Pd e pidocchi/ Ceccanti, Morando, Tonini

Stamane su Repubblica si legge: “Pd, l’appello dei riformisti: noi alternativi a Schlein. È ora di alzare la voce” di Stefano Ceccanti, Enrico Morando, Giorgio Tonini.
Prima di leggere il lungo appello, uno come me che non ha niente a che fare con il Pd, si legge i commenti dei lettori. Se li leggete, vi renderete conto che la maggior parte contengono il famoso anatema: Renzi! Andatevene con Renzi: ecco l’invito rivolto ai riformisti.

Ora tutti sanno che nel pd da quando non esiste più il centralismo democratico si fanno primarie congressi e comitati, poi si vota e si elegge il segretario. Ogni segretario eletto viene poi contestato dai perdenti come avveniva nella Dc della I Repubblica. Lo stesso Renzi, poi diventato capo del governo, fu sottoposto ad una scissione oltre che ad un incessante fuoco di sbarramento interno che ha portato, appunto, all’anatema Renzi, l’ennesimo traditore o pidocchio del proletariato e della causa rivoluzionaria che il movimento operaio ha accumulato nel corso della sua lunga storia.
I riformisti come Ceccanti, Morando e Tonini continueranno la loro battaglia nel pd e siccome condivido ogni loro parola mi auguro che oltre agli anatemi ricevano anche consensi.

Ma di una cosa sono convinto ormai: che nel 2023 nessuno persuade più altri con argomentazioni, riflessioni e analisi. Ogni gruppo, anche se di tanto in tanto ci si conta, non comunica più con altri gruppi e all’esterno. Voglio dire, i pidocchi parleranno con i pidocchi, i putiniani pacifisti con altri come loro e si va avanti così. I consensi che i tre pidocchi riceveranno provengono da altri pidocchi e quindi è finita l’epoca in cui uno riusciva a  convincere gli altri. I pidocchi che parlino con i pidocchi, i non pidocchi con i non pidocchi antiatlantisti anticapitalisti.  In pace e ognuno per sè.