Hamas e i paesi arabi son d’accordo, mentre estremisti della destra israeliana, della teocrazia iraniana e dei talk show italiani mostrano il muso imbronciato

Ieri sera su La 7 prima Gruber (con Lucia Caridi e Lucio Caracciolo)  e poi Formigli (con Montanari) avevano una sola idea da affermare: il cessate il fuoco a Gaza è dovuto alle manifestazioni di piazza in tutta Europa. Ennesimo segnale delle 2 sinistre (che io definisco massimalisti e riformisti) esistenti in Italia e che vedo inconciliabili.

Intanto sui social emerge sempre più chiara una corrispondenza fra i messaggi dei sostenitori di Putin e una parte della narrazione filopalestinese italiana. Alla notizia della firma dell’accordo voluto da Trump, mentre in Palestina e in Israele si festeggiava, molti elementi filopalestinesi fuori dai confini mediorientali manifestavano la loro contrarietà. E i gruppi Telegram in lingua italiana più attivi nel criticare l’accordo sono gli stessi che rilanciano e propalano quotidianamente la disinformazione russa. Sui media tradizionali e sui social network inizia a emergere sempre più chiara una certa corrispondenza fra i messaggi filorussi e una parte della narrazione filopalestinese italiana, soprattutto dopo il cosiddetto “effetto Flotilla”, cioè le mobilitazioni di piazza che hanno seguito la missione degli attivisti via mare.

Certo è che i due fronti politici condividono l’attacco all’occidente e soprattutto all’America, quello contro i media tradizionali, l’uso di parole chiave condivise.

Il Cremlino è l’unico attore che ha un vantaggio esplicito dalla creazione del caos nelle società occidentali – l’uso di tattiche ibride in altri paesi, facendo leva sul sentimento suscitato dalla guerra a Gaza, è stato notato e documentato dall’intelligence francese, anche di recente, per esempio nella campagna di graffiti con la stella di David a Parigi e nell’operazione delle teste di maiale lasciate davanti alle moschee. Ed è la Russia ad avere come obiettivi espliciti le infrastrutture europee, obiettivi condivisi dal movimento “Blocchiamo tutto” che nei giorni scorsi ha fermato alcune stazioni ferroviarie e strade italiane. Al di là delle legittime proteste di piazza, la spinta sulla retorica antisistema, influenzata da attori statuali come la Russia, andrebbe sempre tenuta a mente se vogliamo davvero essere capaci di difenderci dalla guerra ibrida. 

Personalmente sottoscrivo ogni parola scritta da Christian Rocca: “Ma se perfino Hamas, oltre ai già convinti paesi arabi, è d’accordo sul processo di pace, mentre solo gli estremisti della destra israeliana, della teocrazia iraniana e dei talk show italiani mostrano il muso imbronciato, c’è poco da fare gli schizzinosi sul progetto apparecchiato dagli agenti immobiliari di Donald Trump. C’è certamente da diffidare delle intenzioni, delle motivazioni e degli interessi neppure troppo nascosti di Trump, e anche della sua capacità di dare seguito al processo di pace ai primi possibili inciampi, ma a tragedia compiuta sono dettagli di fronte alla liberazione degli ostaggi israeliani e alla fine dei bombardamenti sui civili palestinesi. La pace a Gaza, se regge, è un gran risultato, anche se i crimini di Hamas e di Netanyahu non si potranno cancellare, anche se a Washington sorgerà un obelisco per celebrare la gloria dell’aspirante dittatore Donald Trump”.