Vaccini: quegli italiani che si divertono con le tragedie

Fra una settimana ci è stato detto che dovremmo toccare 500 mila vaccinazioni. Per farlo serve un’immediata accelerazione, tutt’altro che impossibile. Basta guardare alla Germania che nei primi giorni di aprile, con una dotazione vaccinale in linea rispetto a quella italiana, è passata da 250 mila a 720 mila vaccinazioni al giorno: quasi il triplo. Se il problema non sono le forniture, quali sono i colli di bottiglia che al momento sembrano impedire all’Italia le stesse performance? Senza voler approfondire un termine misterioso per la pubblica amministrazione italiana che è “logistica”, si è ormai compresa a pieno quale sia la ragione che ha impedito finora di far effettuare le vaccinazioni, sulla base del solo criterio dell’età (e non delle categorie) ai medici di famiglia italiani. Sarebbe stato troppo facile, ogni dottore sa tutto dei suoi pazienti e li avrebbe convocati in un orario preciso, e sarebbe stato pure economico. Ma il punto è proprio questo, in Italia la linea che congiunge due punti non è una retta ma una curva tortuosa.

Ogni medico che ha finora vaccinato i suoi assistiti (a cominciare dai più anziani e fragili che solo lui sa perfettamente quali siano) lo ha fatto per 6 euro a cranio. Magari prima sentendosi dire dagli addetti delle farmacie ospedaliere “dottò, ve li dò i vaccini perchè siete voi” (in Italia nessuno fa il suo lavoro, tutti fanno solo piaceri) e poi dovendo lavorare da solo con una segretaria o infermiera personale. Invece se un dottore (magari pensionato) va a vaccinare in un centro messo in piedi dalla Protezione civile prende 80 euro all’ora (avete letto bene, all’ora); un infermiere 35 euro all’ora.

Ecco spiegata la ragione per la quale le Regioni non hanno coinvolto subito e presto i medici di famiglia, essendosi creato l’ennesimo business che è tipicamente italiano, dopo le mascherine e i dispositivi medici pagati a peso d’oro a questo o quel filibustiere e rivelatisi niente di più che il solito film alla Totò truffa. Di Arcuri, non a caso rimpianto solo da Travaglio & C., ne sentiremo riparlare, magari.

Così una vaccinazione che impostata su medici di famiglia e farmacie potrebbe sul serio arrivare alle 500 mila dosi al giorno, è stata messa in mano ai volontari della Protezione (che di logistica sanno quanto ne so io di cibernetica) e a medici vaccinatori che vengono pagati uno sproposito.

Così la digitalizzazione ti consente di ottenere una prenotazione del vaccino in un luogo preciso e con un orario che potrebbe oscillare di 60 minuti. Ma non illuderti, non appena giungi sul posto capisci che gli italiani non siamo in grado di far la fila nè di organizzare un servizio efficiente, come hanno fatto israeliani, inglesi e americani. 60 minuti diventano un pio desiderio che la macchina non è in grado di realizzare.

Non lo siamo perchè nessuno sa di cosa si occupa la logistica, anche se tutti ci serviamo spesso di Amazon. E agli italiani non gli puoi togliere il bernoccolo degli affari e del business. Quando ci fu il terremoto dell’Aquila, ricordate?, il costruttore Francesco Maria De Vito Piscicelli divenne un nome noto a causa dell’intercettazione in cui rideva alla notizia parlando degli “affari” che si sarebbero potuti fare in Abruzzo con la ricostruzione. Disse al telefono: adesso ci divertiamo