“Più studiamo la vita e la letteratura e più ci convinciamo che dietro ad ogni cosa meravigliosa vi è una individualità, e che l’uomo non è un prodotto della sua epoca, ma è l’uomo appunto che crea la sua epoca”.
Marcel Jacobs ha vinto l’oro olimpico sui 100 mt e qualche giorno dopo si è scoperto chi è stato il suo allenatore più prezioso, Paolo Camossi. Poi, certo, via via sono usciti vari personaggi che hanno giurato di essere stati artefici di tanto prodigio, la madre, il padre putativo, ma certo è che senza Camossi questo campione non sarebbe esploso.
E’ quello che succede nelle vite di tutti, tanti incontri, possibilità, occasioni, ma c’è sempre una persona speciale che magari rappresenta la svolta , la sliding door che si apre così la vita assume una traiettoria inaspettata. Prendiamo i Beatles, erano pur sempre uno dei duecento gruppi beat di Liverpool e stavano già lottando da tempo per ottenere il successo. Ma fu l’incontro con Brian Epstein a rappresentare la svolta. Benché non avesse avuto altre esperienze come agente Epstein rivelò un’innata abilità nel presentare e promuovere il quartetto. Morì a soli 33 anni, il che forse spiega perchè i quattro non sono riusciti a stare insieme per più tempo. Per finire con i Beatles come non ricordare il “quinto beatle”, il produttore e arrangiatore Sir George Henry Martin (1926 – 2016)? Senza di lui sicuramente non avremmo avuto quelle meravigliose registrazioni dei brani musicali, pieni di strumenti, archi, effetti, cori, inventati da una mente creativa prodigiosa che è riuscita a rivestire le idee musicali dei quattro anche quando esse erano esili o troppo commerciali. Insomma, lo stile, la classe dei Beatles ha un solo nome, George Martin, ed è del tutto inutile che qualcuno si metta a disquisire sul lavoro collettivo della squadra dove ciascuno apporta il suo piccolo contributo e tutti sono essenziali per cui il valore aggiunto altro non sarebbe che la somma di tanti apporti. Tutto vero, la musica o il cinema, le arti o lo sport sono attività dove il successo arride ad uno solo, l’Artista, ma dietro di lui ci sono molte persone e molti contributi. Verissimo, un film è fatto dal regista, ma è opera collettiva in cui lo scenografo e il direttore della fotografia, il montatore e il costumista, lo sceneggiatore e il musicista lavorano insieme per confezionare un prodotto finale. Ma, anche quello che è, tra le arti, l’esempio più eclatante di opera collettiva non contraddice quanto stiamo affermando: che il perno di tutto sono le persone. A volte basta una sola persona, un allenatore, o un arrangiatore, o un produttore, altre volte devi saper scegliere più persone, ma il concetto è che non puoi sbagliare nessuna scelta. Un film non sarà un’opera d’arte se è confezionato da tante altissime professionalità alle quali si aggiunge una scelta sbagliata, un cretino. Nessuna squadra di calcio può vincere se tra gli undici (oggi poi ci sono i cambi) c’è una schiappa, nessun governo può far bene se tra i ministri si ritrova un deficiente, e così via. Non sto parlando delle muse, che sono ispiratrici. “Nel 1968 Annalisa Cima incontrò Eugenio Montale ed ebbe inizio una grande amicizia basata su una profonda stima reciproca”. Lui aveva 72 anni e lei 27 anni, ma diventò la sua ultima musa.
Non sto parlando dei magnati dell’industria come Julie Greenwald. Tutti conoscono Bruno Mars o Ed Sheeran, Jay-Z o i Beastie Boys, Jess Glynne o Cardi B, ma pochi sanno come si chiama quella che ha lanciato e accelerato il successo di tutti sul versante statunitense, il CEO della Atlantic Records la quale produce e lancia solo artisti di successo.
Non sto parlando di manager come Luigi Di Meio che parte dalla Fiat, passa per la Seat, approda alla Renault e si affianca a Marchionne quanto a carisma ed efficienza. No, io parlo di tanti sconosciuti al grande pubblico che guarda la star e non sa che tutto è stato congegnato da una persona misteriosa ai più che sta dietro le quinte. Tutti quanti conosciamo, almeno per nome, il celebre cantante e musicista Elvis Presley. Meno persone, invece, conoscono il Colonnello Tom Parker, che fu il suo manager, ma non solo. Parker, infatti, non solo contribuì in maniera significativa al successo del cantante, ma inventò – o quasi – un nuovo modo di fare il manager nell’industria dell’entertainment.
Dopo essere diventato suo rappresentante unico nel 1956, lo guidò sulle scene nazionali americane e lo fece apparire in popolari show televisivi, avviando anche la sua carriera di attore.
Oppure Livio Garzanti. Classe 1921, figlio del grande editore Aldo, uomo di cultura e ingegno, si deve a lui la scoperta di autori come Pasolini, Gadda e Volponi. Ma anche Giulio Einaudi fu il generoso scopritore di talenti che pubblicò in solo decennio le opere di nuovi scrittori come, fra gli altri, Carlo Cassola, Beppe Fenoglio, Mario Rigoni Stern, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Natalia Ginzburg.
Insomma, una sola persona, una sola e succedono tante cose mirabili. Alla faccia di quelli che se la prendono con l’uomo solo al comando. E vorrebbero che la politica, chissà perchè, funzionasse in modo diverso da come funziona l’industria, l’arte, lo sport, la musica (avete presente il direttore d’orchestra?). C’è una sola cosa difficile: trovarla la persona giusta.