Ormai e’ chiaro a tutti gli appassionati di calcio. Le squadre italiane rispetto alle altre mancano di intensita’. Cosa significa? Il concetto richiama energia, forza, potenza, vigore. Il nostro gioco manifesta debolezza, fiacchezza, il nostro calcio e’ meno veloce, feroce di quello degli altri campionati. Colpa della nostra preparazione atletica? Anche, ma io direi colpa delle nostre abitudini che il Var ha accentuato ed esaltato.
Il nostro tempo effettivo di gioco, basta vedere una qualsiasi partita di un campionato estero, non arriva ai 60 minuti. Fate caso alle frequenti pause: per tre slot di cambi se ne vanno 6 minuti; per battere ogni fallo laterale si perde mezzo minuto; per battere una punizione al limite dell’area 4 minuti; ogni intervento del medico e dei massaggiatori per un giocatore a terra porta via 5 minuti, cosi’ come ciascuna vivisezione al Var. Le cattive abitudini sono infatti queste. Appena un giocatore si sente sfiorato stramazza al suolo e richiede assistenza. L’intensita’ del gioco in Italia e’ scemata per i troppi riposini durante la partita, concessi da arbitri & Var ormai in versione C.S.I..
Se ogni fuorigioco viviseziona i corpi e dunque un goal viene annullato per un capello fuori posto, se ogni contrasto viene esaminato per vedere se un piede ha toccato il corpo dell’avversario (per cui non vale piu’ colpire prima la palla, gli arbitri italiani non consentono piu’ il contatto, come nel basket), si osserva che in Italia il Var si prende molto piu’ tempo che negli altri paesi. Certo, se tu devi esaminare 21 telecamere impieghi tanti minuti, anche al Var si dovrebbe dare un tempo-limite, non tutto quello che vogliono. Se non si decreta il tempo effettivo per cui tutti gli impostori e i perditempo li togliamo di torno, non si avra’ in Italia piu’ intensita’. Avremo giocatori che corrono e ogni tot minuti, con il concorso tacito di tutti, giocatori, panchine e arbitri, si riposano, si rifocillano, bevono, insomma vanno al bar. La moda piu’ recente, mai vista prima negli stadi, sono i cd crampi. Poi giocano in Europa e dopo dieci minuti intensi e senza interruzioni hanno la lingua di fuori. Nel secondo tempo sono cotti e mangiati.
Per me, ecco la mia tesi, nel calcio italiano succede ormai quello che noi italians siamo abituati a fare nel nostro lavoro, soprattutto nel pubblico impiego. Si lavora ma con molte pause, ferie, ponti, riposini, stratagemmi. La fatica non piace a nessuno (figuriamoci a calciatori tatuati viziati e ricchissimi), tocca ad alcune categorie di sfigati che abbiamo sostituito con gli immigrati.