Filippo Rocca, addio

Filippo ci ha lasciati all’improvviso, mentre contava i giorni per poter andare in pensione. Siamo stati insieme alcuni anni a scuola e poi il nostro rapporto è proseguito fuori dalla scuola, perchè lo”Sceriffo” ha fatto con me quello che ha fatto con tutti, ha saputo mantenere rapporti cordiali “fuori” dal lavoro, ed erano innanzitutto rapporti umani solidi.

In tanti anni ho ammirato in lui alcune cose, innanzitutto che amava profondamente la sua terra dove ha vissuto sino all’ultimo pur avendo la possibilità di vivere accanto ai fratelli in Svizzera. Anzi, su questo, lo prendevo in giro, ogni volta che li andava a trovare chiedendogli perchè fosse tornato. Poi la sua capacità di legarsi alle persone, qualità che hanno in tanti, si chiama cordialità, socievolezza, apertura al prossimo, ma l’affettività, le buone relazioni in lui derivavano da una buona conoscenza del prossimo. Le sue osservazioni sugli altri, pur essendo lui un generoso di natura, non erano mai buttate lì o superficiali. Una volta, avendo lui deciso di cambiare scuola, mi spiegò che cambiare talvolta è necessario per non fossilizzarsi, per aprirsi a nuove conoscenze e nuove esperienze. Così si è fatto apprezzare da tanti e in vari contesti e tutti non dimenticheremo mai la sua genuinità, la sua autenticità. Qualsiasi lavoro facciamo, in qualsiasi posto viviamo, lasciamo tracce, orme, del nostro passaggio. Certo, ci sono personalità, grandi uomini, leader, uomini e donne molto popolari, ma queste orme, quando e se ci sono, non vengono rinvenute dall’opinione pubblica, ma da quelli che fanno parte del nostro contesto, piccolo o grande che sia.