LA CULTURA DEL PARLARE COL SENNO DI POI

Segnatevi il nostro verbo preferito: “avrebbe dovuto”. A “Porta a porta” c’erano Tony Nulla, ingegneri, giornalisti, ma quando comparve Dio, il giudice Cozzi, tutti si zittirono. La caratteristica italiana è quella di parlare e pontificare solo dopo aver conosciuto il risultato, a babbo morto, col senno di poi. Tizio avrebbe dovuto… Non è, come si crede, la peculiarità dei tifosi, i quali, solo dopo, sanno spiegare le cause di una sconfitta (o vittoria). Se segni un goal sei come Renzi dopo il 40% alle Europee, se lo sbagli e perdi sei come Renzi dopo il referendum. Non è neppure una cultura che accomuna solo tifosi, politici e giornalisti, è la nostra Cultura del Belpaese. Dopo una tragedia i magistrati cercano le cause e quando pensano di averle individuate (ma tutto è relativo), procedono contro i responsabili. “Avrebbero dovuto”. È assolutamente ovvio che, quando accade una disgrazia, ci siano decine di comportamenti che avrebbero potuto evitarla (o renderla improbabile), ma è troppo facile indicarli con il senno di poi (Ricolfi). Se nella vita si potesse prevedere tutto ma proprio tutto non saremmo umani e quindi i magistrati, ma soltanto dopo una tragedia, mai prima, ti spiegano per filo e per segno cosa andava fatto, a rigor di legge. Ogni legge già è un testo interpretabile, le leggi italiane sono scritte così male che è possibile qualsiasi interpretazione. “Chi” avrebbe dovuto? E “chi” avrebbe dovuto agire “prima” di un altro? I  Tony Nulla (in versione Giustiziere della Notte) la fanno facile e la spiegazione ai gonzi la danno semplice, Autostrade, egli dice, non ha bloccato il traffico per i soldi (e si sfrega pollice e indice). Ma come succede a quelli come lui, non è una affermazione logica, se Autostrade avesse previsto la minima possibilità che il ponte cadesse, lo avrebbe chiuso per evitarsi un danno economico enorme e non buttarsi la zappa sui piedi. Se io sapessi che c’è una minima possibilità che se esco di casa vengo investito, esco lo stesso per non perdere soldi? Insomma, gli unici che non sbagliano mai per definizione in Italia sono i magistrati. E sapete perché? Perché con tre gradi di giudizio si sono dati la possibilità di sbagliare, tanto c’è il grado successivo. Così succede che se sbaglio un rigore non c’è appello o rimedio, se perdo le elezioni non c’è rimedio, se succede una tragedia un capro espiatorio lo si trova, e solo i giudici sono gli unici irresponsabili che agiscono in piena libertà. I nostri tre poteri in equilibrio non sono più, e l’unico che lo ha capito davvero sulla sua pelle è stato Di Pietro: sull’altare con la toga, alla gogna come politico.