Sandro Modeo/ Perchè gli inglesi hanno approvato il vaccino per primi

Per tutti quelli a cui non piacciono gli uomini soli al comando e pensano a comitati, assemblee e procedure per progredire, ecco la storia raccontata da Sandro Modeo (su corriere.it) sull’annuncio storico della mattina di mercoledì 2 dicembre da parte dell’MHRA- Medicines and Healthcare products Regulatory Agency, l’«agenzia del farmaco» britannica: per la prima volta nella storia, viene ufficializzato l’impiego di un vaccino — quello di Pfizer-BioNtech — e in assoluto di un farmaco a mRNA, tecnologia altamente innovativa. E qui il vaccino a mRNA vede entrare in scena un’altra figura-chiave femminile. Se due straordinarie scienziate sono state decisive nella messa a punto della biotecnologia di base (l’ungherese Katalin Karikó) e del suo affinamento (la virginiana Melissa Moore), una dottoressa-farmacologa di grande esperienza come June Munro Raine nata Harris lo è per arrivare all’annuncio del 2 dicembre.
In generale, alla domanda sui «motivi del vantaggio» dell’Mhra, ha dato una risposta insieme metaforica e tecnica, ricordando che se la corsa al vaccino è assimilabile «alla scalata di una montagna» è «avvantaggiato chi parte prima», precisando subito dopo che la sua Agenzia ha iniziato a seguire i dati a giugno e che all’arrivo di quelli sulla fine del trial di Pfizer-BioNTech (10 novembre) «si trovava già al campo base»: e in effetti, i conti tornano, dato che Pfizer comincia il primo trial a maggio e il terzo a fine luglio.
Quanto alla propaganda, abbiamo già chiarito in apertura come tutto si stia svolgendo sotto il segno dell’orgoglio-Brexit: ma va anche ricordato che il Governo ha ordinato a Pfizer-BioNTech 40 milioni di dosi. Alla fine, senza voler abbracciare inerti posizioni salomoniche, ogni strategia sembra legittima. Lo è quella dell’Ue e dell’Ema, che deve coordinare 27 Paesi membri e preferisce somministrare il vaccino — anziché sotto l’«autorizzazione d’emergenza» — sotto la canonica «autorizzazione controllata», la sola che permetta la distribuzione universale e commerciale. Ma lo è anche quella del Regno Unito, che cerca di avvantaggiarsi sulla ricerca dell’immunità di gregge e quindi sui tempi di una ripresa non solo economica, ma anche psicologica e sociale.

E in ogni caso, non dobbiamo mai perdere la visione grandangolare. Certo, può infastidire o indignare che la competizione in corso (la corsa al vaccino) avvenga passando per la ricerca del profitto e/o del consenso. Ma una simile riserva — insieme nobile e infantile — non può annebbiare l’arco della parabola: un vaccino nuovo, trovato (con una biotecnica nuova) per un patogeno sconosciuto, in meno di dieci mesi. Augurarsi che il Regno Unito fallisca — che chiunque fallisca, in questa corsa — vuol dire non comprendere l’entità della posta in palio; la portata di questa nuova acquisizione.