Juve -15/ Per capire quello che nessuno vi spiega bene

Le aberrazioni di una sentenza sportiva che adopera la tecnica del “capro  espiatorio” (colpiscine uno per educarne cento) li capisce, se ha il piacere di seguirci, finanche uno studente di giurisprudenza del I anno.

1) NON ESISTE UNA NORMA SULLE PLUSVALENZE  La Corte Federale d’Appello a Sezioni Unite (il giudice Torsello) sei mesi fa assolvendo la Juve e altre squadre per le plusvalenze aveva motivato la decisione con il fatto che le plusvalenze non sono normate.

Scriveva Torsello a maggio ’22 (le motivazioni si trovano sul sito della Fgci):  “Inoltre, è auspicabile anche individuare dei criteri attraverso i quali esaminare le modalità di formazione delle plusvalenze e il concreto impiego nei parametri federali – anche al fine di scoraggiarne l’artificiosa determinazione… Appare infatti singolare che in ambito molto regolamentato, come quello calcistico, sia carente proprio questa disciplina che assume un ruolo di massima criticità nei bilanci“.

Spiegava il sito “Diritto al digitale”: Il proscioglimento di undici squadre di calcio nel processo plusvalenze non risolve il problema che richiede un urgente intervento normativo. La Corte ha confermato nel processo plusvalenze la decisione di proscioglimento degli 11 club di calcio e delle 61 persone tra dirigenti e amministratori coinvolti, ma ha evidenziato la necessità e l’urgenza di un intervento normativo sul tema della valutazione del valore del corrispettivo di cessione/acquisizione delle prestazioni sportive dei calciatori. La Corte ha infatti ritenuto che alcuni valori di mercato oggetto del procedimento si siano formati in modo totalmente slegato da una regolare transazione di mercato”.

In altri termini, non esiste una norma giuridica nell’ordinamento che configuri il reato di “plusvalenze artificiose”. Io non posso essere accusato di omicidio se non esiste una norma che lo punisce. Dopo 6 mesi (da maggio ad oggi) lo stesso Torsello ha cambiato idea e ha condannato la Juve perchè ha creato un sistema con le altre squadre per fare plusvalenze. Pertanto la Juve è stata condannata per slealtà sportiva (che è un principio, quello che i giuristi chiamano norma di chiusura)  per aver avuto attraverso questo sistema un vantaggio competitivo. La Juve è stata condannata perchè nella abbondante documentazione della Procura di Torino vi sarebbero (il condizionale è d’obbligo essendo la tesi dell’accusa ancora non corroborata da un processo) ammissioni di dirigenti juventini di aver commesso il reato. Ma, per l’appunto, lo stesso Torsello che prima aveva scritto che la norma non esiste adesso si contraddice.

2) LA PROCURA DI TORINO INVIA GLI ATTI A TORSELLO MA LA DIFESA NON LI CONOSCE Ma l’altra aberrazione della sentenza si rinviene proprio nella documentazione inviata alla Corte dalla procura di Torino. Quando si fanno le intercettazioni, per esempio, una Procura, per capirci, ne acquisisce 1000. Tra queste 1000 ne sceglie 100 sulle quali basa l’ipotesi di reato da attribuire all’indagato (per es. la Juve). Ora, quando ciò avviene, alla difesa devono essere date non le 100 intercettazioni che l’accusa ritiene significative per il reato ma tutte le 1000, affinchè la difesa possa ascoltarle e controbattere. Nel processo sportivo invece cosa è succcesso? E’ successo che la difesa ha potuto parlare ma senza che sia stato messo a sua disposizione prima tutto l’intero materiale documentario assunto dalla Procura. Dal  momento che è scritto che il processo della giustizia sportiva si rifà al giusto processo e le regole pertanto sono identiche (c’è un solo giusto processo in uno Stato di diritto) è indubbio che il diritto alla difesa della Juventus sia stato sostanzialmente compresso e compromesso. Anzi, forse si può aggiungere che proprio questa consapevolezza ha portato ad assolvere tutte le altre squadre. La procura di Torino aveva indagato la Juve e non le altre squadre che, pertanto se condannate, avrebbero contestato questa loro macroscopica impossibilità a difendersi. Ma, si ribadisce, il giudice sportivo ha basato la sua condanna sulle intercettazioni, per esempio, che l’accusa (la procura di Torino) ha selezionato, senza che, prima e per potersi difendere, la Juve, l’indagato, abbia potuto esaminare tutte le intercettazioni, non soltanto quelle selezionate dalla Procura. La stessa cosa avvenne nel 2006 con il taglia e cuci del colonnello Auricchio che appoggiò la sua tesi accusatoria su una sua personale selezione delle intercettazioni. Si scoprì poi, esaminandole tutte, che quelle riguardanti altre squadre erano state saltate per cui l’Inter non venne accusata in quanto il reato si era prescritto.

3) LA JUVE HA AMMESSO LE PLUSVALENZE. MA SE NON SONO REATO CHE MALE C’E? OPPURE, SE NON SEI INTERCETTATO PUOI FARE TUTTE LE PORCATE CHE VUOI? Il fatto nuovo sarebbe dunque, secondo la Corte sportiva, l'”ammissione di colpa” che i tesserati Juve fanno nelle intercettazioni e atti scovati dalla Procura di Torino. Non è vero che solo la Juve come società quotata in borsa possa essere intercettata, anche altre Procure stanno indagando sulle altre squadre ma lo stanno facendo con tempi diversi. La particolare solerzia di Torino (che stava indagando su impulso Consob per la manovra stipendi) rispetto a quella della Procura di Napoli e di altre città ha penalizzato la Juve, ma resta il fatto che il giudice Torsello inchioda i tesserati juventini ad ammissioni di un reato che lui stesso aveva scritto che non fosse presente nell’ordinamento. Hanno ammesso: cosa? Di fare cose lecite. E’ come se qualcuno mi intercettasse al telefono mentre confesso di aver fatto una strage e però il reato di omicidio nell’ordinamento non esiste: ognuno di noi può essere punito solo per aver commesso fatti che sono configurati come reati perchè dobbiamo sapere le conseguenze derivanti dai fatti che commettiamo. Infatti non si può essere puniti per fatti che all’epoca in cui sono stati commessi non erano ancora reati ma lo sono diventati successivamente. Dunque Torsello, non rinvenendo una norma per condannare la Juve ricorre ad un norma di chiusura, la slealtà sportiva, prefigurando un sistema di plusvalenze fittizie che la Juve avrebbe “ammesse” o confessate mentre le altre squadre non possono essere tirate in ballo perchè mancano le ammissioni o se ci sono non sono ancora nella disponibilità della Corte. Anche se la Juve ha fatto plusvalenze artificiali  e per sistemare il bilancio hanno gonfiato le quotazioni dei giocatori, il problema dove sta? Il vantaggio dov’è? La cosa la sistema il fatto degli ammortamenti: traggo un vantaggio nel bilancio attuale ma mi appesantisco sui futuri. Si capirebbe tutto se la Juve fosse fallita, allora si potrebbe parlare di bancarotta fraudolenta, ma qui l’azionista ripiana ben due volte…Chinè ha detto che così la Juve ha evitato di fare cessioni (riferimento velato all’Inter, ma un conto è la disponibilità di cassa, che l’Inter non aveva, e un’altra il conto economico) ed “evita di mettersi le mani in tasca”. Si può davvero dire questo dopo aumenti di capitale per 700 milioni?

IL DOLO DELLA JUVE Per spiegare ancora meglio l’assurdità di una penalizzazione che non ha nessun precedente (il Chievo venne penalizzato di 3 punti ma per operazioni inesistenti e c’era in ballo l’iscrizione al campionato), le ammissioni fatte dai dirigenti juventini nelle intercettazioni, secondo Chinè e la Corte, costituirebbero il dolo. Ma il fatto è che due privati possono attribuirsi il valore che vogliono  e certo che sono consapevoli dele valutazioni, le hanno date loro, mica altri. Solo che come fai a dire che sono troppo alte o meno quando non esiste una norma che fissa il prezzo  e ciò che stai scambiando è un bene immateriale come il cartellino di un calciatore? Non è una scatoletta di tonno che sai che non può costare più di 5 euro.

IL PROCURATORE CHINE’ UN BOVALINESE CONTRO LA JUVE

Il calabrese Giuseppe Chinè è il procuratore della Figc che ha chiesto 9 punti di penalizzazione per la Juve. Componente della Procura Federale Figc dal 2004, ne è diventato responsabile nel 2019 (i tifosi bianconeri lo ricorderanno per la squalifica fatta comminare a Gigi Buffon per una bestemmia). Aveva avanzato istanza di revocazione della sentenza del 17 maggio scorso, in cui erano stati prosciolti 59 dirigenti e 11 società, tornando alla carica (forte della presa conoscenza degli atti dell’inchiesta Prisma della Procura di Torino) tirando in causa questa volta 9 club e 52 dirigenti. Nei suoi 44 minuti di durata del primo intervento, in audizione, per ben 42 minuti soltanto di Juventus ha parlato. Gli altri due? Saluti e convenevoli. E’ stato per oltre quindici anni magistrato amministrativo e, ancor prima, magistrato ordinario. Dal 2011 al 2013, ha guidato l’Ufficio legislativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze e, dal 2009 al 2010, quello del Ministero per la Semplificazione Normativa. Ha ricoperto il ruolo di capo di gabinetto con il ministro dell’istruzione Marco Bussetti nel primo governo Conte. Sotto il governo Draghi è  stato capo di gabinetto del Ministro dell’Economia Daniele Franco.

E’ figlio del Dirigente scolastico Bruno Chinè, noto uomo di cultura della Locride e dell’ insegnante Edvige Giurato e torna a Bovalino, dove stanno i suoi genitori e conta molti amici, a passare le ferie estive. 

ECCO CHI SONO I COMPONENTI DELLA CORTE DI APPELLO FGCI

Mario Luigi Torsello (presidente), ex magistrato Corte dei Conti, più volte sottosegretario
Salvatore Lombardo, ex arbitro, notaio, sindaco di Marsala con il centrosinistra
Mauro Mazzoni, avvocato, consulente d’impresa nel settore legale – amministrativo, vice presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Vincenzo Barbieri, in pensione dal 1 febbraio 2019, è stato Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma.
Claudio Teodori, dal 2001 Professore ordinario di Economia Aziendale. Titolare del corso di Analisi di bilancio e comunicazione finanziaria e di Contabilità generale e bilancio.
Domenico Luca Scordino, Laureato in giurisprudenza a La Sapienza, avvocato dal 1993. È stato vice Commissario della Siae. Ha insegnato Crisi e Risanamento di Impresa presso la facoltà di Economia presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale dal 2013 al 2019.
Alberto Falini, dopo aver vinto il concorso nel 2005, si è trasferito all’Università di Brescia dove insegna Economia e gestione delle imprese

La penalizzazione della Juve si configura come un tentativo di fare della Juve un esempio da giustiziare, ancora una volta. Entro 10 giorni la Corte d’Appello della Figc pubblicherà le motivazioni della sentenza. Da quel momento la Juventus ha un mese di tempo per fare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni, l’ultimo grado della giustizia sportiva. Il Collegio non ha il potere di modificare l’attuale sentenza visto che valuta solo eventuale presenza di vizi di forma. Quindi non ci saranno mezze misure o riduzioni: o annulla la sentenza o la conferma. Dopo il Collegio di Garanzia il percorso di giustizia sportiva è finito. La Juventus potrebbe rivolgersi solo al Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio e nel caso al Consiglio di Stato.

La Procura sportiva è un organo politico. Nella sua storia non è stata mai equa con tutti. Rinfreschiamo la memoria.

Nel settembre 2000, esplode lo scandalo dei passaporti falsi, con il coinvolgimento di giocatori militanti in sette società. L’Inter ne rimane coinvolta a gennaio 2001, quando a seguito di un’ispezione disposta dalla Procura di Udine, viene rinvenuto il passaporto di Recoba, risultato contraffatto. La Procura di Roma rivela che il dirigente interista Oriali, su indicazione del consulente della Roma, Franco Baldini, si è messo in contatto con un misterioso faccendiere rispondente al nome di Barend Krausz Von Praag il quale lo ha supportato nell’ottenimento del documento presso un’agenzia di Buenos Aires.
Recoba afferma di essere totalmente inconsapevole di quanto accaduto e dichiara di aver ricevuto il passaporto da Oriali nel settembre 1999. L’Inter se la cava sempre. Come ha detto Cellino, il presidente del Brescia, due anni fa sempre l’Inter vinse il campionato senza pagare gli stipendi ai calciatori e con 245 milioni di passivo.

Nonostante Calciopoli nel 2006 il Milan ha fatto lo stesso la Champions. La Roma è andata vicino al fallimento e ricordiamo pure gli intrallazzi con Unicredit. Per la Roma fu cambiata una norma in corso nel 2001 per far giocare un giocatore. La Lazio ha spalmato un debito con lo Stato per 150 anni e non fu limpidissima con i tamponi con giocatori che giocavano in A e non in Champions. Il Napoli, sorvolando su Osimhen, si è visto anche chiedere scusa quando gli fu dato ragione nel 2020 nel non presentarsi contro la Juve a Torino (con uso ballerino delle Asl). Quando è spuntata l’ipotesi ‘ndrangheta nel tifo Inter si è scritto subito “Inter parte lesa”, per la Juve all’inizio ci fu Pecoraro con le sue intercettazioni a sparare alto prima di far figuretta in sede antimafia.

ILLOGICITA’ Perché assolvere tutte le altre squadre e non la Juventus vuol dire certificare che a essere punibile non è lo scambio in sé. Ma il “sistema” che li produce. Il principio secondo cui la plusvalenze fittizia non violi una norma specifica ha resistito. Quindi: liberi tutti. Tranne la Juventus.

Ma questa sentenza, attenzione, ci dice che la giustizia sportiva sa colpire solo se sei tu stesso a dichiararti, nei fatti, colpevole. Lo hanno fatto nelle centinaia di ore di intercettazione dirigenti di ogni livello della società bianconera: così la pensano la procura e la Corte. Le “dichiarazioni auto accusatorie” sono carpite grazie ai mezzi della giustizia ordinaria. Senza, è quasi impossibile colpire un club. Per questo, a breve il procuratore Chinè chiederà alla Procura di Napoli gli atti dell’inchiesta sul falso in bilancio che riguarda De Laurentiis.

In sintesi il giudice Mario Luigi Torsello, a capo della Corte d’Appello, ha punito la Juventus per la violazione dei principi della lealtà sportiva, genericamente invocati dall’art 4 del codice di giustizia sportiva. Non va provato il presunto singolo illecito (lo scambio), ma si punisce il sistema, la slealtà sportiva, quindi è stata sanzionata e penalizzata solo la Juve.
Va bene, dovremo a breve conoscere le motivazioni, ma questa penalizzazione basata sulla slealtà sportiva e sul sistema è il dato certo sul quale ragionare.

Le uniche due cose essenziali che appresi laureandomi in giurisprudenza sono le seguenti: 1) il diritto è basato sulla logica. Una sentenza illogica non ha niente a che fare con il diritto ma piuttosto con la politica; 2) Ogni norma giuridica è interpretabile  e quindi il suo significato dipende dal tipo di interpretazione che adopera l’interprete. Solo che i tipi sono molteplici, l’interpretazione letterale, dottrinale, giudiziale, storica, evolutiva, sistematica…e i vari tipi si incrociano tra di loro dando luogo a migliaia di interpretazioni possibili. Per cui anche l’art 4 del codice di giustizia sportiva posto a base della decisione si deve vedere e capire come i giudici lo abbiano interpretato. Poichè alla fine hanno condannato solo la Juve e non le altre squadre con le quali la Juve ha fatto le plusvalenze (si chiamano a specchio perchè sono basate sullo scambio di giocatori). Secondo quali idee la Juve ha ottenuto un vantaggio competitivo se le plusvalenze gonfiate sono state fatte, come dice la procura stessa, anche con altri club di vertice come Milan, Atalanta o Roma? Il Napoli non ha ottenuto un vantaggio competitivo dall’affare Osimhen con cui ha fatto plusvalenze per dei ragazzi che non sono neanche mai andati in Francia?

Il vantaggio competitivo, poi, non è riscontrabile in un contesto postpandemico in cui la proprietà Juve ha fatto un aumento di capitale di 700 milioni di euro, che le ha permesso, per dire, di comprare il miglior attaccante della Fiorentina per 70 milioni.

La verità è che la procura federale ha chiesto alla Corte d’Appello di revocare la sentenza precedente di assoluzione e riaprire il procedimento alla luce degli atti e delle intercettazioni dell’inchiesta Prisma.

Una condanna quindi basata su due aberrazioni: la violazione del “ne bis in idem”, non si può essere processati due volte per gli stessi fatti; non si può essere condannati solo sulla base di un rinvio a giudizio che contiene soltanto le tesi dell’accusa, tesi che in un processo possono essere, in contraddittorio, smontate dalla difesa.  La giustizia sportiva è sbrigativa ma il sostantivo principale “giustizia” non può venir meno per la cancellazione di alcune garanzie fondamentali per l’indagato. In uno Stato di diritto e pur in tempo di pace dunque c’è un settore “sportivo” dove si può procedere, per la fretta e l’urgenza, togliendo di mezzo garanzie essenziali come se si fosse in guerra.

Frank Gavatorta Ora, i ricavi del Sistema Italia sono bloccati. I club sono appesi al filo dei diritti televisivi, e hanno pochissimo margine di manovra tolti quelli. Se un club perde la categoria (retrocede, ad esempio) perde il 90% quasi del suo fatturato di colpo, a meno che…L’istituto finanziario della plusvalenza è stata soluzione per i club, tutti, nella misura in cui l’emergenza dei bilanci richiedeva un correttivo. Ne hanno approfittato l’Inter (Vanheusden, Pinamonti) come il Napoli, in misura minore. Era un sistema, lo è ancora. La Juve ne ha abusato? Sì.
Lo ha fatto per mantenere competitività? Certo.
Era giusto? No.
Vale 15 punti in classifica? Ma per cortesia.
E la sentenza, oltre che a essere punitiva, dovrebbe aiutare il Sistema Italia a guardare il problema provando a normarlo. Le plusvalenze sono un effetto e non causa: a oggi il Sistema Italia non contribuisce a creare sufficienti fonti di ricavo per reggersi. È un’industry che ha bisogno come l’aria di trovare modelli vincenti e senza un sistema che la sostenga difficilmente potrà crescere.
Questi -15 punti sono un evidente quanto sproporzionato passo che tende a demolire una società, senza però lasciar spazio al miglioramento del sistema: come se distruggendo la Juve tutto torni magicamente come negli anni ’90.