Lamezia S. Antonio e San Francisco

Il documento di valutazione del Piano strutturale comunale di Lamezia Terme inviato in via Perugini lo scorso 29 marzo non ha provocato, al momento, alcuna reazione da parte dell’Amministrazione comunale. Il riferimento della Regione Calabria riguarda in particolare il Piano paesaggistico e quello di Protezione civile.

La Regione suggerisce di “acquisire da parte del Comune tutti i pareri, i nulla osta, le autorizzazioni, gli atti di assenso comunque denominati prescritti dalle vigenti normative, specificatamente quelli necessari di natura paesaggistica, sismica, geologica ed idrogeologica-idraulica. Si fa riferimento al nuovo codice di Protezione civile del 2018 che “ribadisce l’importanza della pianificazione di protezione civile”, così si fa espresso riferimento alla redazione di un Psc che “individui le aree d’emergenza (ricovero e ammassamento), degli edifici strategici (Coc, Com, etc) e alla definizione dei relativi collegamenti infrastrutturali…”.

Nel Psc inviato dal Comune alla Regione, l’anno di riferimento in merito al Piano di Protezione civile è il 2012. Quindi, appare evidente il perché la Regione suggerisce al Comune di procedere con l’adeguamento.

L’unica considerazione che mi sento di fare come cittadino è la seguente: se fossi sindaco di questa povera città, a parte le quisquilie, strade piene di buche che necessitano di manutenzione ( problema che riguarda tutti i comuni); a parte la manutenzione del verde incolto e delle erbacce, dedicherei tutto l’impegno amministrativo al tema della prevenzione antisismica. In un territorio più volte devastato da terribili terremoti, Lamezia, così come la intera Calabria, dovrebbe guardare ai giapponesi e a San Francisco per prepararsi ai futuri eventi sismici. Nel 1905 ci fu il terremoto di Nicastro, Sambiase e Martirano, l’anno dopo quello di San Francisco. Basta fare una rapida ricerca su Google per apprendere come in California il rischio sismico lo affrontano seriamente sul piano della prevenzione mentre noi essendo fatalisti siamo della teoria “si salvi chi può”.

Vedo che da sempre, sin dagli anni cinquanta, questa città pensa a tutto tranne che alla nostra spada di Damocle. Eppure dovrebbe essere l’asse portante di un programma politico. La protezione civile è un’altra cosa, un semplice documento, al quale cambiano la data ogni anno, dove si elencano le cose da fare dopo il terremoto. Avremmo invece bisogno di prevenire, di pre-pararci, di fare tutto quello che è necessario perchè un terremoto, quando verrà, faccia meno danni possibili.