Lamezia/ La foce inquinata del torrente Turrina. Ora sappiamo perchè

L’operazione “Waste Water” coordinata dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio e dal Sostituto Procuratore Marica Brucci ha portato ad una misura cautelare personale e reale emessa dal GIP Emma Sonni nei confronti di 4 persone, di cui tre amministratori dell’Ilsap Srl e il direttore dello stabilimento produttivo della società, autori di plurimi reati in materia ambientale.

Il fatto è che la foce del torrente Turrina sono troppi anni che compare sulla stampa e quel fiume con le sue esondazioni ha provocato morti e distruzione.

Era il 2013 quando a pochi  giorni dall’inizio vero e proprio della stagione balneare “il Lametino” dava conto di un “sequestro che pone diverse riflessioni ed interrogativi sullo stato di salute del mar Tirreno nei pressi di Lamezia. Dopo che nella giornata di ieri avevamo dato notizia di un sequestro di discarica di rifiuti pericolosi a due passi dal mare e dal torrente Turrina , vicino l’area industriale di Lamezia, ecco arrivare oggi un nuovo sequestro operato dalla Guardia Costiera di Vibo sempre nella stessa zona. Durante ulteriori attività di controllo nell’area a seguito del sequestro della discarica abusiva, gli uomini della Guardia costiera hanno rinvenuto, poco distante dal luogo del sequestro ed in prossimità dell’area industriale e del torrente Turrina anche una vasta area di 15.000 metri quadri adibita a discarica abusiva di “fanghi biologici in sospensione”. Una vasta laguna illegale di fanghi, per fortuna ancora distante dal mare ma vicino alla foce del Turrina”.

Ma la vicenda tragica per noi lametini diventa comica quando tre anni dopo nell’aprile 2016 il geologo Pileggi (Amici della Terra) è costretto a precisare che “i dati sulla balneazione forniti dal Ministero della Salute sono erronei e possono esporre a rischio la salute dei bagnanti in quanto indicano come balneabili alcuni tratti nel comune di Lamezia in corrispondenza delle foci del torrente Bagni e Turrina”.

Si procede così con il divieto di balneazione anno dopo anno. Per esempio si legge “anche per la stagione balneare 2018 sulla costa del Comune di Lamezia Terme sarà vigente in prossimità delle foci dei fiumi Bagni ed Amato (200 a destra e sinistra dello sblocco a mare), nel tratto di costa ricadente tra 100 metri a destra del pontile ex S.I.R. e la foce del torrente Turrina, nella zona di mare antistante la foce del Torrente Cantagalli-Bagni e del Collettore aeroportuale località Ginepri -S.Eufemia Lamezia Terme per la presenza di materiale ferroso affiorante e non emerso”. Sempre nel 2018 la Guardia costiera di Vibo Valentia eseguì, a Curinga, il sequestro preventivo di parte di una condotta fognaria comunale che sversava liquami nel torrente Turrina. Il provvedimento fa seguito ad una precedente indagine che aveva portato alla denuncia del sindaco attuale e del precedente per i reati di danno ambientale, deturpamento di bellezze naturali e scarico non autorizzato di reflui fognari.

Finalmente nel 2021 abbiamo aggiunto un tassello accanto al divieto di balneazione, cominciano a spuntare fuori dei responsabili dell’inquinamento. Per una vicenda che noi abbiamo documentato dal 2013 ma che in realtà è antichissima, è il caso di dire “eppur si muove”.

Secondo l’ing Daniele Cerra che sul “Lametino” sull’inquinamento sta pubblicando foto scattate dai satelliti ” nell’intero golfo possiamo notare due diversi tipi di materiale organico sospeso nell’acqua. Da un’analisi spettrale dell’immagine, le sostanze organiche  che fanno apparire le acque azzurrine sembrano principalmente composte da fitoplancton, mentre le zone di acqua verde nella zona interna del Golfo sembrano contenere un’alta concentrazione di un piú importante indicatore di contaminazione: il materiale organico disciolto cromoforico (CDOM), il cui valore spesso aumenta in prossimità di scarichi fognari”.

Scarichi fognari, Curinga, torrente Turrina, lo sapevamo da sempre ma forse aspettavamo il procuratore Curcio