QUELLE MAGLIETTE CON I NUMERI DALL’1 ALL’11

Il calcio, lo ha ricordato spesso Alessandro Baricco, è una metafora della vita. E’ uno sport che si gioca in 11, e quindi le magliette dei calciatori riportavano i numeri corrispondenti. Il portiere tutti sapevamo che aveva il n. 1, lo stopper il 5, l’estroso il 10, l’ala il 7, e così via. Semplice, no? Ma gli uomini, per far girare soldi e solo per questo scopo, hanno voluto complicare questa semplice convenzione, e hanno inventato le magliette con i nomi dei calciatori, ciascuno dei quali poteva sceglierne uno, da 1 a 99. Come se non bastasse, i calciatori hanno voluto la libertà di stampare non il cognome ma il nome oppure un soprannome. Una grande confusione, una inutile complicazione, una baraonda idiota. Insomma, vedere oggi un portiere che porta il n. 99, fa un certo effetto doloroso. Ma il punto è: si può ritornare indietro? E chi, come me, preferirebbe le magliette dall’1 all’11, è un nostalgico idiota o un saggio sportivo? Domande inutili, perchè la complicazione più grande di tutte è la globalizzazione, il fatto cioè che in Italia si deve fare come si fa in Francia, Germania e in tutto il mondo. Ho spiegato, con questa metafora, l’illusione dei cd sovranisti. Anche l’aspirazione più bella, e avere le magliette di calcio con i numeri sino all’11 lo è, è una pia illusione. Non puoi dire: il mondo non mi piace, fatemi scendere. Da saggio sportivo diventi, se insisti, un cretino semplice e magari per questo ti portano al governo.