Ad un ragazzo l’augurio più grande e sincero che farei è il seguente: Non mi diventare come Di Battista. Ogni giorno sui giornali si racconta un “affondo” dell’Alessandro furioso. Ma chi è questo 41enne già deputato con il M5S nella XVII legislatura. E’ laureato, sposato e ogni giorno sui social se la prende con il pd o con qualcuno. Una specie di incurabile ossessione. “Possiede il 30% del capitale sociale della azienda di famiglia, la Di.Bi Tec. una società di capitali a responsabilità limitata amministrata dal padre, della quale, pertanto, risulta socio di maggioranza, a pari livello della sorella Maria Teresa. Nel 2017, la società non ha adempiuto all’obbligo di deposito e pubblicità dei bilanci. Dagli esercizi precedenti risultano iscritti a bilancio debiti nei confronti di vari soggetti, incluso l’INPS e l’erario: deve alle banche 151.578 euro mentre i debiti verso i fornitori sono 135.373 euro. Nel gennaio 2019 il padre ha ammesso che l’azienda ha usufruito delle prestazioni di un lavoratore in nero” (Wikipedia) .”Sahra Lahouasnia e Alessandro Di Battista hanno confezionato il programma più brutto dell’anno: In viaggio con, trasmesso inopinatamente da Sky Atlantic “. Aldo Grasso stronca il documentario di Dibba sul Corriere della Sera: “Brutto perché finto e costruito come i filmati sulla quinceañera. Brutto perché pretenzioso, retto dall’idea di raccontare on the road l’America Centrale. Brutto perché è una parodia involontaria di Pechino Express“. E ancora: “I due sono viaggiatori alla rovescia, guardano solo il proprio io. Brutto perché era meglio Turisti per caso (resta tuttavia indimenticabile il momento in cui Dibba spiega la giungla al figlioletto che muove i primi passi)”. Grasso è scatenato: il programma di Di Battista è “pieno di banalità sconfortanti del tipo «Il viaggio apre la mente» o «Il turismo di massa non ci appartiene» (detto da due populisti che girano con troupe al seguito!)”.” Ho conosciuto Sahra in un locale a Roma Nord e dopo tre mesi le ho proposto di fare questo viaggio insieme, perché avevo voglia di tornare sulla strada. Non so se io scrivo per viaggiare, o se viaggio per scrivere”. Quando uno nella vita riesce a farsi pagare per dire o scrivere banalità del genere, ha sbagliato vita.