Lo storytelling sul pontile della ex Sir metafora di Lamezia

Mezzo secolo dopo la sua costruzione il pontile della Sir a Lamezia è il simbolo dello sviluppo mancato della zona centrale della Calabria. O meglio il simbolo del non finito, categoria nella quale rientrano molti manufatti presenti nei comuni calabresi (il pontile di Siderno, per dirne uno, e tutti quelli che vengono definiti “ecomostri”, costruzioni iniziate per deturpare il paesaggio e poi interrotte per qualche ragione). Ma torniamo a Lamezia dove, come ha spiegato bene G. Pino Scaglione (i Calabresi, 31/5/2022), basta arrivare all’aeroporto per prendere subito confidenza con una certa idea di Calabria: una sorta di anticamera di ciò che attende il viaggiatore, inoltrandosi, dopo il volo, nei diversi territori. L’aeroporto è una parte, ma Lamezia è il tutto, è il non finito, è un’idea, partorita a tavolino, di fusione per contare di più nella politica calabrese. Questa idea politica come tale è abortita. Per Lamezia, dopo 51 anni è consentito affermarlo, la politica (romana e regionale) ha pensato una unica ipotesi di sviluppo, negandole via via l’università, la provincia, l’interporto: l’industria chimica.

Per fortuna quell’ipotesi è miseramente fallita e dunque nella piana si sono sviluppate naturalmente le aziende florovivaistiche, però il mare è stato inquinato con ogni sorta di scarico illegale. Adesso in quella zona si vorrebbero fare un porto turistico e una cittadella per il cinema che Giovanni Minoli, dopo averci provato in Sicilia, ha tentato di trasferire in Calabria. Il non-finito è simboleggiato dal pontile della Sir, la prima cosa meravigliosa che vedeva Vito il ragazzino protagonista del film “La corsa dell’innocente” (1992) del lametino Carlo Carlei quando arrivava di notte a Lamezia. Quel pontile oltre che da Carlei con la cinepresa è stato raccontato dalla stampa e val la pena di provare a recuperare il “racconto” che negli anni è stato fatto dai giornalisti. Ne verrà fuori, almeno me lo auguro, lo storytelling lametino che forse si confonde nel 2022 ancora con la semplice cronaca. Lamezia Terme è come il Lanerossi Vicenza, ha incorporato nel nome le Terme, che sono un’azienda privata. Lo storytelling non è cronaca ma arte “che implica ricerca, pianificazione e competenze. I migliori storyteller sono capaci di prendere decisioni che portano avanti le loro storie, coinvolgendo l’audience di riferimento tramite la diffusione di informazioni vitali per sostenere la narrazione”.

La cronaca, che i giornalisti producono ogni giorno sui quotidiani (cartacei o on-line), in apparenza sembra che si occupi e descriva dei “fatti”, ma più di quel che viene raccontato (che può essere vero o falso, o una velina, magari), è importante il “come” viene raccontato. Il giornalista diventa storyteller se i fatti li racconta dopo aver deciso prima “come” scriverà l’articolo, a quale pubblico intende rivolgersi, e su come porterà avanti nel tempo il racconto. Lo storytelling può, in teoria, esser fatto su qualsiasi cosa abbia la necessità di essere sostenuta dal punto di vista comunicativo: un’azienda, un brand, un prodotto, una persona o un evento. Quindi anche su una città. Non a caso Rovelli per preparare il suo sbarco in Calabria finanziò addirittura nel 1972 Il Giornale di Calabria voluto da Giacomo Mancini. Diretto da Pietro Ardenti, che poi avrebbe dato vita a TeleCosenza, stampato all’inizio a Roma, ebbe una redazione reclutata da Enzo Arcuri della Rai. Tra i giornalisti Paolo Guzzanti, Pietro Mancini e Lorenzo Salvini.

Ora, le notizie che di seguito forniremo le hanno prodotte giornalisti, anche lametini, e un deputato catanzarese del M5S, Paolo Parentela (1983), il quale, in una sua interrogazione parlamentare, ha avuto il merito di ricostruire l’intera vicenda, e di diventare così una fonte preziosa ripresa e citata da tutti i giornalisti che via via si sono occupati del pontile e hanno dovuto raccontare il “riassunto delle puntate precedenti”. Pertanto è interessante capire se essi hanno realizzato una narrazione che risulti credibile ed efficace perchè lo storytelling è una cosa seria e non può quindi essere affidato al caso. La domanda iniziale è la seguente: da un punto di vista comunicativo il brand “Lamezia” come ne esce attraverso la narrazione (dei tanti fatti) che ora riprodurremo in ordine cronologico? Alla fine potremo tentare una qualche possibile risposta.

1.Il pontile

Luglio 1970/Febbraio 1971 “Moti di Reggio” Nell’estate del 1970 scoppia in Italia una rivolta mai vista prima, mai vista dopo. Scontri, assalti, barricate, scioperi generali, scuole chiuse per mesi e trasformate in caserme, 43 attentati dinamitardi, undici morti, migliaia di feriti. Una guerra civile in cui per otto mesi una folla armata occupa una città, si sostituisce alle autorità, combatte contro carabinieri, polizia, esercito. “I Moti di Reggio Calabria”: così li chiamano i giornali e le tv, quelli stranieri soprattutto, perché l’informazione italiana, specie la Rai di Ettore Bernabei, cerca di minimizzare e fa fatica a capire.(Gianni Barbaccetto, il Fatto quotidiano)

1971  Davanti all’area industriale di Lamezia Terme è stato costruito un pontile che si protende per 640 metri che avrebbe dovuto servire il grande impianto chimico della Sir (Società Italiana Resine) permettendo l’attracco di navi per lo scarico e il carico di materiali necessari per il funzionamento degli impianti… Il pontile è stato finanziato dallo Stato con 230 miliardi di lire dell’epoca (costo del complesso industriale) e rientrava in un pacchetto di investimenti industriali varato dal ministro dell’Industria Emilio Colombo per calmare il malcontento diffusosi nella zone a seguito dei Moti di Reggio, con la promessa di 3mila posti di lavoro. Nino Rovelli, industriale del Nord, si accordò con lo Stato per rilevare circa 200 ettari dell’area lametina poi diventati 400. Il finanziamento totale e a fondo perduto dello Stato al gruppo imprenditoriale Rovelli, da 45 miliardi lievitò fino 230 miliardi di vecchie lire per la realizzazione dell’intero complesso che avrebbe dovuto occupare, per l’esattezza, 2345 persone. Negli anni successivi l’amministrazione comunale riacquistò i terreni per creare “LameziaEuropa”, società che di fatto possiede i 400 ettari che furono dell’ex Sir. Nell’area vi è oggi anche l’AsiCat, l’Agenzia di sviluppo industriale della provincia catanzarese.(www.paoloparentela).

22/8/1981 Su L’Unità Gianfranco Manfredi scrive: “…secondo le rivelazioni pubblicate da Nizza dal giornale francese di sinistra “Le Marsillaise”, un grosso quantitativo di armi era stato consegnato in Calabria per le Brigate Rosse, sbarcato di notte presso un noto stabilimento chimico mai entrato in funzione. Il carico era gestito dai “templiers”, braccio armato del SAC, organizzazione militare di estrema destra.

Ottobre 2010 Si verifica il crollo della parte iniziale del pontile.

Novembre 2010 vengono sequestrate cinque aziende nell’Area Ex Sir, per discarica non autorizzata di rifiuti speciali industriali, per accumuli di fanghi di depurazione senza la prevista autorizzazione e interramento di cumuli di lana di vetro senza rispettare i criteri tecnico progettuali, che arrecano rischio per le matrici ambientali interessate (suolo, sottosuolo e falde acquifere). Le cinque aree sequestrate ammontano ad una superficie di circa 15.000 mq. Dalla relazione tecnica dell’Arpacal sono emerse carenze costruttive rilevate sia negli atti progettuali che sulle opere realizzate, sulle aree dove sono state interrati rifiuti speciali industriali quali la lana di vetro, accumuli di rifiuti di vario genere tra cui fibre di cemento (eternit), uno stoccaggio abusivo di fanghi derivanti dalla depurazione senza la prevista autorizzazione, un vasto accumulo con la realizzazione di collinette di lana di vetro.(paolo parentela)

Marzo 2011  Il procuratore capo Salvatore Vitello, di concerto con la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, dispone il sequestro del pontile fatiscente nell’area ex-Sir. I motivi riguarderebbero le condizioni di “degrado e fatiscenza con pericolo di crollo” in cui versa la struttura che “a causa della precarietà statica, causata dal mancato utilizzo e manutenzione, arreca pericolo alla sicurezza della navigazione, dei trasporti e pregiudizio per la pubblica e privata incolumità”. Le violazioni accertate, in questo singolo caso, riguarderebbero: attentato alla sicurezza dei trasporti, omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina e la mancanza dei prescritti segnalamenti marittimi. Oltre al sequestro del pontile, affidato in custodia al Comune di Lamezia Terme, sono stati sequestrati tre impianti di maricoltura che a tutt’oggi insistono nello specchio d’acqua antistante l’area industriale Ex Sir. Si tratta di quel che resta degli impianti, in abbandono e in alto mare, della “Ora Ora Maricoltura” Srl, specializzata nell’allevamento di tonno rosso, di tre gabbie galleggianti e tre boe di colore rosso di proprietà della “Nautilus Società Cooperativa” specializzata nell’allevamento di spigole e orate, e di una gabbia “a polipo” e due boe di colore rosso della “Ittisud Srl” (specializzata nell’allevamento di spigole, orate e saraghi e le cui reti si ruppero durante la mareggiata del 13 e 14 febbraio 2007). (17/11/2013, il Lametino).

Settembre 2011 Crolla una prima parte del pontile.

Ottobre 2012 Ad un anno esatto dalla visita del Papa in quell’area, il pontile crolla senza che mai alcuna nave vi avesse attraccato ed essendo stato utilizzato solo da alcuni pescatori. La parte iniziale della struttura ha ceduto sprofondando in riva al mare del golfo di Sant’Eufemia. Già da diversi anni, almeno due, c’era chi aveva avvisato del pericolo crollo della struttura, abitualmente utilizzata da pescatori. Per fortuna, nessuno degli abituali e impavidi pescatori era sul pontile al momento in cui si è verificato il crollo. Una pura casualità. (il Lametino)

1/2/2013 La provincia di Catanzaro con ordinanza-diffida n. 3 emessa ai sensi dell’art. 244 del d.lgs. n. 152/2006 tenta di imporre al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di “provvedere alla bonifica del sito contaminato in località Area Pontile ex SIR, nel Comune di Lamezia Terme e di predisporre, entro trenta giorni dalla notifica dell’ordinanza, un piano di caratterizzazione per valutare l’effettiva estensione della contaminazione, sia sulla superficie del fondale che in profondità”. (Paolo Parentela)

24/4/2013 Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare impugna la sopra citata ordinanza-diffida del Dirigente del Settore Tutela e Sviluppo Ambientale dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro. Tra le altre motivazioni il Ministro indica: “Insussistenza della qualificazione del sito come SIN (art. 252, d.lgs. n. 152/2006) o come Sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale (art. 252-bis, d.lgs. cit.), in mancanza del decreto ministeriale all’uopo necessario. Non sarebbe mai stato emesso il decreto ministeriale di qualificazione dell’area quale sito di interesse nazionale”. (Paolo Parentela)

17/5/2013 Con ordinanza n. 235 del 17 maggio 2013 viene accolta l’istanza cautelare avanzata dal Ministero ricorrente ma, al contempo, il TAR per la Calabria afferma: “nelle difese dell’Amministrazione provinciale si imputa allo Stato la situazione di abbandono in cui versa l’area in questione e si afferma che l’inquinamento si è verificato a causa della mancata custodia da parte dell’Ente proprietario. Di ciò, però, non si dà minimamente ragione nella pur ampia e articolata motivazione di cui al provvedimento impugnato, nell’ambito del quale non si va oltre la constatazione per la quale l’area e le relative opere sono incluse nel demanio marittimo”.

“Dall’analisi di campioni prelevati nel corso di sopralluogo svolto dall’Amministrazione provinciale di Catanzaro, con il supporto del Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, presso il pontile – si legge nella sentenza N. 00169/2014 del Tar della Calabria – era risultata la presenza di miscele di PCB (policlorobifenili) e diossine, derivanti dal materiale fuoriuscito da un trasformatore posto sul pontile. All’effettuazione di interventi di emergenza seguivano indagini preliminari sul tratto di mare antistante il pontile eseguite dall’ARPACAL. Dalle analisi su campione dei sedimenti marini prelevati nel tratto di mare antistante il pontile risultava la presenza di contaminazione da PCB, che richiedeva la predisposizione di un piano di caratterizzazione per valutare l’effettiva estensione della contaminazione, sia sulla superficie del fondale che in profondità”.

La notizia dello sversamento in mare di pericolose sostanze inquinanti quali Policlorobifenili e Diossine provenienti dallo stabilimento ex SIR di Lamezia Terme – causato anche dalla rottura di un vecchio trasformatore dello stabilimento – ha fatto mobilitare il WWF Calabria, che ha sollevato diversi interrogativi sull’entità e la pericolosità del fenomeno. (Paolo Parentela)

2013 “Per il resto, nulla. Nulla è stato fatto di quanto stava alla base del sequestro, ovvero: segnalarne il pericolo, circoscrivere l’area in modo che anche i soliti pescatori incoscienti del pericolo non stazionino più in quell’area a pescare, rimozione della struttura erosa e pericolante o sua totale ristrutturazione con lavori di somma urgenza per l’evidente pericolo crollo. Alla base della mancata riqualificazione ci sarebbe, come spesso accade di questi tempi, l’assenza della liquidità necessaria affinchè si possa provvedere con i lavori non più procrastinabili. All’inizio esistevano dei fondi, pari a centinaia di migliaia di euro, che ora non basterebbero più considerato lo stato di avanzato degrado. Servirebbero milioni di euro. Aspettando il futuribile porto che, proprio in quest’area, dovrebbe sorgere. Ma il pontile, così come è messo, potrebbe non aspettare i tempi da project financing o simili. Gli unici lavori possibili, ormai, sarebbero quelli della somma urgenza. Intanto il pontile rimane lì con il suo scheletro di ferro e cemento. Un lento ed inesorabile declino per una struttura che doveva essere volano di sviluppo ma, come molte vicende della Sir di Rovelli, continua a rappresentarne, invece, la fatiscenza, l’incuria e il pericolo quali simboli, indifferenti, di un intero territorio”. (2013, il Lametino, Vi. Ci.)

6 novembre 2014 «Elaborare un progetto comune Stato-Regione volto alla bonifica integrale dell’area ex SIR a Lamezia Terme evitando ulteriori danni all’ambiente e ripristinando il decoro della zona che giace all’ombra dell’ennesimo ecomostro italiano, chiaro simbolo del fallimento di anni di miopi politiche industriali che altro non hanno fatto se non ritorcersi contro il rilancio del Mezzogiorno». E’ quanto chiede il parlamentare calabrese Paolo Parentela del Movimento 5 stelle, in un’interrogazione al Governo nella quale ricostruisce la vicenda del ponte lametino di proprietà del demanio. Parentela, che ha scritto l’interrogazione su impulso del Meetup di Lamezia Terme, aggiunge: «Non è mai stato realizzato un completo recupero della zona che è stata luogo di discariche abusive a causa della mancata custodia da parte dell’Ente proprietario». «Il pontile ex Sir di Lamezia Terme è l’ennesima prova di come sia miseramente fallito il tentativo della politica di rendere la Calabria una regione industriale. Decenni di promesse e di posti di lavoro che si sono tradotti in devastazione dell’ambiente ed in assistenzialismo verso i calabresi, senza puntare al vero sviluppo del territorio e soprattutto senza tenere minimamente in considerazione le vocazioni naturali della Calabria».
La bonifica integrale dell’area non può attendere ulteriormente. Governo e Regione restituiscano la zona ai cittadini e rimedino ai danni provocati dalla vecchia classe politica».(www.lameziainforma)

8/9/2016  Non ha resistito alle mareggiate dell’estate il pontile dell’area industriale Benedetto XVI (ex SIR) situato nella parte più a sud del territorio del comune di Lamezia Terme: è infatti crollato il tratto compreso tra i piloni 5 e 6. (Lamezia informa)

24/7/2018 Una zona poco frequentata e mal tenuta, così può essere dipinta la zona industriale tra pecore e bufale sacre, libere di pascolare, come regnanti senza trono, per “concessione” di non si sa chi, in un’area non adibita al pascolo da circa cinquant’anni, e cumuli di rifiuti molto spesso abbandonati a se stessi. Ora un altro mistero si cela dietro al polmone, che potrebbe essere non propriamente sano, della Sir, centinaia di pesci morti per cause ancora da accertare: inquinamento? Una seconda “terra dei fuochi”? Scorie illegali? Materiale sotterrato? Domande senza risposta che attendono il termine delle indagini e delle analisi dell’Arpacal e del nucleo Noe dei Carabinieri, attualmente in corso, a cui la Procura lametina ha affidato l’incarico.(www.zoom24)

27/8/2018 “Cosa succede se abusivismo edilizio, inquinamento e turismo fuori controllo trasformano il Mare Nostrum in Mare Mostrum?”. Se lo è chiesto il fotografo Marco Valle dando forma a un progetto fotografico pubblicato sul National Geographic del quale hanno fatto parte anche tre scatti della costa lametina: i resti del pontile dell’ex Sir, un edificio distrutto dal mare a Falerna a causa dell’erosione costiera e l’interno di una casa a San Pietro lametino che ricorda le estati passate nelle case di legno costruite un tempo sulla spiaggia.(il Lametino)

1/1/2021 Tra i fattori più critici dell’area industriale ex Sir di Lamezia c’è poi l’equilibrio ambientale in larga parte compromesso. A dicembre dello scorso anno avevamo documentato l’abbandono di rifiuti, di lastre di eternit e gli scarichi industriali in molti casi finiti a mare. Una situazione ridimenzionata dall’Arpacal, certo, ma che ha toccato punti di massima criticità proprio quest’estate. Ne sono un esempio i numerosi incendi avvenuti nell’estate 2020 e che hanno interessato alcune imprese che gestiscono lo stoccaggio dei rifiuti. Incendi tanto sospetti da indurre la Procura lametina ad avviare un’indagine per capire se e chi c’è dietro ad un disegno che appare tanto chiaro quanto criminale. (Giorgio Curcio, Corriere della Calabria)

7/5/2021 Economia Sporca. Lamezia, sequestrato stabilimento nell’area ex-Sir per crimini ambientali: 4 denunce. Nel capannone del valore di 2 milioni si assemblavano veicoli senza autorizzazione.Scarti industriali sversati senza depurazione. (Corriere della Calabria)

12/8/21 Sversamento di reflui, liquidi e fanghi nel torrente e, di conseguenza nel mare. È questa una delle ragioni che hanno portato la Procura della Repubblica di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, a richiedere il sequestro preventivo del depuratore consortile che si trova nell’area industriale di San Pietro Lametino. Il depuratore, che serve diversi comuni compreso quello di Lamezia Terme, è gestito dalla società Deca alla quale il sequestro preventivo è stato notificato, qualche giorno fa, dalla Guardia costiera di Vibo Valentia e dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme.( Corriere della Calabria)

2 Giugno 2022. Ecomostro. Una parola è sufficiente a definire ciò che rimane del pontile di Lamezia Terme nell’area dell’ex Sir. Un progetto imponente naufragato, stavolta è proprio il caso di dirlo, nel giro di pochi anni. L’ex pontile da oltre 40 anni giace lì, solo sulla carta i tanti progetti di recupero e riconversione. Lo scheletro dell’imponente struttura resiste ma nel tempo ha subito diversi crolli che ne hanno interdetto l’area un tempo anche meta di turisti, fotografi e semplici curiosi dell’opera passata da simbolo di riscatto a simbolo di degrado e abbandono. Ma non è solo il pericolo di imminenti altri crolli a preoccupare, negli anni le analisi delle acque circostanti hanno fatto emergere dati sconcertanti. Da quel momento è un rimpallo di competenze tra Comune, Provincia e Stato su chi debba effettuare la bonifica. (laCnews, Manuela Serra)

2. Il Porto Turistico

5/7/2012 “Porto turistico, è conto alla rovescia”. (Gazzetta del Sud)

2012 L’area in cui ricade il ponte ormai crollato dovrebbe ora rientrare in un più ampio progetto di riqualificazione con la realizzazione di un porto turistico. A presentare richiesta di concessione di area demaniale, per i prossimi 90 anni, è la società “Porto di Lamezia Terme s.r.l” che ne garantirebbe la realizzazione e la gestione. Numeri, diversi, come quelli che hanno visto la realizzazione del pontile quarant’anni fa con l’Italia Resine di Rovelli. Per il porto, che dovrebbe sorgere proprio dove ora il pontile è crollato, si prevedono 1292 posti barca, 1178 posti auto, 104.162 metri quadri per opere emerse; 296.107 metri quadri quale perimetro per lo specchio acqueo interno. Il tempo per le osservazioni o per presentare progetti concorrenti e alternativi presso gli uffici del Comune di Lamezia, è scaduto lo scorso 12 settembre 2012. Senza ulteriori intoppi, quindi, la Porto Lamezia Srl dovrebbe passare alla fase di realizzazione e successiva gestione. Peccato che il pontile, nel frattempo, non abbia retto e sia crollato dopo aver atteso per anni la realizzazione di un rilancio dell’economia di Lamezia e del Mezzogiorno, numeri e milioni di vecchie lire persi e incastrati in un semplice libro dei sogni. Uno dei tanti di quelli che hanno attraversato l’area industriale più grande del Mezzogiorno, quella di Lamezia Terme. (il Lametino)

1/1/2021 Per una realtà ormai terminata, c’è un progetto che probabilmente non vedrà mai la luce, nonostante i proclami degli ultimi mesi. Si tratta del “Waterfront Porto Turistico”, presentato ormai poco più di un anno fa, e sul quale LameziaEuropa spa, il Comune di Lamezia, la Regione, il Corap e molti altri enti pubblici e privati erano pronti ad investire tra i 400 e i 500 milioni di euro. Un porto, la darsena, diverse strutture tra le quali un centro polisportivo, un impianto di Surf Lagoon, un acquapark, il centro della realtà aumentata “Carlo Rambaldi” oltre che un centro di innovazione tecnologica e l’international school. Di tutto questo restano, al momento, progetti, disegni e utopie e i fondi già investiti in progetti e studi di fattibilità per un progetto di portata internazionale destinato a rimanere sulla carta ancora per molto tempo. (Dai grandi progetti all’aula bunker. I sogni (infranti) e le illusioni dell’ex Sir di Lamezia, G. Curcio, Corriere della Calabria,1/1/21)

Ottobre 2021 Al “sogno” industriale degli anni ’70, prospettato dopo i fatti di Reggio in concomitanza con la Liquichimica di Saline Joniche e il Centro siderurgico di Gioia Tauro, oggi si è sostituita la Hollywood calabrese, gli “studios” della Film Commission guidata da Giovanni Minoli. Ma non solo. Nell’area industriale di Lamezia Terme sulle ceneri di un call center hanno realizzato la mega aula bunker di “Rinascita-Scott”. E sempre lì, grazie a ingenti capitali privati, dovrebbe sorgere, ma per ora è tutto solo sulla carta, un waterfront da 2.300 posti barca e da oltre 500 milioni di euro, da intitolare a uno sceicco della famiglia reale del Bahrain, Mohamed Bin Abdulla Bin Hamad Al-Khalifa. Il vero simbolo di quest’area, però, resta il pontile, lungo 600 metri e in parte crollato in mezzo al mare. (Sergio Pelaia, i Calabresi).

Giugno 2022 E di bonifica si sta discutendo nuovamente anche nelle ultime settimane. Il deputato del M5s Giuseppe d’Ippolito ha annunciato che l’area dell’ex Sir è stata inclusa nel Piano regionale delle bonifiche che prevede anche il risanamento ambientale della dismessa discarica di Bagni.

Lo scorso 14 maggio si è svolto poi un incontro promosso dalla senatrice Silvia Vono al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile sulla tematica del progetto Waterfront e Porto turistico di Lamezia. Nel corso dell’incontro la vice presidente dell’ottava Commissione permanente Trasporti e Infrastrutture del Senato ha evidenziato «di aver voluto avviare una stretta collaborazione istituzionale con il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile per consentire una velocizzazione dei tempi necessari per lo studio e la bonifica delle zone demaniali su cui prenderà vita l’hub turistico. Un porto moderno, accogliente ed attrezzato per le sfide del turismo mondiale che parta da un miglioramento della viabilità interna e dalla bonifica di alcune aree del demanio attualmente caratterizzate da ecomostri, quale il pontile ex Sir, che nulla hanno a che vedere con l’immagine di una Calabria efficiente che si vuole rilanciare su cui anche la Regione, guidata dal Presidente Occhiuto, sta lavorando con grande impegno».

Nel corso dell’incontro «è stata condivisa l’importanza strategica e l’interesse pubblico del progetto waterfront e porto turistico – si legge ancora nella nota – ai fini del completo rilancio produttivo dell’area industriale ex Sir di Lamezia Terme, della valorizzazione dell’hub infrastrutturale e logistico lametino già esistente e da potenziare in stretto collegamento con aeroporto Internazionale, stazione ferroviaria, autostrada A2 del Mediterraneo e viabilità provinciale SS18 e SS Due Mari, del recupero ambientale dell’area e del tratto di costa di circa 3 km compreso tra il Fiume Amato ed il Torrente Turrina attualmente degradata e non fruita dai cittadini anche attraverso il possibile recupero e riutilizzo, da verificare a livello tecnico e strutturale, del vecchio pontile ex Sir di proprietà del demanio dello Stato oggi un Ecomostro in stato di abbandono». (LaC news)

Pertanto

La domanda che ci siamo fatti leggendo in ordine cronologico le notizie riportate sull’area ex-Sir era: da un punto di vista comunicativo il brand “Lamezia” come ne esce attraverso la narrazione (dei fatti)?

Cominciamo dalla fine, vale a dire dai progetti, come il waterfront, che si prospettano per quell’area. Se nel 2012 la realizzazione del porto era già “un conto alla rovescia”, è evidente come i fatti vengono raccontati azzerando il tempo, che diventa un elemento del tutto ininfluente. La demolizione dei fatti nella nostra epoca è cominciata con la sparizione dei numeri, ha scritto una volta Guia Soncini. Nei numeri sono compresi gli anni che passano. Adesso soffermiamoci sul racconto del “pontile”. Si può sintetizzare in poche righe: “Peccato che il pontile, nel frattempo, non abbia retto e sia crollato dopo aver atteso per anni la realizzazione di un rilancio dell’economia di Lamezia e del Mezzogiorno, numeri e milioni di vecchie lire persi e incastrati in un semplice libro dei sogni. Uno dei tanti di quelli che hanno attraversato l’area industriale più grande del Mezzogiorno, quella di Lamezia Terme”.

Nel frattempo. In questa locuzione, che poi è lo spazio tra due fatti o momenti successivi (1971- 2012) c’è l’attesa e c’è anche il “destino cinico e baro”, c’è il sogno che non si realizza. Ma, appunto, dove c’è scritto che (tutti) i sogni debbano realizzarsi? Un sogno che non si realizza, davanti ad altri che eccezionalmente, si realizzano, è la normalità, la regola. Un sogno, lo sviluppo dell’industria chimica, viene sostituito da un altro sogno, il porto turistico e la Cinecittà dei poveri. Come si dice in questi casi, sognare non costa nulla.

Lamezia Terme, che già nel nome ha uno storytelling dove i sogni termali prevalgono sulla realtà, è un racconto noioso (lo scopo della mia dimostrazione è esplicito) per la semplice ragione che raccontare i fatti oggi non basta più. La cronaca, raccontare (anche con onestà e spirito di servizio, come succede il più delle volte) quel che succede, non “significa” più niente. Non è più importante come lo era quando l’informazione era data solo dalla Rai e dai giornali di carta. Oggi, col web, con i social, si raccontano storie individuali o collettive e l’opinione pubblica si forma attraverso varie scorciatoie emozionali.

Solo che lo storytelling (lo spiega bene il film “The square” (2017) dello svedese Östlund) va saputo fare, quello fatto a caso non serve a nulla (le operazioni Muccino o Jovanotti lo dimostrano). Mentre raccontare una serie di eventi concatenati, di fatti veri, è una narrazione tradizionale, lo storytelling ha un altro intento, quello di creare identificazione (creare destino), quindi influenzare la percezione. Cioè ha l’obiettivo di motivare, persuadere, creare desiderio, creare adesione ai propri valori. Ciò che è mancato nella cronaca di tanti anni fatta intorno al pontile della Sir è il contenuto: il pontile per i lametini non esiste, non sanno cosa sia, è qualcosa che essi sentono lontano e straniero, non gli appartiene. Ai lametini se parli del pontile è come se parlassi di un manufatto di Domodossola o di Baltimora, è qualcosa a loro estraneo.

La maggior parte dei lametini non solo non ci ha mai posato un piede sopra ma neppure si orienta su dove sia: credono che sia un manufatto di Curinga o di Pizzo. E dunque se non interessa ai lametini, come può interessare agli altri, calabresi e non? Il paradosso è dunque che il simbolo di Lamezia (che poi sono due, l’altro è la cava di S. Sidero, che tutti vedono risalendo l’autostrada) in tanti anni non è stato raccontato per quello che è davvero: non un sogno, ma una moneta. Come ogni moneta ha due facce: la testa è la politica miope della Calabria di non voler valorizzare la sua pianeggiante area centrale  (i lombardi hanno forse mortificato la pianura padana?). Per esempio l’università al centro della Calabria sarebbe stata la Università dei calabresi perchè facilmente raggiungibile da nord e sud e quindi avrebbe reso inutili le università di Reggio e Catanzaro. Ecco perchè i politici di ogni colore scelsero Cosenza e non Lamezia, la stessa operazione non gli è riuscita con l’aeroporto e infatti Reggio e Crotone sono inutili. La croce è invece l’atavica rassegnazione dei lametini che si fanno scivolare tutto.