Graduidamende/Superbonus tanta spesa, poca resa

Il Superbonus ha dopato l’edilizia, ma anche molte stime che favoleggiavano un effetto portentoso sull’economia: moltiplicatori fantasmagorici e “extragettiti” a profusione. Per un paio d’anni sono stati pubblicati studi, prodotti o commissionati da attori del mondo delle costruzioni, che parlavano di un impatto economico di circa 200 miliardi di euro, di un influsso positivo sul pil che ha trainato la crescita a doppia cifra post Covid, di un “ritorno” nelle casse dello stato che addirittura ripaga o quasi i circa 70 miliardi di credito d’imposta al 110 per cento. L’Italia avrebbe inventato, in pratica, una macchina del moto perpetuo della ricchezza attraverso il mattone.

Purtroppo così non è stato. Dopo lo sgonfiamento della bolla della cessione dei crediti, per opera del provvidenziale intervento di Eurostat e del conseguente decreto del governo, è scoppiata anche la bolla delle stime. Iniziano, infatti, a essere pubblicati i primi studi indipendenti sul Superbonus che mostrano un quadro molto più realistico e, per questo, niente affatto piacevole. Ha iniziato la Banca d’Italia che, in audizione, ha dichiarato che solo la metà degli investimenti incentivati è “aggiuntiva”: ciò vuole dire che metà degli interventi sarebbe avvenuta lo stesso e che, quindi, metà della spesa (35 miliardi circa) è una perdita secca (ma non per chi ha incassato i bonus).

Poi è arrivato lo studio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), secondo cui il contributo alla crescita del Superbonus è stato di un punto di pil in due anni, meno di un decimo del +10,7 di crescita complessiva del paese. A conclusioni analoghe arriva l’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica (Ocpi) che attribuisce al Superbonus un +1,4 per cento di crescita nel biennio: poco più dell’Upb, ma non molto di più. L’Ocpi si occupa anche del fantomatico “extragettito”: “Il gettito aggiuntivo per lo stato è di 13,7 miliardi, a fronte di una spesa di 68,7 miliardi, con la conseguente perdita di 55,1 miliardi”. Extradebito, altro che extragettito, per circa 3 punti di pil: è il costo del “gratuitamente”.