(Repubblica, inchiesta di Carlo Bonini,21/4/21) Il professore Francesco Fedele, si legge nell’inchiesta di Repubblica “Agnese nel Paese dei baroni” sull’università malata e sulla strage silenziosa del merito, nel settembre 2013 allargò le porte del reparto di cardiologia dell’Ospedale Umberto I di Roma a sei specializzandi obbedienti, tra cui uno che era diventato il suo autista personale. Il futuro cardiologo accompagnava il professore all’università, all’aeroporto, ai convegni, ma anche in salumeria. E non era un furbo lecchino, piuttosto un neoliberto senza via d’uscita. Era di Lamezia Terme. Raccontò un compagno a lui vicino: “Il cosiddetto autista del professore Fedele è lo studente con la media più alta del mio corso, una persona davvero in gamba che, emigrata da Lamezia a Roma, indisponibile a una nuova fuga, è stata costretta a lavorare come uno schiavo in reparto e, quindi, ad abbassarsi al ruolo di autista”.