Perché ti debbo dare il voto se ormai ho capito che non mantieni la parola data?

“Si può sostenere che il Superbonus 110 per cento sia stata una misura rovinosa, per le ragioni spiegate tante volte da Mario Draghi, e si può sostenere al contrario che sia stata una scelta giusta, con gli argomenti usati tante volte da Giuseppe Conte”. Tra questi due estremi, richiamati da Francesco Cundari su Linkiesta, ognuno di noi può scegliersi i propri punti di riferimento con tutte le possibili sfumature intermedie.
Lo stesso concetto può essere espresso con altre parole, che sono queste: tra il populismo, di destra o sinistra fa lo stesso, e l’antipopulismo, esiste una larghissima prateria dove posizionarsi.

Ma c’è di più. Non soltanto sul Superbonus ma su tutte le questioni politiche oggetto di dibattito, dalla prescrizione all’Ilva, dal reddito di cittadinanza al taglio dei parlamentari, sino alle scelte internazionali (pro o contro l’Ucraina, la Nato, pro o contro gli Usa, pro o contro l’UE?) la prateria entro i due estremi, con tutte le posizioni intermedie che vi stanno dentro, rappresenta il “campo delle scelte concrete”.
Per semplificare allora il discorso, potremmo intenderci che tra Draghi e Conte ognuno può posizionarsi dove vuole, stando più vicino a Draghi oppure a Conte. L’unica cosa impossibile politicamente è dar ragione a Draghi e pure a Conte.

Non lo affermo io dall’alto della mia presunzione, lo dicono i fatti. E’ l’errore principale che ha fatto Enrico Letta come segretario del pd, è l’errore che gli è costato il fallimento elettorale del 25 settembre, lo chiamo fallimento perché per la prima volta nella Repubblica i fascisti sono stati mandati dal popolo sovrano al governo.
Letta avrebbe dovuto scegliere di presentarsi alle elezioni insieme con Conte, così come il pd, a causa della legge elettorale, dovrebbe fare in qualsiasi elezione maggioritaria (il cd campo largo). Invece il pd con una logica subalterna e gregaria accetta che, volta per volta, elezione per elezione, sia il M5S a scegliere se allearsi o meno.

Letta ha diretto il suo partito in Italia tentando di dar ragione, contemporaneamente, sia a Draghi sia a Conte, e dopo che gli italiani hanno scelto Meloni, ha infognato il pd in un lungo dibattito congressuale ancora non concluso, dove tutti e 4 i contendenti continuano come se niente fosse a recitare lo stesso identico canovaccio: dar ragione alle posizioni di Draghi e a quelle di Conte.

“Per quanto riguarda il Superbonus c’è però un’ulteriore aggravante, date le cifre spropositate in ballo. Ed è che il principale e pressoché unico risultato costantemente rivendicato dai dirigenti del centrosinistra a merito storico dei governi dell’Ulivo, da trent’anni a questa parte, era proprio il rigore nella difesa dei conti pubblici”(Cundari, cit.).

Il dramma non solo del dibattito congressuale del pd ma del panorama politico italiano sta insomma nell’incoerenza delle scelte politiche quotidiane nascoste dietro fumisterie (princìpi e valori) e aria fritta (destra e sinistra). Tali scelte dipendono se stai al governo oppure all’opposizione, non sono mai le stesse, per cui gli elettori non hanno mai la possibilità di capire quali possano essere le soluzioni alle questioni concrete. Non possono perché ogni questione è di per sé complicata da capire e padroneggiare e poi perché la soluzione pratica è una incognita, dipende se stai all’opposizione oppure se stai al governo.
La Meloni è l’ultimo esempio da citare, è indubbio che quando faceva opposizione prometteva e diceva il contrario di quel che fa stando al governo. Come hanno già fatto Conte, Renzi, Gentiloni, Berlusconi: il nostro sistema politico ha trasformato la contraddizione destra/sinistra in una contraddizione secondaria, connaturata al polo bi-populista. Esso infatti propone visioni apparentemente alternative, ma in realtà facce della stessa medaglia. Da un lato, una visione pauperista, egualitarista, assistenzialista, giustizialista, statalista, moralista; dall’altro lato, una visione nazionalista, protezionista, autoritaria, sovranista, intollerante delle diversità. La retorica del popolo e una certa dose di ribellismo e complottismo, fanno da collante a queste due visioni apparentemente alternative, ma in effetti concettualmente collegate fra loro.
Tra tanti discorsi astratti su identità e valori (della sinistra) Bonaccini o Schlein, Cuperlo o De Micheli, hanno recitato una parte come se il problema fossero le alleanze. Il problema sono le scelte. Il punto è che quello che vale oggi per il Superbonus vale per i decreti sicurezza (vecchi e nuovi) e prima ancora per gli accordi con la Libia. Vale per l’autonomia differenziata e i condoni, per la sanità e per la scuola. Ogni scelta, in politica, può essere rivendicata come giusta, può essere difesa come un male necessario e può essere criticata come nefasta.

L’unica cosa che non si può fare, se non si vuole perdere la faccia, è passare da un estremo all’altro a seconda delle convenienze e del nome del presidente del Consiglio, del ministro dell’Interno o del ministro dell’Economia. Cosa che il Pd ha fatto in questi anni sistematicamente (Cundari, cit.).

Il giochino del “ma anche” (mi piace il dolce ma anche il salato) va abbandonato per assumere il coraggio di fare un po’ di chiarezza, fissare alcuni principi e tenerli fermi indipendentemente dai governi, dagli alleati e dalle convenienze.

La domanda finale è dunque: non è che tanta astensione elettorale si spiega anche con la confusione degli elettori, i quali non sanno più quali saranno i provvedimenti concreti che i partiti adotteranno una volta al governo? Perché ti debbo dare il voto se non so con certezza cosa farai con il mio voto? Se ormai ho capito che non mantieni la parola data?

Ogni partito ha i suoi ceti di riferimento: FdI ha gli autonomi (l’attuale ministro del Lavoro, per dire, rappresenta i consulenti d’azienda), Fi ha i balneari e i tassisti, la Lega i pensionati, il pd il pubblico impiego, i grillini le plebi meridionali. Ma, guardate i grillini: avevano fatto breccia tra gli insegnanti promettendo loro la luna, poi dopo due ministri inutili, gli insegnanti hanno capito che erano promesse di marinaio e quindi sono rifluiti tra gli astenuti.