A. De Nicola La verità sulle pensioni

Anche dopo la riforma del 2011, il Belpaese è tra gli Stati Ocse ( l’organizzazione dei paesi ricchi) quello che spende di più in pensioni in proporzione al Pil, il 15,5%, il doppio della media. Poiché ogni tanto qualcuno obietta che i pensionati italiani pagano le tasse su quanto ricevono mentre in qualche altro posto ciò non accade, l’Ocse si è preso la briga di calcolare l’incidenza sul Pil al netto del prelievo fiscale: siamo sempre i primi.

E come se la cavano i pensionati? L’età media effettiva di pensionamento è in Italia ancora tra le più basse dell’Ocse, 62,1 anni per gli uomini e 61,3 per le donne (nelle altre nazioni è tra i 65 e i 66 anni). Invero, benché un certo allarmismo dilaghi, chi in Italia si ritirerà dopo una vita lavorativa completa beneficerà in media di una percentuale molto alta dello stipendio, l’81,3% contro il 53% dei paesi Ocse ( dove la previdenza privata complementare ha più peso). Inoltre, il pensionato italiano gode di una situazione ottima (solo in Spagna e Francia è migliore) quanto al confronto con il reddito medio del resto della popolazione attiva: guadagna quasi il 100%. In questo sistema già molto tutelante e un po’ in bilico, abolire in toto la Fornero secondo la Ragioneria generale dello Stato porterebbe a spese superiori a 350 miliardi fino al 2060, quasi 9 miliardi all’anno.