LAMEZIA CITTA’ DEGLI STRAMBI E DEI VISIONARI

Vorrei raccontare una vicenda che spero sia edificante per tutti. Nella casa A di Lamezia muore il padre e ci va ad abitare il figlio. Va al comune e fa il cambio di residenza (quanti fanno il cambio di residenza a Lamezia?), poi paga regolarmente (a suo nome) tutte le tasse comunali su quella casa A.  La situazione si ingarbuglia perché nel 2018 il Comune chiede ad un morto di pagare una tassa che già sta pagando (da ormai 4 anni) il vivo, cioè chi deve, il figlio.  Che problema c’è? Il Comune annulli la Tari del defunto. No, sarebbe troppo semplice, e non ne parleremmo affatto. Il fatto è che, scoperto l’inghippo, il  figlio deve cominciare a preoccuparsi pure per il futuro: potrebbero arrivargli altre ingiunzioni di pagamento di anni precedenti sempre a nome del padre morto! Perchè? Forse il figlio non ha fatto il «subentro» al padre? Non basta pagare, devi volturare l’utenza. Io sarò tardo di comprendonio, ma perché i Comuni quando ricevono la notizia che Tizio è morto, non lo cancellano dall’anagrafe e da tutti i tabulati concernenti le imposte comunali? Arrivo a capire subentri e volture per Enel, Italgas, Tim. Ma un Comune, per i tributi locali, perché non lo può fare in automatico? No, il figlio deve dire al Comune: volturami la Tari e l’acqua. Se si dimentica, allora debbono pagare sia lui che il morto dall’al di là. Siamo al teatro dell’assurdo, a Kafka, il quale ebbe un’esistenza dolorosa e un difficile rapporto con il padre, nel labirinto di una burocrazia che, pur con internet lo Spid e l’anagrafe digitale, impone al figlio di pagare per il padre morto. Ciò che io ho scritto sin qui, lo poteva scrivere Kafka. Sapete perché? Lui è morto nel 1924, lo stesso anno in cui nasceva il padre della nostra storia, «e le sue opere  – quasi sconvolgenti allucinazioni – descrivono esperienze di un’inquietante assurdità, tratteggiando fatti inauditi come momenti della più normale quotidianità. K. rifiuta ogni intento edificante, mirando piuttosto ad analizzare, con tutto ciò che di negativo, di angoscioso, di tragico, e anche di desiderabile e persino di positivo essa comporta, la sua battaglia per l’esistenza. Artista solitario e tragico, angoscioso e minuzioso, la sua produzione letteraria è inseparabile da Praga, la “città degli strambi e dei visionari” in cui trascorse la sua vita tormentata» (Treccani). Se viveva a Lamezia, era lo stesso.