IL PARADISO DEI SOLITI IGNOTI

Quanti decenni ci sono voluti per debellare l’evasione del canone Rai? Perchè i governi non sono intervenuti prima inserendo la tassa nella bolletta Enel?
Perchè i sindacati o i giudici non fanno la guerra ai padroni che trattengono dalle buste paga dei dipendenti il 60%? Perchè non applicano il “reverse change” (l’Iva pagata dal venditore e non dall’acquirente) a tutte le pompe bianche che aprono nel sud per vendere carburanti ( l’ evasione sulle accise dei prodotti energetici vale 2 miliardi e in un solo anno, tra il 2016 e il 2017 è salita di quasi 500 milioni)? Il governo parla di lotta all’evasione, una partita che vale in totale 107 miliardi l’anno: prevede di incassare circa 7 miliardi. Per l’opposizione di Renzi non sarà possibile incentivare l’uso delle carte (43 pagamenti elettronici all’anno da noi contro gli oltre 140 dell’estero) e quindi intendono ripartire dalle dichiarazioni dei redditi. La cosa è comica se non fosse tragica. In Italia le dichiarazioni dei redditi sono spesso false ma stringere quelli che le fanno e pagano imposte mentre gli invisibili (il 60% della popolazione) che non versano un solo euro sono lasciati in pace, è ridicolo. 6 italiani su 10 (mentre il governo e la stampa parlano di come farsi dare soldi dagli altri 4, noti & spremuti) semplicemente vivono ignorando questi discorsi, che non li riguardano. Sconosciuti al fisco, anonimi, fantasmi, continuano ad incassare senza versare nulla. Ciascuno di noi meridionali ogni santo giorno ha a che fare con decine di persone che lavorano in nero. La politica italiana da sempre senza distinzione di colore e bandiera non se ne cura. Mentre in America chi evade il fisco è considerato peggio di un serial killer, l’Italia atea o cattolica ha nei confronti degli evasori soltanto atavica indifferenza: chi non paga un euro di tasse è considerato con tenerezza alla stregua di un barbone che vive in stato di necessità.
Le imposte più evase sono l’Iva, con 35,9 miliardi, e l’Irpef sul lavoro autonomo e impresa, con una media 33,3 miliardi, a cui vanno sommati altri 5,3 miliardi di Irpef sul lavoro dipendente irregolare, per un totale di 38,6 miliardi. Per quanto concerne le entrate contributive, secondo l’ipotesi massima di stima, nella media 2014-2016 risulta un ammontare evaso pari a circa 11,4 miliardi di euro all’anno, di cui 8,6 miliardi circa a carico dei datori di lavoro e 2,7 miliardi a carico dei lavoratori dipendenti. L’evasione fiscale e il lavoro sommerso sono poi causa ed effetto di un costo della vita che al Sud è più basso del 25% rispetto al Nord: un dipendente pubblico che vive al nord fa la fame; al sud è ceto medio. Ecco l’autonomia che piace al Sud piagnone.