Perchè Renzi è un test, la cartina di tornasole

La cartina di tornasole è un striscia di carta imbevuta di tornasole che diventa rossa se immersa in una soluzione acida, azzurra se immersa in una soluzione basica. Ha ormai, nel linguaggio figurato, assunto il significato di “fatto o elemento rivelatore, indicatore. Es: il tasso di disoccupazione è una cartina al tornasole dell’andamento dell’economia”.

Precisato ciò, nella politica italiana a sinistra, la cartina di cui sopra è Renzi. Fate un test, in una stanza dove ci sono 5 persone esclamate “Renzi”. Se 3,4 o 5 cominciano a dire parolacce, si ricava il tasso di antiliberismo presente.

Il mio caso è quasi comico. Di Renzi ho approvato 3 cose sole, il “jobs act” ma soprattutto il tentativo (che purtroppo nella mia esistenza terrena rimarrà unico e irripetibile) di far diventare l’Italia con una riforma costituzionale ed elettorale un paese normale (come Francia e Germania). Renzi, ecco la cosa comica, agli occhi dei suoi “nemici” evoca queste due cose che io invece giudico degne di uno statista e gli altri “travaglieschi” giudicano come frutto del neoliberismo, che è ormai, a sinistra, l’unico anatema che si pronuncia, così come negli anni settanta ogni forza politica gruppettara si proclamava anticapitalista. Oggi nessuno si dichiara più “anticapitalista” o “antimperialista” ma le due opposizioni sono state sostituite dall’anatema verso il neo (trattino) liberismo. Gli “antagonisti” non amano il mercato, la globalizzazione e vogliono che tutto sia “pubblico”. Nessuno sembra ricordare più che invece dei soviet avevamo istituito addirittura i “consigli di quartiere” e che nelle scuole si eleggono ancora rappresentanti dei genitori e degli studenti.

3 Infine, terza cosa, ha compiuto il suo capolavoro politico assoluto, ha sostituito Conte con Draghi (grazie al sostegno eccezionale di Mattarella). Questo capolavoro in un pd in cui Draghi rappresenta il nemico di classe, la finanza, e Conte un compagno di strada, sarà riconosciuto e rivalutato tra una ventina di anni, dagli storici, i quali, al contrario di noi oggi, sapranno che fine avrà fatto l’Italia, Giuseppi, Franceschini e tutti gli altri che hanno considerato Draghi un intralcio, una parentesi da chiudere.

Per il resto, tolte queste 3 coraggiose ed impavide iniziative, Renzi è (stato) un populista intenzionato a far concorrenza ai grillini. Anche lui innalzò il tetto al contante a 3000 eur come una Meloni qualsiasi. Il suo bonus di 80 euro, il bonus cultura di 500 euro ai proff, lo dimostrano, ma soprattutto il fiume di denaro che con la “Buona scuola” ha immesso nel bilancio della PI resterà il fallimento più masochista e comico di un progressista.

La “Buona scuola” a mio parere è stato il boomerang più potente che un politico potesse costruirsi per lanciarlo e prenderlo in faccia.
Matteo Renzi non ha mentito ed effettivamente durante il suo governo sono stati spesi per la scuola qualcosa di mai visto prima, ben 8 miliardi (lo attesta La tecnica della scuola, 12/9/2017), ma non se ne è accorto nessuno con la conseguenza che tutti gli insegnanti hanno votato 5Stelle per poi pentirsene quando hanno visto all’opera i ministri Fioravanti e Azzolina. Che un governo aumenti gli stanziamenti di bilancio per l’istruzione al personale scolastico non interessa, cercano uno Zazà che aumenti gli stipendi. Dove sta Zazà? Non c’è e non ci sarà mai, la scuola italiana è stata concepita così, per le insegnanti casalinghe, per molti dipendenti e bassi salari.

Con un tempismo perfetto Massimo D’ Alema anni fa aveva riconosciuto, nei giorni precedenti la crisi del governo Conte 2, in Conte il politico più popolare in Italia e in Renzi il più impopolare.

Quando i giudizi si compattano in modo così conformistico contro qualcuno, solo uno psicoanalista come Massimo Recalcati può spiegare la faccenda. Ha detto:

“Non credevo alle mie orecchie di psicoanalista quando in televisione ho ascoltato Bersani definire Renzi, in modo allusivo, come un eiaculatore precoce, ovvero come qualcuno che non si saprebbe trattenere, come un ragazzo alle prime armi di fronte al marasma dell’ eccitazione erotica. Eccoli, ho pensato. Ti giri un attimo e ritorna immancabile il paternalismo della sinistra tradizionalista e il suo immancabile livore! In un attimo questo Witz ha radunato attorno a sé tutti gli ex-rottamati da Renzi che hanno avuto l’ ennesima occasione per ribadire che avevano visto lungo, che il ragazzo è un corsaro, una canaglia, un poco di buono, un figlio bastardo e, soprattutto, la prova più evidente della loro innocenza. Il livore antirenziano segnala come ripeto da tempo un problema storico del centro-sinistra assai più serio di quello della diagnosi psicopatologica di Renzi. In gioco è l’ identità stessa del Pd, di ereditare autenticamente la propria storia, della sua capacità o incapacità di interpretare il suo tempo. Nonostante Renzi militasse nel loro stesso partito i vecchi comunisti lo hanno vissuto sempre come un corpo estraneo, facendogli la guerra in modo militante e organizzato. Questo non ha solo contribuito alla caduta del sogno riformista che Renzi ha rappresentato, seppur per un breve tempo, per l’ Italia, ma – ben al di là di Renzi – ha mostrato tutti i limiti interni relativi all’ identità politica del Pd. Ieri D’ Alema e soci brindavano nelle sedi del Pd alla sconfitta del loro stesso partito al referendum, felici di avere frenato l’ ambizione smodata del figlio ribelle e di aver salvato la Costituzione.

La demonizzazione del figlio bastardo di Rignano è oggi il paravento dietro il quale nascondere la propria dipendenza politica dal M5S.

Per concludere, Renzi è la cartina di tornasole. Chiunque con livore lo disprezza dimostra che dipende psicologicamente dal populismo dei 5Stelle. Chi è nemico di Renzi è amico dei 5Stelle e disprezza Draghi. Il test è finito.