Conoscete il gioco delle tre carte che vengono coperte da bussolotti? E’ facile, e forse da lì nasce la mia idiosincrasia per le “scatole”. A me interessa andare a vedere cosa c’è sotto il bussolotto, non chiedermi di scegliere a prescindere. Chiamo scatole quelle entità astratte sulle quali ragioniamo di continuo e che sono gli oggetti del dibattito pubblico. Per capirci, se il sindacalista Maurizio Landini, suggerisce che «lasciar fare solo al mercato non ha portato a grandi risultati», c’è un equivoco. «Stato» e «mercato» sono solo parole, non esistono: esistono imprenditori, consumatori, manager, contribuenti. Se io parlo con qualcuno della Juventus e dico che “ ha giocato bene nel primo tempo ma poi si è persa nella ripresa” faccio diventare una “squadra” (che chiamo scatola) il soggetto lasciando in ombra i suoi atleti (che poi sono il contenuto della scatola). Noi generalizziamo, discutiamo sempre in maniera astratta, per comodità, facendo prevalere il contenitore sul contenuto, la categoria sulle persone, il tutto sulle parti. Il fatto è che l’astrazione ci porta non solo a prescindere dalle componenti reali ma anche a dover assumere sempre decisioni sulle scatole e non su ciò che contengono. Chi ha votato la “repubblica” piuttosto che la monarchia al referendum istituzionale del 1946 forse più che un’idea ha votato una persona. Se al posto di Umberto II di Savoia ci fosse stata Elisabetta d’Inghilterra forse la monarchia avrebbe vinto. Questo dover fare delle scelte sulla base delle scatole mi provoca da sempre un forte disagio, ed è perciò che tento di non appartenere a bandiere, partiti, categorie, tento di non essere tifoso nè fanatico nè manicheo. Mi piace la Juve perchè dentro la scatola ci sono diversi giocatori che mi piacciono, ma stravedevo per Maldini del Milan o Mariolino Corso o Meroni. Se uno mi chiede: ma tu sei contro il sindacato o contro? Non so rispondere perchè Trentin o Carniti sono stati miei punti di riferimento e Landini non mi dice nulla. Lo stesso avviene per le corporazioni, nella magistratura Falcone e Borsellino, ancor prima che venissero trucidati, li consideravo i miei eroi ma Palamara era un disonesto ai miei occhi già quando si occupava di calciopoli e della Gea. Il pd mi piace ma da quando Calenda non ne fa più parte mi piace di meno, del M5s non me ne piace uno che sia uno mentre nella Lega mi piacciono Giorgetti e Garavaglia. Crosetto di Fratelli d’Italia mi piace, nel giornale “Il Fatto” l’unico che mi piaceva, Stefano Feltri, non c’è più. Insomma, dentro ogni scatola ci sono pennarelli di tutti i colori. E’ necessario che ciascuno sappia scegliere il pennarello giusto senza fissarsi con la scatola, il significato di ogni contenitore deriva dal contenuto. Ogni scatola astrattamente parlando non significa nulla. Ogni scatola vale quanto un’altra e dentro ci sono persone di valore e altre senza valore alcuno. Purtroppo la moneta cattiva scaccia quella buona, e questa non è un’astrattezza ma la realtà. Osservate il solito storico ricatto dello Zingaretti di turno: se non vuoi Salvini al governo devi accettare questa scatola (governo). Ma no, Zingaretti bello, a me importa poco della tua scatoletta, della tua formula, io le approvo se non ci sono Conte, Di Maio e altri sei. Ma che ci volete fare, l’ideologia ([dal fr. idéologie, comp. di idéo- “ideo-” e -logie “-logia”]) funziona così. Si chiama: accettazione a scatola chiusa. Prendere o lasciare. Me ne sono liberato dopo il ’68, nel 1970, e non mi abbindolano più.
PS= Se volete capire il mio discorso dovete capire il film di Cristopher Nolan “Inception”. Nolan stesso nel 2015 invitò i laureandi di Princeton a non inseguire i propri sogni, bensì la propria realtà. Perché le astrazioni di cui ci si innamora sono dei sottogruppi della realtà.