Scrive il Corriere a proposito di una telefonata tra Conte e Draghi:
Ma Conte non ha finito: «A che gioco state giocando? Se ci volete fuori dal governo me lo dovete dire, chiaro e tondo». Il plurale lega Draghi a Luigi Di Maio.
L’ennesima puntata (una serie HBO in dieci puntate vedibile su tutti i canali) del Conte in cerca di un pretesto per staccarsi dal governo (l’altra serie noir riguarda Salvini), sorprende per la pretestuosità del motivo, che Stefano Cappellini ha sintetizzato nel gioco del telefono senza fili: la frase iniziale passando da persona a persona viene stravolta. Sembra che tu abbia detto a Grillo che…me lo ha riferito quel galantuomo di De Masi..
Solo una nullità avvalorata dai soliti noti Travaglio, Bersani, Fassina, può alzare la voce verso Draghi che nella sua vita, prima di dover aver a che fare (per intercessione di Santo Mattarella) con l’Elevato e il Sottoposto Giuseppi, ha dovuto scontrarsi e negoziare con banchieri centrali, ministri e leader di tutto il mondo, statisti e grand commis. Uno abituato a confrontarsi con Obama e Merkel oggi deve guidare Di Maio e ascoltare Giuseppi che al telefono ripete quello che Casalino a fianco gli suggerisce di dire. Pure ‘e pullece tenene ‘a tosse.
In un mio romanzo “Azzurro” (2018) che si concludeva nel 2026, scrissi a pag. 160, immaginando il futuro: ” La metà degli uomini portava la pochette al taschino e i polsini un pò più voluminosi per accogliere i gemelli. Mi ricordavano quell’avvocato Conte che anni fa comparve nella politica italiana e adesso non so più cos’è finito a fare”.