Dopo l’assalto a Capitol Hill, cosa possiamo registrare per lasciarlo ai libri di storia?
1.Innanzitutto vorrei segnalare le parole del vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che a proposito delle dichiarazioni di Conte su Trump ha osservato: «Avrei detto di più». Mizzica. Un siluro, un attacco senza precedenti, che coraggio da leoni ha questo Orlando. Magari Conte si offenderà? “Se non altro, è un piccolo segnale di vita del pd” scrive F. Cundari).
2.Alcuni intellettuali dinnanzi a qualsiasi avvenimento intonano l’unico ritornello che conoscono, sulla sinistra della ZTL incapace di comprendere le ragioni della rivolta populista – diseguaglianze, esclusione sociale, disagio delle periferie. L’assalto a Capitol Hill a loro, invece della parodia della marcia su Roma assomiglia alla presa della Bastiglia.
3.Prendiamo il seguente commento comparso su twitter: «Scene che ci fanno riflettere su estrema fragilità democrazia Usa. Ma, attenzione, è un segnale per tutte le democrazie. A quale risentimento arriva un popolo colpito da enormi disuguaglianze, che non crede più che esista un’alternativa. E lo spazio che ciò apre all’autoritarismo».
Come ha spiegato Francesco Cundari su Linkiesta se uno non sapesse chi lo ha scritto sarebbe incerto. Potrebbe pensare a Giorgia Meloni (che è stata giustamente criticata per aver detto «mi auguro che le violenze cessino subito come chiesto dal Presidente Trump», cioè da colui che le aveva innescate). Oppure a qualsiasi grillino, da sempre amici dei complottisti, dei gilet gialli e di Trump.
In realtà il commento è di Fabrizio Barca, al quale poi si sono aggiunti altri, come il solito Tomaso Montanari. La loro spiegazione del tutto è la disuguaglianza. La moglie vi ha lasciato? Si è diffuso il Covid? Vince la Juve? Un papa si è dimesso? La spiegazione sta nella disuguaglianza.
Ricapitolando, come si chiama quella cosa che succede quando un capo di Stato rifiuta di riconoscere una sconfitta patita in libere elezioni e invita i suoi a marciare a migliaia sul Parlamento, e loro vi irrompono fino a costringere i rappresentanti scelti dal popolo, in altrettanto libere elezioni, a barricarsi e farsi proteggere — tragicamente — dalle armi, indossare maschere antigas e farsi scortare in un posto sicuro, mentre il suddetto capo di Stato non pronuncia una sola parola di condanna, anzi dice a chi ha violato il più sacro dei palazzi di una democrazia “vi amo, siete persone speciali”? E poi twitta “questo è ciò che succede quando una vittoria ampia e sacrosanta viene sottratta a dei patrioti”? In qualsiasi parte del mondo quella cosa la si chiamerebbe tentativo di colpo di Stato.
Bene, in Italia abbiamo a sinistra chi ci ammonisce:
Capite «a quale risentimento arriva un popolo colpito da enormi disuguaglianze, che non crede più che esista un’alternativa».
4.Un popolo che aveva appena votato a stragrande maggioranza per Joe Biden, con affluenza record, non si capisce per quale motivo dovrebbe essere rappresentato da qualche centinaio di fascisti (molti per essere più precisi dichiaratamente nazisti, con magliette su cui campeggiava un acronimo che sta per «6 milioni non erano abbastanza», inteso ovviamente come il numero degli ebrei sterminati da Hitler).
Ve lo immaginate cosa avrebbero detto gli antifascisti di allora, se qualche intellettuale di sinistra avesse fatto analoghe considerazioni davanti alla marcia su Roma?
Biden ha stravinto le elezioni, e proprio nel giorno dell’assalto al Congresso aveva vinto persino in Georgia, ottenendo pure la maggioranza nei due rami del parlamento. Se l’analisi del voto americano e dei suoi più profondi significati sociali è la stessa indipendentemente dal fatto che Trump stravinca, pareggi o straperda, è difficile definirla perspicua. Si direbbe più un pregiudizio.
Ma è un pregiudizio che in Italia ha già fatto grossi danni e potrebbe farne anche di peggiori. Le radici storiche del populismo e del giustizialismo di sinistra sono antiche. Si tratta, da un certo punto di vista, di una malattia ricorrente. Ma fino a qualche anno fa, se non altro nei gruppi dirigenti, c’erano ancora degli anticorpi. Da quando anche gli ultimi difensori del primato della politica, della democrazia parlamentare, del ruolo dei partiti e di una certa cultura istituzionale si sono accodati al grillismo, la situazione si è fatta molto più grave.
Siamo alla frutta se la discussione su come e quanto all’origine del populismo ci siano (anche) ingiustizie e diseguaglianze diviene l’alibi e il nascondiglio dei populisti alla Trump. Prima vengono la difesa della democrazia e dei diritti fondamentali della persona, poi il resto.
5. Infine, leggiamo come ragiona Alec Ross, per quattro anni consigliere dell’ amministrazione Obama e già membro della squadra della transizione. «L’ assalto al Campidoglio non è opera di una minoranza insignificante. Ci sono 20 milioni di americani radicalizzati». «Trump ha 74 milioni di elettori. Di questi, circa 20 sono radicalizzati. Il pericolo è qui». “Ci sono almeno altri venti o trenta Trump nel Congresso o tra i governatori. E poi c’ è la base. Io sono del West Virginia e nel mio Stato posso vedere benissimo gli effetti del trumpismo. Ma il processo era in atto da anni, Trump è il prodotto non la causa. Così se fra due settimane dovesse prendere un volo di sola andata per la Scozia, e restasse lì tutta la vita a giocare a golf, il problema resterebbe”. “Il nostro capitalismo oggi funziona bene per New York e Los Angeles, ma esclude molte aree. L’ estremismo, anche quello di sinistra, nasce da qui. Gli americani credo siano spaventati da quello che abbiamo visto. Il repubblicani devono scegliere: o il trumpismo o il conservatorismo di Reagan e Bush”.
6. Riepilogando: Trump non è la causa ma il prodotto, il problema sociale ed economico resterà anche senza di lui. Ma la difesa delle istituzioni, del responso elettorale, dei diritti della persona vengono prima delle ingiustizie e disuguaglianze. E’ il solito ricorrente ragionamento intorno al rapporto tra ingiustizia e proteste. Qualsiasi Stato, o qualsiasi Autorità in una democrazia non può consentire la violenza. I fini non giustificano mai i mezzi. Se dal Vaffa passi alla violenza lo Stato ti deve bloccare e mandare in galera.