Uomini e caporali/ Il pm Santoriello uomo d’onore mentre a me danno del tifoso

Avendo 72 anni, dal 1957 (anno in cui arrivò Sivori in Italia) mi sento dare del tifoso pur essendo uno juventino molto anomalo. In realtà se tutti i tifosi fossero come me vivremmo in un mondo ideale dove domina la giustizia il bello e la pace. Io sono Bilancia, sono sempre per la misura e le cose giuste, sono per la meritocrazia, esalto i più bravi in tutti i campi e quindi nella mia stanzetta avevo i poster di Gigi Meroni, Mariolino Corso, Paolo Maldini e Sivori. Potevo non amare Platini e Zidane, Del Piero e Tevez? O Scirea, Paolo Rossi e Vialli? 
Finalmente oggi sono apparsi sulla stampa le immagini di un convegno del 2019, dal titolo “Il Modello organizzativo e le società calcistiche. La prevenzione degli illeciti tra giustizia penale e sportiva”. Vi partecipò il magistrato Ciro Santoriello, pubblico ministero a Torino dell’Inchiesta Prisma, sulla base delle cui intercettazioni la Juventus è stata penalizzata di 15 punti dalla giustizia sportiva.

Nel primo video un relatore dice: “Rimaniamo distanti sul fatto che lei sia pm e io avvocato, e che lei tifa Napoli e io tifo Inter”. Santoriello chiosa: “Basta che non sia la Juventus”. Molto più pesante il secondo video: “Come presidente di una società di calcio – dice Santoriello – non sono bravo se faccio gli utili ma anche se vinco gli scudetti. A volte però c’è un rapporto di incompatibilità tra le due cose. Lo ammetto, sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero sono antijuventino, contro i latrocini in campo, eppure mi è toccato scrivere archiviazioni”.
Fratelli d’Italia. Io che scrivo sul mio blog a Lamezia vengo definito da sempre tifoso juventino, il pm di Torino, non contento 10 anni fa di aver tentato senza successo (venne archiviato) di incriminare Moggi e Giraudo, adesso indaga di nuovo sulla Juve andando dietro alla sua ossessione. Lui devi stare attento come lo definisci perchè ci va di mezzo la Sua onorabilità, io in quel di Lamezia resterò per sempre un tifoso, politico e sportivo.

Non voto da anni, sono stato tesserato solo al Manifesto, ho amato Meroni, Corso e Sivori, mi piace il gioco di Sarri e del Napoli, e manderei via Allegri (l’anticalcio) oggi stesso, perciò vengo definito un tifoso. Santoriello invece amministra la giustizia e il suo tempo lo impiega a farla pagare alla Juventus perchè ruba.

Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. La giustizia ordinaria e sportiva, così come la tv, il giornalismo e le arti, le abbiamo consegnate nelle mani di tifosi (di Putin o del Napoli è la stessa cosa) e poi disquisiamo sulla pace (Zelensky deve parlare a Sanremo?), sulla giustizia, sulle diseguaglianze (Iacona ieri sera a Presa diretta ha fatto un servizio sui poveri per dimostrare una sua tesi, non per cercarla: ecco cosa significa essere un tifoso, giudicare la realtà attraverso i tuoi occhiali).

PS- La Juve, davanti a tutto questo, ha solo saputo dire: Pretendiamo più rispetto. Perchè, come già avvenne nel 2006, la Juve non metta in campo sui media una strategia comunicativa d’emergenza (come fanno tutte le grandi aziende in tempi di crisi), continua a rimanere il mistero più assoluto. Il mio blog è un cucchiaino per svuotare il mare

2019
PM Prisma, Santoriello: “Odio la Juventus! Plusvalenze fittizie NON rendono un bilancio falso!”
GIANNI BALZARINI: LE DICHIARAZIONI DI SANDULLI

STORIA/ LA VICENDA DEI PASSAPORTI FALSI (RECOBA E ORIALI) Cosa pensereste di una situazione nella quale esiste un regolamento ben preciso che viene rispettato senza alcun problema fino a quando, però, non vengono toccate persone che, diciamo così, godono di protezioni di un certo tipo e, piuttosto che vedersi colpite per la violazione di quelle norme, fanno pressione affinchè proprio quelle regole vengono cambiate? Assurdo, eh?

Ebbene, è quanto accaduto al calcio italiano tra il 2000 e il 2001. Esisteva, allora, una regola, esattamente la 40 settimo comma delle NOIF della FIGC, che prevedeva che le squadre del campionato di calcio non potessero schierare più di 5 giocatori con passaporto extracomunitario. Accadde però che quella norma venne violata da alcune società, senza perà che queste fossero punite come meritavano (ossia in base a quanto previsto dal regolamento), ma soltanto multate con la squalifica dei calciatori coinvolti e l’inibizione dei dirigenti coinvolti, oltre ad una irrilevante sanzione pecuniaria. Questo perché la regola che ne avrebbe decretato penalizzazioni a livello sportivo, fino alla retrocessione, venne abolita. Anzi, si fece peggio: il processo venne rimandato alla fine della stagione in modo da avere il tempo per cambiare la regola.

Recoba arriva all’Inter nel 1997, assieme al Fenomeno Ronaldo. Sembra essere promettente ma ancora acerbo. Viene mandato a Venezia a farsi le ossa e, in effetti, in laguna il Chino disputa un grande campionato. A fine stagione l’Inter lo richiama in squadra ma emerge un problema: l’Inter ha già in rosa 5 extracomunitari, ossia Ronaldo, Jugovic, Simic, Cordoba e Mutu. Come fare? Semplice, il 12 settembre del 1999 Recoba ottiene il passaporto comunitario. E dire che già nel 1997 venne cercato, invano, un qualche avo spagnolo per poter tesserare Recoba come comunitario…

Recoba esplode e Moratti gli regala un contratto da record, addirittura di 15 miliardi di lire a stagione più bonus vari. Recoba disputa quell’anno 29 presenze realizzando 8 reti.

Accadde però un fatto: durante una trasferta per una gara di coppa Uefa, il 14 Settembre del 2000, alla frontiera polacca due calciatori dell’Udinese, tali Warley e Alberto, vennero fermati perché in possesso di passaporti falsi. Attenzione adesso: Le indagini, partite da questi due giocatori dell’Udinese, si allarga e si scopre un vero e proprio “sistema”. E si arrivò così anche alla patente falsa. Nelle indagini fu scoperto che la patente del giocatore Recoba era contraffatta. La patente era stata rubata dalla motorizzazione di Latina. E chi era il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Latina in quel tempo? Giuseppe Chinè, quello che adesso con la Corte federale ha chiesto per la Juve 9 punti di penalizzazione, poi portati a 15.

Scoppia lo scandalo passaportopoli, che coinvolge le società Inter, Lazio, Roma, Milan, Udinese, Vicenza, Sampdoria, i giocatori Recoba, Veron, Fabio Junior, Bartelt, Dida, Warley, Jorginho, Alberto, Da Silva, Jeda, Dedè, Job, Mekongo, Francis Zé e i dirigenti Oriali, Ghelfi, Baldini, Cragnotti, Governato, Pulici, Pozzo, Marcatti, Marino, Sagramola, Briaschi, Salvarezza, Mantovani, Arnuzzo, Ronca. Il 30 gennaio 2001 durante un’ispezione nella casa di residenza di Recoba venne accertato che anche il passaporto del Chino era falso.

La prima reazione dei nerazzurri non può che essere di sdegno e una decisa presa di distanza dal fattaccio. Poi però si scopre che fu Oriali, dirigente interista, su suggerimento di un altro personaggio che ha sempre fatto della sportività e della correttezza il suo vanto, Franco Baldini, dirigente della Roma, a contattare tale Barend Krausz von Praag, oscuro faccendiere per risolvere la vicenda del passaporto di Recoba.

Insomma, l’Inter del tutto estranea alla vicenda non era, al punto che Oriali andò a Buenos Aires proprio per ottenere il documento e, secondo Barend Krausz von Praag (lo ha dichiarato durante un interrogatorio), ha anche pagato 80 mila dollari per conto della società per il disbrigo della pratica.

Siccome tante erano le società coinvolte nello scandalo ma ancor di più quelle del tutto estranee, ci si pose il problema di sanzionare i comportamenti illeciti. Già ma come? C’è il precedente, proprio in quei mesi, del medesimo scandalo che ha portato, in Francia e Spagna, alla sospensione dei giocatori e alla penalizzazione delle società coinvolte. Qualcuno, guarda un po’, spinge per il colpo di spugna ma la cosa è impraticabile, si perderebbe del tutto la faccia!

Inizia il processo e le società, Milan e Inter in testa, hanno paura. Il rischio è quello di addirittura retrocedere (visto che andrebbe penalizzata la squadra per ogni partita in cui ha schierato il giocatore), la certezza sarebbe quella della non partecipazione alle coppe europee. Galliani si ribella e studia la scappatoia: se si riuscisse, contemporaneamente, a prolungare il processo fino al termine del campionato, per poi cambiare la regola (la famosa 40 NOIF), si potrebbero rendere meno gravi le sanzioni.

Mica male, eh? Se una cosa che è reato non lo è più perché si cambia la regola ecco che tutto assume una dimensione diversa. Moratti dichiara: “Se squalificano Recoba e poi la giustizia ordinaria lo assolve, chi ci restituisce squalifiche e penalizzazioni?” per spingere affinchè sia preso il dovuto tempo prima di emettere le sentenze. Strano, qualche anno dopo fu ritenuto sacrosanto svolgere un processo sportivo in pochi giorni, comminando sanzioni assurde ad alcune squadre e ignorando le prove a danno di altre e ben prima che la giustizia ordinaria facesse il suo corso…

Sta di fatto che poi anche la giustizia ordinaria condannerà Recoba e Oriali, ma l’Inter non avrebbe pagato con penalizzazioni in classifica per tutti i punti ottenuti in modo illecito.

Il 3 maggio del 2001 arriva il provvedimento che tutti i coinvolti nella vicenda aspettavano: cambia la norma relativa al tesseramento e impiego dei calciatori extracomunitari. Mancano sei giornate alla fine del campionato. Il processo si svolgerà a campionato finito e le sanzioni saranno ben più leggere rispetto a quanto avrebbero dovuto essere, poiché la norma era cambiata e le violazioni del regolamento, pertanto, erano meno gravi.

Il 27 giugno 2001 la Commissione disciplinare della Lega Calcio emette la sentenza di primo grado: tra le altre, Inter condannata ad una ammenda di 2 miliardi di lire mentre Recoba punito (come anche Dida e tanti altri), con un anno di squalifica. Tra i dirigenti, Oriali è stato condannato ad 1 anno di inibizione.

La Commissione di Appello Federale conferma le sanzioni. Anche la giustizia ordinaria fece il suo corso e, il 25 maggio 2006 condannò, in via definitiva, Recoba e Oriali che ricorsero al patteggiamento, ottenendo una pena di 6 mesi di reclusione con la condizionale per i reati di ricettazione e concorso in falso, commutati in multa da 25.400 euro.