Una domanda su 3 per il reddito di cittadinanza è fasulla

La prima notizia è che da gennaio, grazie ad alcune modifiche nella legge istitutiva inserite dal governo Draghi, l’Inps, a tre anni dall’avvio del reddito di cittadinanza, ha finalmente iniziato ad effettuare controlli preventivi sulle domande. La seconda è che su 1.290.000 richieste di sussidio pervenute all’Istituto di previdenza nei primi 10 mesi dell’anno ben 290mila erano a rischio truffa, 240mila sono state direttamente respinte al mittente, altre 50mila sono ancora al vaglio. Si tratta di circa il 23% del totale. In altre parole, una domanda su 4 era un tentativo di prendere soldi a sbafo.

Ora, di sicuro vi chiederete chissà quali sotterfugi o sofisticate contraffazioni siano state messe in atto per tentare di intascarsi l’ambito assegno. È presto detto.

Ecco l’elenco che, come recita una nota stampa, fa scattare le antenne all’Inps: mancanza del requisito della residenza in Italia, false o omesse dichiarazioni relativamente alla posizione lavorativa dei componenti il nucleo familiare, false dichiarazioni circa la composizione del nucleo familiare. Insomma, la maggior parte delle truffe potrebbe essere scoperta semplicemente imponendo a chi vuole usufruire del beneficio la presentazione di un certificato di residenza e uno stato di famiglia, roba che ormai si scarica sul telefonino e che ai comuni cittadini viene richiesta anche per acquistare l’abbonamento alla metro.

Ma la legge voluta dai grillini ha deciso diversamente. Quando dobbiamo ottenere un’autorizzazione per spostare la doccia del bagno, per ottenere un permesso di circolazione per disabili o per avviare una qualsiasi attività imprenditoriale, anche la più basilare, dobbiamo preparare mille scartoffie e presentare pile di documenti, per avere un assegno vitalizio di 5/600 euro al mese, invece, basta l’autodichiarazione. L’idea di base è che a chi ha bisogno non si può chiedere anche di fare la fila all’anagrafe o all’ufficio immigrazione, i soldi dei contribuenti vanno dati così, sulla fiducia.

FALSE DICHIARAZIONI Il risultato è quello emerso dall’inchiesta chiusa un paio di mesi fa dalla procura di Cagliari, che ha scoperto una truffa ai danni dello Stato di circa 8 milioni da parte di 200 percettori abusivi. Tutte le persone coinvolte sono straniere e hanno ottenuto l’assegno, anche senza avere il permesso di soggiorno, semplicemente presentandosi ai Caf o agli uffici postali e dichiarando il falso. Cosa che fa anche venire il fondato sospetto che questi severi controlli ex ante dell’Inps siano effettuati a campione, altrimenti non si spiega.

Ma c’è anche qualche altra cosa che non torna. Su 1.290.000 domande presentate nel 2022, infatti, l’Istituto di previdenza ci dice che 290mila sono state bloccate dai solerti funzionari addetti alle verifiche dei requisiti. Il numero complessivo delle domande respinte, però, risulta essere 456mila. Il che farebbe schizzare la percentuale di richieste tarocche sul totale al 35%, più di una su tre.

Perché l’Inps non si vanta di aver sventato tutti quei tentativi di truffa? Mistero.

Insomma, se il tentativo del presidente dell’Istituto Pasquale Tridico (considerato uno dei padri della paghetta pentastellata) era quello di far vedere che è finita la pacchia per i furbetti e che magari un reddito ben fatto merita anche di sopravvivere, la sensazione è che l’effetto sia esattamente l’opposto.

Più numeri escono dall’istituto di previdenza, che sicuramente non si è risparmiato sulle verifiche e i controlli consentiti dalle norme, più si rafforza l’idea che la misura faccia acqua da tutte le parti. Non tanto sotto il profilo etico o ideologico, su cui pure ci sarebbe da discutere, quanto sotto quello tecnico. Basti pensare che secondo la Caritas il 44% dei poveri assoluti non è raggiunto dal sussidio.

Nasce proprio da qui l’intenzione del governo di riformare l’intero istituto del reddito di cittadinanza, sia nella parte, traballante, del sostegno alla povertà, sia in quella, totalmente fallimentare, dell’inserimento nel mondo del lavoro. I soldi utilizzati finora, al di là del terrore che i Cinquestelle stanno scatenando nei percettori, restano lì. E chi ne ha diritto oggi ne avrà diritto anche domani. Saranno solo utilizzati, almeno si spera, meglio. Come ha detto Bankitalia, qualche giorno fa, volutamente fraintesa da tutti, «la riforma annunciata dal governo potrebbe essere una opportunità per rafforzare l’efficacia delle misura».