I fuochi di Capodanno avvelenano come 120 termovalorizzatori in un anno

Vaglielo a spiegare a Giuseppe Conte o al candidato di Giorgia Meloni alla presidenza del Lazio, Francesco Rocca: i miniciccioli buttati e scoppiati nella notte di capodanno erano dieci, venti, cinquanta cassonetti di monnezza dissolti, andati a fuoco col fiammifero e la benzina ad avvelenare l’aria che respiriamo. Altro che termovalorizzatore a Roma. E così in quelle stesse città i cui sindaci di sinistra, verdi, grillini e sovranisti d’accatto si oppongono alla costruzione di impianti controllati, tecnologicamente avanzati, costruiti da ingegneri, fisici e biologi, quei termovalorizzatori necessari a Roma come in Campania a Giugliano, a Gioia Tauro in Calabria, a Catania o a Palermo, ecco che proprio da quelle città che affogano nella monnezza non trattata, nella notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio si sono sollevate nubi e polveri sottili che un inceneritore non produrrebbe nemmeno in cento anni.

C’era da stare chiusi in casa per una settimana. Un altro lockdown. “I fuochi d’artificio esplosi nella sola notte di capodanno possono arrivare a produrre emissioni nocive pari a quelle delle attività annuali di 120 inceneritori di rifiuti”, ha detto con un comunicato la Società italiana di Medicina ambientale. “Nella sola notte di capodanno le polveri sottili registrano un incremento abnorme, raggiungendo valori medi su 24 ore quasi tripli rispetto al normale limite giornaliero, fissato a 50 microgrammi per metro cubo”.

A Napoli, il sindaco Gaetano Manfredi, che in città ormai dicono sia un uomo assai generoso perché riesce a fare sentire tutti gli altri degli Einstein, compreso l’ex sindaco Luigi de Magistris, ha spiegato che un termovalorizzatore da quelle parti non serve. Non lo vuole. La maggioranza di centrosinistra, i Verdi e Sinistra italiana, pensano tutti che inquini troppo. Così, poi, a capodanno, il buon Manfredi ha firmato un’ordinanza (anzi una grida manzoniana con multe da 500 euro) che vietava botti e petardi, ben sapendo che ovviamente nessuno l’avrebbe rispettata, ecco che infatti Napoli (ci sono pure i video su YouTube) la notte del 31 sembrava Kharkiv sotto le bombe di Putin.

Questi di conseguenza i dati dell’Arpa, l’agenzia per la protezione ambientale, sugli effetti della notte di Manfredi: una media giornaliera di Pm10 pari a 467 microgrammi per metro cubo (il limite giornaliero è 50 microgrammi). Eh, ma il termovalorizzatore inquina. Che è un po’ quello che dice pure Virginia Raggi, l’indimenticabile Raggi, lei che in campagna elettorale, appena un anno fa, nel tentativo surreale di farsi rieleggere sindaco della capitale d’Italia fece esplodere circa ventisettemila euro di fuochi d’artificio sul piazzale della Fontana dello Zodiaco a Ostia nel corso di una cena elettorale organizzata da chi?… Ma dall’assessore all’Ambiente grillino del X municipio di Roma, ovvio!

Si sa, sono fatti così gli autentici apostoli del popolo (e dell’ambiente). Come quei bravi venti sindaci dell’area sud della provincia di Roma, dei Castelli romani, del litorale e del Pontino, che non vogliono il termovalorizzatore su cui invece insiste il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. “Il territorio dei Castelli romani è un polmone verde da proteggere e valorizzare”, diceva il sindaco di Albano Laziale, cittadina che intanto la notte di capodanno e nei giorni successivi soffocava, secondo l’Arpa, con un dato di polveri sottili superiore di quindici punti al limite sanitario e di legge: 66 microgrammi per metro cubo.

Ad Acerra, per dire, secondo uno studio del Cnr, il termovalorizzatore in un anno fa meno smog delle automobili. Ma Albano è un polmone verde di cui il sindaco ha tanta cura. E Grottaferrata? Un record da asfissia: 86 microgrammi per metro cubo (il limite è sempre 50). Un po’ come gli altri “polmoni verdi” amministrati dagli altri sindaci contrari al termovalorizzatore: Frascati, 86 microgrammi per metro cubo, o Castelgandolfo, 72 microgrammi per metro cubo.

Anche se nessuno di questi comuni così sensibili all’ambiente raggiunge i livelli di Ciampino (110 microgrammi per metro cubo) e Marino (108 per metro cubo). “Emissioni nocive pari a quelle delle attività annuali di 120 inceneritori di rifiuti”, diceva per l’appunto la Società italiana di Medicina ambientale. Eh, ma il termovalorizzatore no. Non si fa. Inquina. E insomma, come ben si capisce, la ragione getta una luce insufficiente sul mondo. Nella penombra dei suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale (o pseudo ambientalista).