati dal piacione con la pochette.

Draghi nelle conferenze stampa che si è convinto a fare, per chi ha avuto modo di seguirle, ha incominciato a farsi conoscere, con la sua semplicità, il suo umorismo, la chiarezza, padronanza dei dossier. E pertanto è facile prevedere che dopo di lui non tollereremo più i politici che parlino in politichese, in quella lingua che dice e non dice per la semplice ragione che non hanno nessuna policy (politica applicata in maniera pragmatica) in testa. L’attuale ceto politico compreso Conte sono come quegli scolaretti svogliati che improvvisano davanti al prof discorsi senza nè capo nè coda per nascondere l’impreparazione di fondo.

Draghi è finalmente nel 2021 la persona che sa di cosa parla, chiamato nella politica italiana a tirare le castagne dal fuoco ad una massa di incapaci che il popolo ha mandato al governo invece di mandarli nelle campagne.

Naturalmente quelli che non capiscono la differenza abissale tra Draghi e Conte somigliano a quei baroni venduti che nei concorsi fanno vincere il raccomandato sul bravo. Niente di nuovo, dunque.

(mario lavia) L’entusiasmo che ieri ha contagiato l’élite politico-giornalistica di Twitter (per quello che vale) dopo la conferenza stampa di Mario Draghi può essere, chissà, l’anticipazione di una draghimania a livello più generale, di massa, presso un’opinione pubblica che altro non chiede che competenza e serietà prendano finalmente il posto di politicismi e tattichette da semiprofessionisti della politica tipiche del contismo come incarnazione 2.0 del trasformismo ottocentesco.