Il dialogo, organizzato dalla Rubbettino, tra lo storico Ernesto Galli della Loggia e Gianni Speranza sul libro di quest’ultimo “Una storia fuori dal Comune” , mi ha incuriosito perchè conosco molto bene le idee dei due e quindi mi aspettavo di ascoltare tutto quello che Galli della Loggia ha puntualmente sottolineato. Non tanto e non solo il ruolo delle Regioni per cui la cancellazione della riforma del Titolo V sarebbe una cosa da fare domani (ma cosa fatta capo ha, dice il proverbio toscano non a caso citato da Dante), quanto la cd “personalizzazione” della politica che un sindaco da sempre incarna. Un buon sindaco è una persona, dice della Loggia, in cui i suoi cittadini hanno fiducia. Le persone, ho scritto io più volte, vengono prima dei programmi.
Ora si dà il caso che tale punto politico la sinistra italiana non l’accetta, per cui una cosa del genere la può dire uno storico che vien considerato, a sinistra, come un moderato o uno di destra. Il punto è che la sinistra in pubblico non parla di “persone” ma di intellettuale collettivo, non vuole capi ma portavoce, non costruisce leader ma collettivi, non vuole decidere nulla se prima non si passa per una assemblea. In pubblico il rituale è questo, poi di fatto la sinistra, da Lenin in poi, ha soltanto insediato capi, più o meno autorevoli, spesso dittatori.
La sinistra ancora nel 2021 se la prende con l’uomo solo al comando, Renzi non a caso si dice e scrive che perse il referendum perchè aveva personalizzato troppo la battaglia.
E allora concludiamo dicendo che Gianni Speranza ha scritto un libro (rimando a quanto ho scritto in un precedente articolo) in cui personalizza troppo la sua esperienza di sindaco. A me sta benissimo ma a tutti i benicomunisti che ci sono in giro non credo che la cosa possa piacere. Dico questo e lo scrivo perchè per il futuro di Lamezia dobbiamo individuare una persona adatta ad essere un buon sindaco. Dopo che lo avremo fatto, parleremo di tutti i programmi che volete.