Quest’anno anche in Premier League hanno introdotto il Var e già dalle prime giornate si capisce come lo intendono gli inglesi: il Var si aggiunge all’arbitro per cui se il Var interviene l’arbitro non va a rivedere ma aspetta la decisione finale del Var. In Italia, paese del formalismo giuridico, si vuole che l’ultima decisione, invece, sia dell’arbitro (il Var è una specie di segnalinee) per cui se interviene il Var sarà sempre l’arbitro a decidere in ultima istanza se andare a rivedere l’episodio o se tener conto del suggerimento del Var. Ecco quindi come il nostro Paese, more solito, si incarta in protocolli, procedure, combinati disposti (Ma vallo a rivedere, che ti costa?, grida Caressa), sacrificando la semplicità. Gli inglesi invece vanno al sodo (anche in campo l’arbitro fischia non quando uno cade ma solo quando si usa la violenza): arbitro e Var sono sullo stesso piano e, quando l’arbitro non ha visto bene, la tv con la moviola, lo corregge. Dirigono in 2, in Italia solo 1: se è cretino o disonesto la tecnologia non può rimediare (vedi l’arbitro Mariani di Genoa-Milan con il rigore dato sul tuffo di Kuamè)