Ti obbligo ad ascoltarmi e tu impari?

(18/1/2018) I convegni sono la pezza d’appoggio per dimostrare il tuo impegno civile. Mi sono occupato di bullismo, di droga, di femminicidio. Come? Con un convegno. Gli ultimi in ordine di tempo sono i giudici della Consulta che andranno nelle scuole per spiegare la Costituzione. Il rituale della “scuola dell’ascolto obbligato” è convinto che la didattica delle prediche coercitive funzioni: io parlo (dal pulpito) tu impari: la Costituzione è bella, la mafia è cattiva, la droga fa male. Ma sia le prediche che i comizi servono a quelli già convinti, ai fedeli. Se ti obbligo a sentire un poeta è difficile che amerai la poesia, o l’arte con un artista, il cinema con un regista, la giustizia con un magistrato. La chiamiamo classe (di studenti), ma sarebbe meglio “claque”, quelli che ascoltano in silenzio. Il bravo insegnante nel 2018 non si chiede: cosa gli dico oggi? ma piuttosto: cosa gli faccio fare oggi? L’ascolto non serve a  far guarire i sordi, che sono la maggioranza. Se le parole causassero buone azioni, non troveremmo in giro più nazisti e dittatori. Se ascolto dimentico, se faccio, capisco e ricordo.