Fazio, Annunziata, Floris, il vero padrone non è il pubblico ma Caschetto

La vera unica chiave di interpretazione della storia politica italiana dagli anni cinquanta ad oggi è la vicenda Rai. La lotta politica condotta in pubblico per finta, con grandi petizioni di principio, ma sotto il vestito niente, accordicchi, compromessi, rendite parassitarie, e soprattutto carrozzoni per sistemare gente ( che è cosa ben diversa dal far lavorare i dipendenti).

A me che Fabio Fazio lasci la Rai così come Lucia Annunziata non appare affatto un vulnus per la democrazia, e quindi l’allarme “i fascisti epurano” sparato su Repubblica e dintorni appare luogo comune da generone romano. Gruber, Formigli, Floris, Gramellini, Saviano, hanno qualcosa in comune, ma non le idee, piuttosto tutti fanno parte dell’agenzia di Beppe Caschetto, la stessa di Fazio. Piuttosto se su RaiNews24 è andato in onda in diretta il comizio organizzato dal centrodestra a sostegno del candidato sindaco di Catania, questo è un precedente terribile e vedremo la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia, senatrice del M5S, cosa farà.

Ho scritto migliaia di volte nel forum con Aldo Grasso su Fazio e le sue interviste in ginocchio, un genere che è l’esatto contrario del buon giornalismo. Il giornalista fa un mestiere che non è quello del Fanfazio ( intervistare uno noto o famoso ma dichiarandosi suo fan/ ammiratore e sdilinguandolo). Fabietto fa un genere paraculo che non ha niente in comune con il giornalismo che è una fabbrica di notizie, non di promozione. Intrattenere promuovendo libri dischi e film è la fabbrica delle marchette.

Della Annunziata, così come del conterraneo Santoro evito di parlare perchè ormai dopo un secolo di tv si è in grado di misurare e qualificare la loro professionalità. Personalmente ritengo che abbiano poco a che fare con il giornalismo, che è quel genere che l’Annunziata ha praticato da giovane come inviata di guerra (Santoro neppure quello), ma piuttosto con il narcisismo. Giornalisti sono stati Lamberto Sechi, Piero Ottone, Scalfari, Biagi, Montanelli, Fallaci, Gianluigi Melega, Bocca, Ronchey. Punto. Annunziata in tv e Santoro fanno un altro mestiere più accostabile a quello di Maurizio Costanzo. Quest’altro mestiere può essere anche pericoloso, anche se è diverso da quello di Impastato, De Mauro, Cosimo Cristina, Siani, Fava e Rostagno, per citarne alcuni uccisi dalla mafia.

La Meloni si sta impadronendo della Rai? Sì, e per giustificarsi dice la solita cretinata che dicono i fascisti, vale a dire che per lavorare in Rai occorre dichiararsi di sinistra. No, basta affidarsi all’agenzia di Caschetto. I 16mila dipendenti Rai sono uno sproposito, basti pensare che corrispondono più o meno al totale dei dipendenti Fininvest di Berlusconi. Questi le sue tv le conduce con poco meno di 2mila persone, e altre 15mila sono dislocate in tutte le altre aziende, da Mondadori a Mediolanum a Medusa.

La Rai andrebbe messa sul mercato e tolta dalle mani dei partiti, concludendo così la finzione del “servizio pubblico” che ormai è concetto utile solo a giustificare il canone. O sei come la Bbc inglese, un’azienda indipendente dalla politica e quindi finanziata col canone, oppure stai sul mercato e quindi saranno i telespettatori a decidere chi ha diritto di andare in onda e chi no. Solo in questo modo un conduttore, per esempio Pino Insegno, sottoposto all’audience, potrà far valere la sua nobilitate, e non varranno più le amicizie, le congreghe, le agenzie, le appartenenze politiche. Naturalmente alcuni canali, Rai Storia per esempio, non sarebbero sottoposti all’audience, ma Rai1, Rai2 e Rai 3 si contenderebbero gli spettatori con le reti private.

Ma questo non lo vogliono i partiti, i fascisti e i comunisti, i democristiani e i berlusconiani, e quindi avanti così. La concorrenza, il libero mercato, non piacciono a nessuno, questo è.