Noi poveri consumatori alle prese con “statevene a casa”

Una famosa ditta da anni ci perseguita con i saldi continui solo perché ormai in Italia si difendono gli “ultimi” (e chi sono?) e nessuno difende i cittadini in veste di consumatori, cioè i Davide alle prese con Golia. Tanti dicono di lottare contro le disuguaglianze ma nessuno difende i piccoli dai grandi, prepotenti o truffatori. Perchè indignarsi solo per un povero rider pagato 4 euro per un duro lavoro e non guardare mai le condizioni umilianti di cittadini di tutte le età sottoposti ad interminabili attese in qualsiasi ufficio, pubblico e privato, dell’italietta degli impiegati vanagloriosi?

Ogni 100 euro 20 euro di sconto, dove sarà il trucco? Non ho tempo per approfondire perché adesso sono attirato da una serie di cartelli davanti ad uno store: Cominci a pagare ad Agosto 23. Entro e sui pc portatili la promessa si fa concreta. Su ciascuno c’ è il prezzo finale e ci sono pure numero di rate e relativo importo. Ebbene, individuo delle rate di 20 euro e mi dirigo alla cassa, convinto che bastasse indicare la marca e queste rate.

Non l’avessi mai fatto, abituato all’on line dove ci metto 5 minuti a comprare a rate, quasi sempre ormai con PayPal, comincia la mia discesa in un buco nero.

Signore, lei vuol spendere 350 euro ma le rate possiamo farle solo se spende 400. Scusate, ma io voglio acquistare alle esatte condizioni che voi avete pubblicizzato. Per convincermi a spendere 50€ in più le provano tutte, se ricordo bene l’intoppo stava in una mia questione anagrafica, alla fine mi persuadono con un “non abbiamo qui in negozio l’ oggetto, lo dobbiamo richiedere e deve aspettare un mese”. Mi convinco ad aggiungere una garanzia di un anno in più ma poi mi specificano che devo pagare non da agosto ma dal mese prossimo. Sono ormai stremato ma per scongiurare i miei attacchi d’ira accetto tutto, e quindi comincio a fornire alla commessa tutto quello che mi chiede per rateizzare la spesa. Tiro fuori tutti i documenti che ho nel portafoglio, poi si passa alle informazioni personali. Dopo mail, messaggi, l’ IBAN, un versamento di 1 euro, vogliono sapere anche che lavoro faccio e quanto guadagno al mese. Mi sento sottoposto ad una tac fiscale e alzo le mani, mi ritiro: on line comprare a rate è più veloce (Satispay e simili) e non vogliono sapere cosa mangi la sera e a pranzo.

Quello che è successo a me capita a tutti i consumatori abbindolati e catturati con semplici specchietti per le allodole. Ma lei non ce l’ha la carta? Le tessere di ogni supermercato registrano tutti i tuoi acquisti e in cambio ti danno a febbraio come premio uno zaino che costa 10 euro dopo aver accumulato migliaia di punti. Certi sconti li puoi ottenere allo stesso punto vendita che ti ha dato il buono in quei giorni esatti che ti devi memorizzare, non valgono, come uno sano di mente immaginerebbe, in tutti i negozi della catena della penisola.

E mi fermo qui solo perchè intendevo spiegare che quando i commercianti si lamentano della concorrenza dell’ online mi sa che ancora non hanno compreso che ogni cliente vuole comodità e non perder tempo. E neppure essere preso in giro da cartelli con promesse di marinaio. Solo che i negozi di elettronica di solito fanno anche le vendite sul web per cui si capisce che per loro chi compra in negozio è uno sfigato con poca dimestichezza con l’informatica e quindi, se vuol comprare in presenza deve stare ai loro comodi e e sottostare alle loro condizioni.

E’ quello che ormai avviene con le banche. Basta osservare i clienti che sono in una banca per capire che siamo poveri cristi sottoposti ad attese interminabili. Se entri è come se vi dicessero: hai voluto la bicicletta? E ora pedala. Ci vieni a rompere le scatole qui perchè non sai usare l’on line, adesso siediti e aspetta. Per fare una semplice operazione occorre una mattinata mentre vedi questi impiegati che appaiono usciti dalla televisione, con quell’aria finta manageriale di chi sembra abbia appena concluso un consiglio di amministrazione, con quella sufficienza di chi ti guarda dall’alto di una laurea economica conseguita alla Bocconi, mentre in realtà è un semplice diplomato.

Chi ha soldi, in banca non ci mette mai piede, semmai è la banca che va da lui, come nel dopoguerra succedeva con i giornali, venduti a domicilio. Chi va in banca oggi è il ceto medio impoverito, la piccola impresa tartassata. Insomma, internet ha diviso la società in due, chi ha i soldi fa tutto da casa, e tutti quelli che ci ritroviamo nei negozi siamo quelli abbindolati da mirabolanti false reclame oppure che debbono elemosinare da un impiegato la disponibilità a farti un bonifico, con i suoi tempi rilassati, s’intende. Perché lui non lavora, ti sta solo facendo un piacere.